Europa e informazione: la Carta di Gubbio

Il testo approvato il 21 maggio 2004, dal Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, riunito a Gubbio.

di Redazione - martedì 27 maggio 2003 - 9778 letture

(Gubbio 21 maggio 2004)

Europa e informazione: la Carta di Gubbio (approvato all’unanimità)

1) Ribadire con forza i diritti. La libertà dell’informazione, la libertà della ricerca, la libertà della comunicazione, la libertà di espressione culturale rappresentano diritti civili insopprimibili per tutti i cittadini dell’Unione europea. Questi diritti non possono conoscere alcuna forma di limitazione, pena la lesione non solo di principi che in ogni costituzione nazionale rappresentano il cuore dello stato di diritto (riconosciuti anche all’art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea di Nizza), ma anche della libertà stessa dei mercati e della circolazione dei servizi. La censura, sotto qualsiasi forma, la riduzione al silenzio delle opinioni indesiderate, i conflitti d’interesse, la concentrazione di media, politica e affari in pochissime mani, rappresentano un grave pericolo per il futuro democratico dei singoli stati e della stessa Unione Europea. Quanto sta accadendo in Italia tende e tenderà a manifestarsi anche altrove. Per queste ragioni la Commissione europea e il Parlamento europeo hanno deciso di seguire con grande attenzione il tema della libertà dei media. Il Parlamento europeo ha approvato il 22 aprile una importante risoluzione sui rischi di violazione, dell’UE e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione, che esplicitamente chiede l’inserimento nella Costituzione per l’Europa di una disposizione specifica sulla necessità di garantire il pluralismo dei media.

2) Separazione del potere economico e mediatico da quello politico, a salvaguardia della democrazia. a) conflitto di interessi, incompatibilità: la progressiva sovrapposizione tra potere esecutivo, proprietà dei mezzi di comunicazione e ricchezza economica rischia, se non regolamentata, di alterare il principio di uguaglianza tra i cittadini, lo stesso libero e consapevole esercizio del voto e quindi i cardini della democrazia. L’Italia è un caso patologico, ma non isolato. Fenomeni simili si stanno registrando altrove, con particolare riferimento ai paesi dell’ex blocco comunista. L’Europa stessa ha potuto sperimentare, durante il semestre italiano di presidenza, come la condizione anomala di un paese membro possa negativamente ripercuotersi sulla credibilità dell’Unione. Per questa ragione è quanto mai opportuno che il prossimo parlamento europeo si adoperi, mediante un impegno condiviso con le altre istituzioni e segnatamente con la Commissione europea, per far approvare regole comuni in materia di conflitti d’interesse e di incompatibilità, adottare una legislazione intesa a vietare a personalità politiche o candidati di detenere interessi economici di rilievo nel settore dei mezzi di comunicazione; introdurre strumenti giuridici destinati a evitare qualsiasi conflitto d’interessi ed assicurare che i membri di governo non siano in grado di utilizzare di utilizzare partecipazioni che detengono nei media per fini politici. b) una direttiva sulla proprietà dei media. Il Parlamento europeo ha più volte richiesto una direttiva sulla proprietà dei mezzi di comunicazione di massa a limitazione del potere degli oligopoli in questo mercato (vedi la risoluzione del Parlamento europeo sulla concentrazione nei media del novembre 2002. Vedi, da ultimi, il rapporto Sylla sui diritti nell’Unione e il rapporto Perry del 4 settembre 2003 sull’attuazione della direttiva Tv senza frontiere). Un intervento normativo di questo tipo servirebbe ad imprimere alla costituenda Europa politica una caratteristica di "snellezza" e di non confusione tra i poteri, tradizionali e nuovi. Quelli degli audiovisivi e dei media sono settori centrali per la crescita economica e la realizzazione dell’agenda di Lisbona, ma la concentrazione di proprietà, spesso di natura transnazionale, e le restrizioni all’accesso al mercato limitano il potenziale dell’industria europea e peraltro la tutela del pluralismo dei mezzi di comunicazione è essenziale per lo sviluppo armonioso dei settori audiovisivo e mediatico. A questo dovrebbe essere collegata l’istituzione di una Autorità europea di vigilanza sui mercati delle comunicazioni e dell’audiovisivo, nonché a garanzia dei correlati diritti dei cittadini (diritto all’informazione pluralista, diritto d’accesso) e della diversità culturale.

3) Sviluppo del prodotto audiovisivo europeo. L’Europa del futuro avrà bisogno di un mercato libero e aperto, ma anche di una molteplicità di autori e produttori indipendenti capaci di alimentare, con produzioni originali, le diverse autostrade della comunicazione. Le potenzialità stesse delle nuove tecnologie digitali, la maggiore capacità delle reti, rischiano di rimanere inutilizzabili se non sono prodotti nuovi contenuti che alimentino pluralismo e diversità culturale. Paradossalmente, la società dell’informazione determina una evidente e soffocante omogeneità di contenuti. Parti sempre più ampie della società civile sono emarginate o addirittura oscurate dai media più diffusi. Occorre dunque assumere il tema dello sviluppo della produzione culturale come elemento fondamentale. In questa direzione è necessario dare maggiore impulso alle politiche comunitarie e nazionali per l’audiovisivo, affinché siano stimolate la produzione di contenuti e la nascita di nuove imprese che non siano solo un satellite dei network dominanti.

4) I nuovi alfabeti. Ogni cittadino ha il diritto di essere messo in condizione di apprendere i vecchi e nuovi alfabeti e di poter accedere alle vecchie e alle nuove reti di trasmissioni della conoscenza e della informazione, anche come nuova concezione di servizio universale in questi settori. Per questa ragione ci riconosciamo pienamente nella strategia di Lisbona e nelle decisioni già assunte dalla Commissione e dal Parlamento europeo e ci impegniamo a favorire ogni iniziativa tesa a garantire le pari opportunità non solo tra i cittadini, ma anche tra le diverse regioni dell’Unione europea.

5) Politiche industriali e lavoro. Il futuro della nuova tecnologia digitale può rappresentare un potenziale settore di sviluppo industriale e tecnologico, sulla base di atti che assecondino e accelerino questo sviluppo, con ricadute positive nei settori degli apparati tecnologici e degli appalti, nella produzione dei contenuti, nella crescita della domanda e di beni e servizi. Per questo occorre consolidare e sviluppare la strategia di Lisbona. In questo ambito l’aspetto delle tutele e dei diritti del lavoro è particolarmente delicato. Infatti la continua espansione di una precarietà strutturale, unitamente alla atipicità e alle estreme flessibilità della prestazione lavorativa, è condizione diffusa tra gli addetti. Per un lavoro dove l’indipendenza politica e culturale è fondamentale, il disagio è particolarmente forte. Diventa quindi quanto mai importante prevedere ed estendere una rete di tutele e di percorsi di formazione e qualificazione professionale che garantisca tutti i lavoratori, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro che hanno, determinando le condizioni affinché certezza di lavoro e qualità della prestazione vengano estese.

6) Lo statuto dell’impresa editoriale e la carta delle libertà. Il diritto ad informare e ad essere informati è una pietra angolare delle libertà individuale e della democrazia. Per queste ragioni è ormai tempo di definire i "parametri della libertà", una sorta di statuto fondativo che definisca le regole comuni in questo settore. Il diritto all’informazione e alla conoscenza non possono e non debbono subire forma alcuna di censure o di restrizione, che non siano i limiti già previsti dalle convenzioni e dai trattati a tutela della riservatezza e della dignità. La carta delle libertà dovrà essere un presidio a difesa della libertà d’espressione e, soprattutto, dell’insopprimibile diritto di scelta che appartiene ad ogni cittadina e ad ogni cittadino.

7) I servizi pubblici. Condividiamo integralmente le indicazioni che sui servizi pubblici radiotelevisivi da` la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il 22 aprile, e che di seguito riportiamo: "Il Parlamento Europeo...evidenzia, in particolare, il dovere dei servizi radiotelevisivi pubblici di fornire ai cittadini un servizio di particolare qualità, garantendo l’accesso ad informazioni, cultura e contenuti di natura diversificata in modo corretto, obiettivo, neutrale e affidabile per garantire credibilità, pluralismo, identità, partecipazione e innovazione culturale, come peraltro sancito dal protocollo sul sistema radiotelevisivo pubblico negli Stati membri allegato al trattato di Amsterdam. Sottolinea la necessità di assicurare che in tutti gli Stati membri dell’UE l’operatore pubblico sia del tutto indipendente e non soggetto ad ingerenze, di modo che i fondi pubblici non siano utilizzati per mantenere al potere il governo in carica o per limitare le critiche mosse nei suoi riguardi, e che, nel caso di ingerenze da parte del governo nazionale, possa essere presentato ricorso dinanzi ad un tribunale o a un arbitro indipendente.

8) L’informazione stampata come servizio. Nel sistema di garanzie dei diritti di comunicazione in Europa, intervengono con urgenza le problematiche di riforma del sistema diffusionale della stampa. Esse investono lo sviluppo del mercato editoriale attuale, la struttura europea stessa del mondo editoriale e della lettura fino ai nodi centrali della distribuzione dei giornali e dei rischi di concentrazione in atto sul piano europeo, specie dove i diritti comunicativi sono più deboli, come in Italia. Problematiche, queste, che devono essere poste al centro dell’impegno parlamentare europeo, nei nuovi scenari che andrebbero a coinvolgere la stessa struttura e le dinamiche del processo distributivo continentale della stampa, a maggior ragione per Paesi che vanno dall’Italia ai nuovi Stati entrati di recente nell’Unione. Proprio per questo si rendono necessarie definizioni legislative concrete ed urgenti in ordine alla garanzia del pluralismo in fase di distribuzione e vendita della stampa, che devono anche essere ricollegate alla garanzia stessa di pluralismo nella redistribuzione della raccolta pubblicitaria e nella riduzione dell’IVA verso il tasso zero sui prodotti editoriali.

9) Copyright, Rete e diritto all’informazione ed alla conoscenza Occorre vigilare affinché le posizioni assunte dal Parlamento europeo, con la direttiva Enforcement sul copyright, non vengano rimesse in discussione. La Rete rappresenta un potenziale di libertà e di conoscenza irrinunciabile che va tutelato. La giusta remunerazione economica delle opere dell’ingegno deve essere contemperata con la dimensione squisitamente sociale della conoscenza e della informazione. Così come la giusta remunerazione delle scoperte scientifiche in campo farmacologico va contemperata con il diritto alla salute di tutti gli esseri umani. L’opera dell’ingegno non è mai veramente privatizzabile appartenendo al patrimonio dell’umanità tutta in quanto frutto della sua storia. I tentativi di equiparare il file sharing a fini non commerciali alle attività camorristiche, vedi seduta del Senato italiano del 18 maggio, rappresenta il sintomo preoccupante di una idea totalizzante e totalitaria di mercato, resa oggi più pericolosa in forza del controllo sempre più insinuante che viene operato sulla Rete in nome della lotta al terrorismo.

10) Appello a tutti i candidati. Su tutti questi punti gli Stati Generale dell’Informazione e della Cultura, riuniti a Gubbio il 21 e il 22 maggio 2004, chiedono l’esplicito impegno delle candidate e dei candidati alle prossime elezioni europee, qualunque sia la lista nella quale partecipano al voto. Come è avvenuto negli anni ’90 per i parametri economici di Maastricht, è tempo che nuovi parametri - di libertà di espressione, di pluralismo, di diritto ad informare e ad essere informati - guidino l’azione e le scelte dell’Unione Europea e degli Stati membri. L’Europa dei cittadini non può nascere veramente se non vengono garantiti diritti di comunicazione essenziali alla qualità della democrazia.


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