Sei all'interno di >> GiroBlog | Linking |

Schiavi di un dio minore

Loredana Lipperini, insieme a Giovanni Arduino scrivono un libro importante: "Schia di un dio minore". Assolutamente da leggere.

di Redazione - mercoledì 28 settembre 2016 - 2482 letture

In questi mesi, il socio Giovanni Arduino e la sottoscritta hanno lavorato zitti zitti a un progetto. Non un’inchiesta giornalistica sul lavoro, ma la narrazione di alcune storie emblematiche che fanno capire come si sia svuotata la stessa parola.

cover_schiadiundiominore Il risultato è un piccolo libro che uscirà agli inizi di settembre. Un libro, appunto, che prova a raccontare perché il lavoro è diventato non un diritto ma un "accontentati di quel che passa il convento", e perché studiare è diventata faccenda di cui vergognarsi (ah, gli intellettuali! Combatteteli tutti). Qui sotto c’è la quarta di copertina. Dovrebbe essere in libreria intorno al 6 settembre. Avremo modo di riparlarne. Per ora, grazie a chi ha creduto nell’idea.

"Gli schiavi di un dio minore vivono tra noi, anche se non li vediamo. Ne rimangono tracce sui giornali: il trafiletto su un bracciante morto di stenti in un campo di raccolta, l’editoriale sui magazzinieri che collassano a fine turno. Quelli che invece vivono lontani sono ridotti a numeri, statistiche: il tasso di suicidi nelle aziende asiatiche dove si producono a poco prezzo i nostri nuovi device, la paga oraria delle operaie cinesi o bengalesi che rendono così economici i nostri vestiti. D’altra parte si sa, l’abbattimento dei prezzi, senza intaccare i guadagni, si ottiene sacrificando i diritti e a volte la vita dei lavoratori, a Dacca come a Shenzhen o ad Andria. Ma non si tratta solo di delocalizzare o impiegare manodopera immigrata. La schiavitù si insinua nelle pieghe della modernità più smagliante: non c’è in fondo differenza tra i caporali dei braccianti e i braccialetti elettronici, i microchip, le telecamere e le cinture GPS, strumenti pensati per la sicurezza ma votati al controllo. Per non parlare della mania del feedback, del commento con le stellette, l’ossessione per il costumer care che mentre coccola il cliente dà un altro giro di vite alla condizione dei lavoratori. E dove manca il padrone, c’è lo schiavismo autoinflitto dei freelance, che sopravvivono al lordo delle tasse, senza ferie pagate, contributi, tempo libero. Indipendenti, sì, ma incatenati alle date di consegna e al giudizio insindacabile dei committenti, ai loro tempi biblici di pagamento. Nella trionfante narrazione dell’oggi, tutta sharing economy, start up e “siate affamati, siate folli”, non c’è spazio per questi schiavi moderni. Ed è proprio raccogliendo le loro storie, le loro voci soffocate, che Giovanni Arduino e Loredana Lipperini smascherano gli inganni del nostro tempo, in cui la vita lavorativa si fa ogni giorno più flessibile, liquida, arresa: se la struttura legislativa del lavoro si smaterializza, tornare a parlare di corpi, a far parlare le persone, è un modo per non rassegnarsi e resistere".

Loredana Lipperini (dal blog Lipperatura)



- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -