Lettera ai docenti e agli studenti

Una riflessione collettiva sulla didattica a distanza, sulla socialità, sul potere.

di Alberto Giovanni Biuso - domenica 3 maggio 2020 - 3370 letture

Con una collega e uno studente del gruppo corpi e politicaMonica Centanni e Giacomo Confortin – abbiamo redatto una lettera aperta sul tema della didattica virtuale, della didattica a distanza, della non didattica. È stata pubblicata lo scorso 23 aprile.

Università post lockdown. Circolare del ministero e risposte. Ai docenti e agli studenti delle università italiane

Si tratta di un tentativo di difendere non soltanto l’insegnamento ma anche il suo fondamento: la vita. La vita è infatti metabolismo del corpo e relazione tra i corpi.

La vita è intenzionalità e dunque è un movimento sia spaziale sia semantico da parte di enti capaci di percepire il mondo e riconoscergli ogni volta un significato plausibile, in modo da continuare a esistere in un contesto dato.

La vita è un movimento temporale, rivolto verso ciò che sta accadendo, ciò che è appena accaduto, protensione verso quanto sta per accadere; elementi che non vanno intesi come separati ma nella profonda unità che li costituisce.

La vita è società, economia, storia.

La vita è un movimento fattizio e prassico, fatto di atteggiamenti, comportamenti, abitudini, obiettivi.

Di tutta questa complessità, direi di tanta magnificenza, che cosa è rimasto nella temperie sanitaria e politica che va sotto il nome di Covid19, sotto il nome di epidemia da coronavirus? Poco. Quasi nulla.

Tutto è stato impoverito, ridotto e cancellato anche per ragioni che non hanno a che vedere con la salute di tutti ma con gli interessi di alcuni. Da quel poco che trapela e si riesce a capire – e anche questo è un fatto inquietante – vari consulenti sanitari dell’attuale governo italiano hanno rapporti di consulenza anche con le industrie della salute. Un enorme conflitto di interessi sul quale la stampa tace anche perché si tratta di quelle stesse aziende che finanziano con la loro pubblicità i giornali (della televisione non mette conto parlare: è pura costante pervasiva menzogna). Per questi soggetti la fine o l’allentamento del controllo significa la fine o la diminuzione di vantaggi individuali e di gruppo.

Anche per evitare di chiudermi nella bara di questa autorità, compio quasi quotidianamente delle passeggiate per le vie della città nella quale mi trovo in questi mesi: Catania, un luogo bellissimo.

Qualche giorno fa ho notato che la città era più viva. Ho incontrato persino ‘assembramenti’ di 3-4 persone (!). E più della metà senza maschere mortuarie. Forse l’obbedienza perinde ac cadaver comincia a cedere. L’avranno notato però anche altri, tanto è vero che nei giorni successivi le strade sono state invece piene di forze del disordine: esercito, vigili, polizia, carabinieri. Mancavano solo i centurioni romani. E ho visto cittadini ‘discutere’ animatamente con alcuni di costoro. Una sera ho sentito provenire dalle finestre aperte una voce meccanica – probabilmente il tizio che si chiama Conte – blaterare di «senso di responsabilità» mentre ribadiva la continuazione della cancellazione della πόλις.

Chiedo ai miei studenti di non credere mai all’autorità paternalistica, al potere che dichiara di agire «per il bene di tutti». L’autorità è sempre ideologicamente e politicamente connotata e il potere agisce in primo luogo per perpetuare se stesso. È un fatto anche semplice, anche tecnico: il gusto del comando riempie la vita e le passioni di molte persone. Pur di mantenerlo sono disposte a qualunque cosa: figuriamoci se non sono disposte a mentire.

Non credete al potere, anche se dovesse assumere l’aspetto di Biuso. Dissezionate le parole di chi comanda, la retorica che usa, i molti fatti di cui tace, i pochi che ripete all’infinito, come un disco rotto. E in questi due drammatici mesi di negazione della nostra dignità di cittadini abbiamo ben avuto modo di constatare che cosa significhi «disco rotto».

Pensate, non credete. Non fidatevi che del vostro sapere, della vostra razionalità, dei vostri errori.

www.biuso.eu


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