La Mafia spiegata ai turisti

Un libro di Cavadi pubblicato in sei diverse lingue

di Alberto Giovanni Biuso - domenica 29 giugno 2008 - 3154 letture

Augusto Cavadi

LA MAFIA spiegata ai turisti

Di Girolamo editore,, Trapani 2008

«dg pocket» - Pagine 64

Non solo per turisti. Per tutti, invece, e particolarmente per i siciliani che ignorano o che ignorando si sentono più tranquilli...In poche pagine, limpide e dense, Augusto Cavadi è riuscito a render conto di che cosa la mafia sia, da dove essa provenga e di quanto si possa realisticamente fare per affrettarne l’inevitabile tramonto.

La mafia siciliana non è un’organizzazione terroristica, preferisce utilizzare la violenza eclatante solo come mezzo estremo. Essa non è una generica -e in questo senso davvero inestirpabile- espressione della «perfidia e brama di sopraffazione» (p. 23) ma rappresenta un fenomeno storico nato con l’Unità d’Italia nel 1861 e rafforzato dalle scelte degli angloamericani di imporre nel 1944 «prestigiosi esponenti di “Cosa Nostra” (...) a capo di amministrazioni comunali» (p. 19). La sua storia può essere distinta in tre fasi: agraria, urbano-imprenditoriale, finanziaria. L’ultima, quella attuale, si esplica anche mediante una simbiosi sempre più pervasiva e spesso invisibile con le istituzioni democratiche, poiché per la mafia «il potere non ha odore» (p. 20). Il suo secolare radicamento nel territorio le permette di ottenere profonde «complicità simboliche, etiche e relazionali» (p. 14), sia nei singoli sia all’interno delle varie strutture in cui si articola la vita sociale, compresa la Chiesa cattolica. Questo fa sì che circa cinquemila affiliati a Cosa Nostra godano del sostegno diretto o indiretto di un milione di siciliani su cinque. Il fenomeno mafia non è dunque riducibile né al livello locale dell’Isola né a quello planetario; è piuttosto, una realtà opportunistica, adattabile e pervasiva. Proprio per questo difficile da combattere. Quali sono i principali obiettivi di una struttura così antica e complessa? Soprattutto due: la gestione del potere e l’arricchimento dei suoi membri e dei suoi complici. Scopi che si saldano a costituire un vero e proprio circolo vizioso attraverso il quale «con il denaro si inquina la politica e la politica, inquinata, avvelena l’economia» (p. 11). Ma potere e soldi sono a loro volta funzionali al vero obiettivo di Cosa Nostra, un fine insieme arcaico e modernissimo: l’esercizio «di una signoria politica all’interno della propria comunità», come sostiene Letizia Paoli (p. 12).

I riferimenti ai testi, ai film, ai documenti citati nel libro (pubblicato contemporaneamente in italiano e in altre cinque lingue) vengono dati nella seconda parte del volume, nella quale si trovano anche tre utilissime schede dedicate alla figura -davvero fonte di speranza- di Peppino Impastato e al Centro di documentazione che porta il suo nome.

Tra i tanti luoghi comuni ed equivoci concettuali che questo libro disvela, il più importante credo sia l’idea apologetica di una mafia antica e buona rispetto a quella feroce e senza regole del presente. In realtà «non c’è mai stata una mafia nobile, cavalleresca, leale al proprio interno e protettrice dei deboli. L’unica mafia di cui si ha notizia è stata caratterizzata da tradimenti fra familiari ed amici, da delazioni alle Forze dell’ordine, dall’eliminazione di innocenti testimoni scomodi, di donne, di preti, di bambini persino. L’unica mafia di cui si ha notizia è prevalentemente se non esclusivamente parassitaria: non ha mai prodotto né merci né servizi (se non si considerano alcuni prodotti illegali come le droghe), ma ha taglieggiato quanti col sudore della fronte e l’inventiva della mente hanno provato a creare qualcosa di positivo per sé e per gli altri» (p. 17). Tutto questo ha il tempo contato. Quanto ne rimarrà alla mafia dipende anche da ciascun siciliano.

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