Salvatore Quasimodo

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Salvatore Quasimodo

Nato a Modica (Ragusa) nel 1901 (morto a Napoli nel 1968), figlio di ferroviere, dopo l'infanzia vissuta in Sicilia fece vari lavori a Roma, Reggio Calabria, Firenze. A Firenze nel 1929, pre sentato dal cognato Elio Vittorini, entrò in contatto con il gruppo della rivista «Solaria». Nelle edizioni della rivista pubblicò la prima raccolta di poesie, Acque e terre (1930). Ma è con Oboe sommerso (1932), e Erato e Apollion (1936) che Quasimodo divenne uno dei rappresentanti di punta dell'ermetismo.
Nel 1934 si trasferì a Milano dove, dopo una breve fase di attività giornalistica nella redazione de «Il Tempo», ottenne la cattedra di letteratura italiana al Conservatorio.
Scrisse Nuove poesie 1936-1942 (1942) poi confluite in Ed è subito sera (1942). In tutte le sue raccolte fino al '40 dominano i temi della terra natale mitizzata come paradiso perduto e dell'esilio del poeta come perdita dell'innocenza e inizio della vita alienata nella società metropolitana. Questa condizione si tradusse in un linguaggio evocativo e metafisico, che si pose come una specie di "koinè ermetica" (secondo la definizione datane da *Mengaldo), capace di filtrare nella raffinatezza verbale il mitologismo insulare e mediterraneo, il suo insistente vitalismo.
Ottimi risultati Quasimodo raggiunse nelle sue traduzioni dei Lirici greci (1940), che per semplicità e purezza sono forse il momento più alto della sua produzione.
Quasimodo non partecipò alla resistenza ma si accostò alla po litica come militante (fu iscritto per qualche tempo nel PCI) ma soprattutto come scrittore, attento all'idea di letteratura impe gnata. Ha collaborato come critico teatrale a «Omnibus» e «Il Tempo» (si veda la raccolta di articoli Scritti sul teatro, 1961).
Nel 1959, a sorpresa, gli fu dato il nobel (con questa motivazione: "for his lyrical poetry, which with classical fire expresses the tragic experience of life in our own times"). Nel suo discorso ribadì l'esigenza di una responsabilizzazione politica della letteratura: Il poeta e il politico (1960). Nelle poesie del dopoguerra maturò un diverso discorso poetico. Ne Con il piede straniero sopra il cuore (1946), Giorno dopo giorno (1947), La vita non è sogno (1949), Il falso e vero verde (1956), La terra impareggiabile (1958), Dare e avere (1966), la sua svolta poetica, sempre più orchestrata da una duttile musicalità, è rappresentata dalla scelta di tematiche legate alla guerra o alla questione sociale, con accentuata dimensione narrativa che spesso trae spunto dalla cronaca.
Di lui si può probabilmente dire quello che disse lapidariamente *Giuseppe Prezzolini: «Traduttore egregio da lingue classiche e moderne, e poeta anche di suo, più che ermetico, mistico e mitico, e alla fine sociale. Ebbe, non si sa perché, il premio nobel».


Poesia tra le due guerre

[1997]


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