Sei all'interno di >> GiroBlog | Centro Studi Est Europa |

Resoconto del Convegno a Venezia su vent’anni dalla caduta del muro

24.12.2009 - Venezia

Di Paolo Modesti

di Emanuele G. - lunedì 4 gennaio 2010 - 1726 letture

Si è concluso venerdì scorso a Venezia il convegno "La caduta del Muro: Venti anni dopo" organizzato dal Dipartimento di Americanistica, Iberistica e Slavistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. La conferenza che ha visto la partecipazione di importanti studiosi, esperti e protagonisti del periodo dei cambiamenti nell’Europa orientale, è stata un interessante momento di confronto a distanza di vent’anni dalla caduta del muro di Berlino e sulle conseguenze dello stesso.

Tutti gli interventi sono stati estremamente interessanti ed il dibattito intenso stimolante. Per brevità evidenzieremo, con una selezione del tutto soggettiva, solo alcuni spunti delle relazioni e del dibattito che ne è seguito, essendo materialmente impossibile fare altrimenti.

Purtroppo, un lutto improvviso ha impedito a Tzetan Todorov di partecipare personalmente, ma il filosofo franco-bulgaro ha comunque inviato un corposo contributo scritto. Nella prima parte Todorov ha sottolineato che il comunismo è una religione laica, e come tale promette, a differenza delle religioni tradizionali, la salvezza su questa terra. Ma proprio questa sua natura religiosa fa sì che i suoi promotori si sentano investiti di una missione messianica, e ciò sarebbe al contempo la causa del fallimento e della deriva totalitaria di questa corrente politica, che Todorov nel suo intervento condanna senza possibilità di appello. Nella seconda parte il filosofo franco-bulgaro si è soffermato sulla situazione contemporanea, sulla crisi del neoliberismo e sugli interventi militari volti ad esportare la democrazia. Secondo l’autore, tale pratica di fatto è una abdicazione ai principi democratici a cui, in teoria, si inspira, ed è comunque destinata al fallimento. Dall’altra parte il neoliberismo, dopo la caduta del comunismo, non ha fatto che acuire i grandi problemi sociali ed economici che hanno portato milioni di uomini ad abbracciare il comunismo.

Secondo lo scrittore italo-jugo-croato Predrag Matvejević "oggi, quasi tutto il mondo diventa più o meno «ex». La caduta del Muro di Berlino e la fine della guerra fredda hanno visto una parte del mondo vivere un’esistenza in qualche modo postuma: un ex impero, numerosi ex Stati ed ex patti tra Stati, tante ex società ed ex ideologie, ex cittadinanze ed ex appartenenze, e anche ex dissidenze ed ex opposizioni." Per Matvejević anche in Occidente e altrove, si riconoscono bene tanti ex. Ha proseguito dicendo che: "C’è un odore di ancien régime attorno a noi, odore d’infezione o di avaria. La morale sembra si adatti alle mille e una maniera di voltare gabbana, pronta a considerare qualsiasi rigore come una sopravvivenza. Siamo anche testimoni di tante cose inattese e sorprendenti: quasi nessuno pensava che il «capitalismo finanziario» potesse fare tanto male al capitalismo stesso, metterlo in questione in un modo simile."

Matvejević ha affermato che "Lo choc per quanto è accaduto e sta accadendo sembra tanto violento quanto imprevisto. Le transizioni, per quanto male assicurate all’Est, prevalgono ancora sulle trasformazioni. L’Occidente guarda innanzi tutto agli affari suoi. La democrazia proclamata in vari Paesi del mondo appare più spesso con le caratteristiche di una democratura (un ibrido tra democrazia e dittatura) non solo nei Paesi detti dell’Est. Un populismo penoso è sempre stato pronto a sostenere quasi tutti i regimi dubbiosi. La laicità è stata poco popolare in gran parte dell’Est e dell’Occidente, senza parlare del cosiddetto «Terzo mondo». Il «giocattolo nazionale» non ha mai perso la sua attrattiva. La cultura nazionale si converte facilmente in ideologia della nazione e sfocia spesso in progetti nazionalisti. L’idea di emancipazione scompare dall’orizzonte, «invecchiata» o «utopica»."

L’ex presidente bulgaro Zhelyu Zhelev, ha ripercorso le tappe che hanno portato tra il 1988 e il 1989 alla costituzione delle prime forme dell’opposizione organizzata al regime comunista in Bulgaria. Alle prime organizzazione avevano aderito anche membri del partito che intendevano impegnarsi per una riforma nell’ambito di un sistema socialista, mentre Zhelev ed altri esponenti che poi fonderanno l’Unione delle Forze Democratiche (SDS) propugnavano un sistema democratico basato sull’economia di mercato. Zhelev ha parlato delle varie tappe nel percorso di riforme e cambiamenti intrapresi dal 1990. Smantellamento del sistema comunista con l’abolizione del ruolo guida del Partito Comunista, la separazione dei ruoli del partito e dello stato, l’estromissione delle cellule del partito dalle aziende, la riforma dell’ordinamento politico fino all’adozione della nuova Costituzione. In campo economico, Zhelev si è adoperato per la rapida creazione delle condizioni di un’economia di mercato. Zhelev riconosce che nella transizione dell’economia ci sono stati momenti di difficoltà ma non va molto oltre. Ad esempio ritiene che la politica di restituzione delle terre agli eredi dei proprietari ante socializzazione sia stato un atto dovuto perché comunque il loro diritto alla proprietà era prioritario su ogni altra considerazione. Questo, nonostante la profonda crisi agricola causata da questo provvedimento, in quanto i soggetti (ed i loro eredi) a cui era stata restituita la terra, non erano in grado di coltivarla, lasciando così incolti molti terreni. L’opzione di consentire alle cooperative agricole che coltivavano la terra da decenni di proseguire la loro attività, anche con forme di autogestione contadina, pur essendo stata discussa a livello politico-parlamentare, alla fine era stata scartata perché, a detta di Zhelev, avrebbe rappresentato una forma inammissibile di socialismo.

Zhelev ha anche ricordato che uno dei primi obiettivi dell’opposizione democratica è stata quello di battersi per il ristabilimento dei diritti della minoranza turca in Bulgaria che era stata perseguitata nella seconda metà degli anni ottanta dal regime di Todor Zhivkov.

Con l’ex presidente bulgaro abbiamo avuto modo di discutere a lungo anche durante l’incontro organizzato, il giorno precedente, dall’ateneo veneziano con la collaborazione dell’Associazione Bulgaria-Italia.

Nedjalko Dacev dell’Istituto regionale per la storia del movimento della liberazione di Trieste, ha svolto un’approfondita relazione sugli avvenimenti del 1989 visti attraverso i documenti degli archivi del Partito Comunista Bulgaro. In particolare si è soffermato sugli incontri bilaterali e multilaterali avuti dai dirigenti del partito e dello stato bulgaro con gli omologhi degli altri paesi socialisti, evidenziando quali fossero le diverse sensibilità e propensioni tra le ali riformiste e quelle conservatrici, anche in relazione ai diversi problemi interni dei diversi paesi. Guido Franzinetti dell’Università del Piemonte Orientale si è domandato che quelle dell’Est fossero state delle vedere rivoluzioni. A suo parere l’unica vera rivoluzione è quella avvenuta in Albania perché lì c’è stata la dissoluzione dello stato mentre negli altri casi ci sono state forme di transizione guidata e di continuità tra la vecchia e la nuova classe dirigente.

Giuseppe Dell’Agata dell’Università di Pisa in un vivace ed appassionato intervento si è mosso tra transizione, memoria e letteratura. Ha prima ricordato come alcuni eminenti scrittori e poeti bulgari che, con le loro posizioni originali ed indipendenti, si erano distinti durante il periodo socialista, e su come essi avessero contrastato le posizioni conformiste. Dell’Agata ha ricordato poi diversi intellettuali ed esponenti della società civile bulgara che, da posizioni di progressiste e di sinistra, si erano impegnati per una riforma in senso democratico del sistema socialista, esponendosi in prima persona per proteggere oppositori al regime che, diversamente dal loro, invece ambivano allo smantellamento in toto del socialismo. Dell’Agata si infine soffermato sull’attività di alcuni nuovi scrittori emersi dopo l’89, come ad esempio Georgi Gospodinov e Alek Popov.

Jaroslaw Mikolajewski (Istituto Polacco di Roma) ha dialogato con Henryk Wujec, uno degli animatori dal Comitato per la difesa degli operai (KOR) fondato nel 1976 ha ripercorso le tappe delle lotte operaie e studentesche in Polonia fino alla tavola rotonda con il governo comunista e le prime libere elezioni nel 1989. Ad una domanda, durante il dibattito con il pubblico, su quali fosse il sistema economico che il movimento sindacale Solidarnosc aveva in mente, Wujec ha detto che si pensava ad un sistema di autogestione dei mezzi di produzione nell’ambito di un sistema economico di tipo socialista. I cambiamenti invece sono stati talmente repentini che non c’è stato il tempo per elaborare un modello alternativo e la crisi economica è stata così incalzante che la uniche riforme economiche attuate sono state di stampo liberista. Wujec ha sintetizzato la situazione con le parole dell’ex dissidente e allora ministro del lavoro Jacek Kuron: "per fare la socialdemocrazia bisogna fare prima il capitalismo". Però, ha concluso Wujec oggi in Polonia non c’è più Kuron (scomparso qualche anno fa, ndr) e non c’è nemmeno la socialdemocrazia.

Diamo un breve cenno agli altri interventi svoltisi nei due giorni del convegno: Eugen Negrici, dell’Università di Bucarest, ha parlato delle illusioni della letteratura rumena mentre Luigi Marinelli (Università La Sapienza, Roma) ha descritto l’immagine della Russia nella saggistica polacca del dopo ’89. Sempre in ambito polacco Francesca Fornari (Università Ca’ Foscari Venezia) si è soffermata sulla poesia dopo il 1989 mentre Angela Tarantino (Università di Firenze) ha presentato l’opera "L’Evasione silenziosa" di Lena Constante, prigioniera nelle carceri romene dal 1950 al 1962, e poi riabilitata nel 1968. Maria Antonietta Saracino (Università La Sapienza, Roma) ha fatto delle riflessioni su letteratura e censura, al di fuori dell’est Europa, citando ad esempio i casi del Sudafrica, durante l’apartheid, e del Kenya. Infine Maria Teresa Secondi de "Il Gazzettino" ha rievocato i giorni del 1989 attraverso i titoli degli articoli comparsi in quei giorni sul quotidiano veneziano.

In sintesi, una conferenza di estremo interesse, con una organizzazione impeccabile grazie anche all’impegno delle due organizzatrici Iliana Krapova e Francesca Fornari, docenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Per approfondire: Ho vissuto il 1989 | 1989-2009 Venti anni dalla caduta del muro

Links:

Il programma del convegno

Read

For further information: Associazione Bulgaria-Italia


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Versione per la stampa Versione per la stampa
Ricerca
Inserisci la parole da cercare e premi invio

:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questa rubrica