Populismo

Contro l’utilizzo reazionario dell’epidemia

di Alberto Giovanni Biuso - giovedì 25 marzo 2021 - 2344 letture

Inti-Illimani, El pueblo unido jamás será vencido (Sergio Ortega-Quilapayún, 1970 - Esecuzione: Víctor Jara Sinfónico, 2019)

Ciò che pulsa e si esprime in questo video degli Inti-Illimani dal febbraio 2020 è sparito, non è più possibile, si è dissolto nella paura che pervade l’intero corpo collettivo. Le autorità non hanno creato l’epidemia da Sars2 ma certamente sanno bene come utilizzarla a fini reazionari.

Uno dei fatti più interessanti e più drammatici è che cittadini, partiti, intellettuali che pensano di essere ‘di sinistra’ o anche soltanto ‘progressisti’ sembrano non aver compreso che quanto sta accadendo è uno dei più potenti dispiegamenti della repressione e dell’antisocialità che la storia contemporanea abbia visto.

Il risultato del coacervo di miopia, terrore, ingenuità è una «‘vita’ spogliata delle sue libertà uccise dal liberismo», è il «lockdown dell’anima», è la «smaterializzazione della vita» (Eugenio Mazzarella, Dopo la pandemia: due riflessioni. L’ecumene che ci serve. Salvare la ‘presenza’, in «Pandemia e resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo la Covid-19», Edizioni Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma 2020, pp. 85-89) e quindi è di fatto la negazione dei presupposti biologici, sociali, relazionali, olistici, della ‘salute’.

Viene progressivamente cancellata la centralità dei corpi che abitano insieme lo spazio reale, il mondo degli atomi e non quello ingannevole e astratto dei bit. Una compiaciuta apologia della distanza sta distruggendo il corpo sociale e ogni sua residua possibilità di ribellione.

L’autentico significato degli ordini sanitari e securitari che da 14 mesi ci vengono imposti sta nell’isolamento, che è il vero e mai dismesso sogno del liberismo individualistico, del soggetto che fa tutto chiuso in una stanza davanti al suo monitor: relazioni, film, conoscenza, scuola, università, acquisti, sesso, tempo libero.

Sta vincendo non soltanto l’idea ma proprio la sensazione fisica profonda e sempre più interiorizzata che l’altro costituisca un rischio, un morbo, un infetto da tenere lontano di uno, due, tre metri; da incontrare senza volto dietro le maschere/museruole; da non toccare mai e dal quale mai essere toccati. In una condizione così artificiosa, lugubre, autoritaria, ogni possibilità di unirsi per rivendicare, protestare, rimanere liberi è chiaramente dissolta. È il sogno di ogni potere autoritario. È questo sogno che si va realizzando sotto i nostri occhi ormai complici, distratti, rassegnati.

Contro questo sogno reazionario, contro questo incubo della dissoluzione della vita umana che è vita politica, il mio auspicio è che «de pie cantar que el pueblo va a triunfar».

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El pueblo unido jamas sera vencido,

El pueblo unido jamas sera vencido!

De pie, marchar que vamos a triunfar.

Avanzan ya banderas de unidad,

Y tu vendras marchando junto a mi

Y asi veras tu canto y tu bandera

Al florecer la luz de un rojo amanecer

Anuncia ya la vida que vendra

***

De pie, luchar,

Que el pueblo va a triunfar.

Sera mejor la vida que vendra

A conquistar nuestra felicidad

Y en un clamor mil voces de combate

Se alzaran, diran,

Cancion de libertad,

Con decision la patria vencera

***

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha

Con voz de gigante gritando: Adelante!

El pueblo unido jamas sera vencido,

El pueblo unido jamas sera vencido!

***

La patria esta forjando la unidad

De norte a sur se movilizara,

Desde el salar ardiente y mineral

Al bosque austral,

Unidos en la lucha y el trabajo iran

La patria cubriran.

Su paso ya anuncia el porvenir.

***

De pie cantar que el pueblo va a triunfar

Millones ya imponen la verdad.

De acero son, ardiente batallon.

Sus manos van, llevando la justicia

Y la razon, mujer,

Con fuego y con valor,

Ya estas aqui junto al trabajador.

***

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha

Con voz de gigante gritando: Adelante!

El pueblo unido jamas sera vencido,

El pueblo unido jamas sera vencido!

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