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Musica per Lupi – recensione

Il racconto del più terribile atto carcerario nella Romania del dopoguerra

di Emanuele G. - mercoledì 21 aprile 2010 - 2139 letture

Ho provato orrore a leggere la nuova fatica letteraria di Dario Fertilio. Non riesco, infatti, a trovare una parola più adeguata per descrivere i sentimenti che ho provato nel leggere “Musica per Lupi”. Orrore che si trasforma in sofferenza. Orrore che si trasforma in depressione. Orrore che si trasforma in totale afasia.

Tutti sappiamo che la Seconda Guerra Mondiale e gli anni successivi ad essa hanno comportato uno spargimento di sangue senza precedenti nella storia del genere umano. Ma un conto è “sapere”. Un altro avere precise prove documentali. E quando si leggono prove documentali che descrivono comportamenti distruttivi per la persona umana fino alle estreme conseguenze si prova ribrezzo persino per la propria persona! Uno si domanda. Come faccio ad appartenere ad una specie, quella umana, in grado di spingere il limite dell’“abime” così al di là dell’immaginabile? Ci si vergogna. Punto e basta.

Siamo nella Romania degli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. A Pitesti viene reso operativo un carcere molto speciale. Un carcere che ha come obiettivo finale lo smascheramento totale della persona umana. Tecnica che distrugge ogni sembianza di umano che c’è in noi. Per creare l’“uomo nuovo” è necessario prima uccidere l’”uomo vecchio”. E’ un procedimento graduale, ma implacabile. Si adottano procedimenti che colpiscono la persona sia dal punto di vista fisico che morale. La persona umana viene devastata per farla rinascere farfalla prona al nuovo regime politico imperante. La storia di ognuno è vivisezionata in modo sanguinolento affinché il prigioniero provi disgusto per sé e per il suo mondo.

Il libro si basa su una lunga teoria di brevi capitoletti intestati ai “protagonisti” dell’orrore. Carnefici e vittime. Tutte accumunate da una “via crucis” interminabile e cruda. L’autore descrive tutto. Senza pudore. Andando a rendere di pubblico dominio i “segreti” più inconfessabili dei “protagonisti”. L’atmosfera è tetra. Il linguaggio monotono. Non ci si sente affatto bene durante la lettura di ben centosessanta pagine cannibali e raggelanti. Si possono provare, oltre al disgusto, solo sentimenti di umana pietà. Una pietà che non deriva da una matrice cristiana. Una pietà che è esclusivamente commiserazione per l’esistenza in terra di simili forme aberranti di relazione fra gli uomini.

E’ inutile credere che l’Inferno possa esistere nel dopo della nostra vita su questa terra. L’Inferno esiste qui. E’ fra di noi. E’ in noi. In fondo siamo carnefici e vittime allo stesso tempo e il giuoco ci piace…

Per maggiori informazioni: Marsilio Editori


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