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Il razzismo e le disuguaglianze non ci fanno respirare in Italia

Continuiamo ad indignarci condannando la morte di George Floyd, ma guardiamo anche a ciò che accade da noi, in Italia.

di Redazione - giovedì 11 giugno 2020 - 2900 letture

Stiamo vivendo un momento importante per la battaglia dei diritti e la giustizia, in particolare negli Stati Uniti. Ma non solo. Tantissime persone qui su Change.org hanno dimostrato di essere vicine ai manifestanti che da settimane fanno sentire la propria voce contro l’ingiustizia, il razzismo e le diseguaglianze nelle strade di tutto il mondo. Ma è una battaglia, questa, che tocca tutti noi, anche a casa nostra, in Italia. Per questo motivo abbiamo invitato Aboubakar Soumahoro - attivista sociale e sindacale da anni in prima linea per la giustizia sociale, per i diritti dei lavoratori, per la dignità dei braccianti, contro la piaga del caporalato e lo strapotere dei giganti del cibo - a raccontarci che cosa possiamo fare di concreto in Italia, affinché tutti abbiano pari dignità e diritti. Su questo, Aboubakar ha anche lanciato una petizione per chiedere al Governo Italiano garanzie per i braccianti agricoli.

Ricordiamoci, purtroppo, che il razzismo circola anche nel nostro Paese, da troppi anni ormai. La nostra indignazione e la nostra condanna devono riguardare anche ciò che accade qui, a casa nostra, in Italia.

Nella nostra società sono sorti forze e movimenti politici che hanno fondato le loro ragioni d’essere sulla stigmatizzazione e discriminazione in base al colore della pelle, alla provenienza geografica, alla diversa fede religiosa, all’orientamento sessuale o al genere.

Questa politica, di chiara deriva razzista, ha sdoganato e normalizzato il linguaggio di odio e di razzismo fino a farlo diventare cultura sul piano sociale e istituzionale.

Questa cultura ha generato delle leggi su base razziale, col chiaro intento di categorizzare e di confinare una parte della popolazione.

Tuttavia, l’articolo 3 della nostra Costituzione recita che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

A questo riguardo, per realizzare questa “pari dignità sociale [...] senza distinzione” rimuovendo “tutti gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza” voluta dagli architetti della nostra comunità, chiediamo alla politica di:

- regolarizzare tutti gli invisibili, con il rilascio di un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria convertibile per attività lavorativa;

- abrogare la Bossi-Fini, cancellare i decreti sicurezza, annullare gli accordi libici e conferire la cittadinanza a chi è nato o cresciuto in Italia;

- promuovere politiche di giustizia sociale, perché la razzializzazione genera barriere invisibili che confinano le persone nelle disuguaglianze sociali.

Proprio per tutte queste ragioni, con i compagni abbiamo lanciato una petizione per ribadire che anche la vita dei braccianti conta. In Italia, i lavoratori della terra sono sfruttati e schiacciati dai giganti del cibo.

Per sconfiggere lo schiavismo e il razzismo seminati lungo la filiera del cibo, continuiamo a chiedere al Governo di avere l’audacia di introdurre una patente del cibo che garantisca ai consumatori un cibo eticamente sano e di rivedere lo strapotere dei giganti del cibo che schiacciano contadini/agricoltori e braccianti.

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Aboubakar


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