Stalin ad Arcore

L’esercito contro studenti e professori

di Alberto Giovanni Biuso - mercoledì 22 ottobre 2008 - 2326 letture

La logica implacabile della tirannia non si arresta. Il presidente del consiglio italiano minaccia di utilizzare l’esercito contro studenti e professori.

Affermazioni gravissime e da prendere con la massima serietà. Le manganellate di ieri a Milano in piazza Cadorna -e anche altrove- ne costituiscono la prova. Anche se tardive, le proteste fanno paura. Ringalluzzito dai sondaggi che gli assicurano il sostegno del cittadino televisivo (incapace di capire che la cricca al potere sta privando del presente e del futuro lui e i suoi figli), Berlusconi cerca apertamente lo scontro e convoca Maroni, il «ministro dei temporali che in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni» (De Andrè, La domenica delle salme). Spero che scuole e università non cedano alla provocazione e che si moltiplichino le manifestazioni pacifiche di chi comincia a capire che togliendo loro il sapere si ruba alle persone la vita.

Terribili perché attuali pur essendo state scritte 58 anni fa sono infatti le parole di Piero Calamandrei:

«Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.

Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico»

(Discorso pronunciato da al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950)

[Se mai il padrone della Fininvest che attribuisce la protesta alla sinistra (inesistente) e ai centri sociali leggesse queste righe, ricordo di aver scritto un libro Contro il Sessantotto e di essere anticomunista. Non voglio nessuno Stalin in Italia, neanche se abita ad Arcore].

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