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Le due Chiese

Istituzione o Comunità di Spirito? Il dilemma della Chiesa contemporanea

di Emanuele G. - sabato 4 ottobre 2014 - 2136 letture

Ho vissuto con reale sofferenza gli attacchi contro Papa Francesco rivolti da cinque cardinali in riferimento al concedimento della comunione ai divorziati.

E’ la cartina da tornasole che sancisce una buona volta per tutte un fatto già in nuce da anni: esiste una Chiesa concepita come Istituzione e un’altra Chiesa intesa, questa volta, come Comunità di Spirito.

Una Chiesa Istituzione rappresentata dalla Curia del Vaticano e dall’organigramma della Chiesa ufficiale (cardinali e vescovi) sta portando dritto dritto la Chiesa a scomparire in Europa. Ad esempio studi commissionati dalla Conferenza Episcopale Tedesca hanno dimostrato un crollo della partecipazione dei fedeli ai vari momenti liturgici: messa, battesimo, comunione, cresima, matrimoni, estreme unzioni e funerali. Per non parlare delle vocazioni. Oramai l’Europa cristiana si salva "importando" preti e suore dall’Africa, America Latina e Asia.

La Chiesa intesa come Istituzione è sentita dalla gente come un qualcosa di reazionario e conservatore. Nonché molto lontano dai reali bisogni della società. Soprattutto in un periodo di crisi così acuta come quello attuale. In ampi settori della società si avverte che in realtà non c’è differenza fra un cardinale e un politico. Fanno parte - il politico e il cardinale - di quei "milieu" di potere che condizionano la vita di ognuno di noi. Spesso nel male. Un cardinale è diventato con il passare del tempo un oscuro amministratore burocratico che non sente più il suo essere prete come una missione.

Una Chiesa lontana dal proprio popolo perché rivolta in sé in procedure, modalità, cerimonie e canoni oramai senza più appiglio con la storia sta producendo un rapido processo di perdita dell’identità cattolica dell’intera Europa. In Francia e in Germania le diocesi sono costrette a dismettere per innumerevoli scandali finanziari e sessuali un numero impressionante di chiese e luoghi di culto. Non è raro girando Berlino, Parigi o qualsiasi altra città europea imbattersi in chiese trasformate in bar, ristoranti, luoghi per concerti, negozi e persino sexy shop...

Un altro esempio? In Francia fra qualche anno non esisteranno più matrimoni cattolici. Il matrimonio in municipio ha soppiantato in maniera schiacciante il matrimonio in chiesa. D’accordo è una conseguenza di un processo di secolarizzazione che investe da tempo l’Europa intiera. Ma ciò è stato dovuto anche a una Chiesa che non è stata "mater hominis", ma, piuttosto, il risultato di una Chiesa che ha via via smarrito il suo senso di incontro dell’uomo per privilegiare soluzioni di pura sopravvivenza.

Al contrario, abbiamo Papa Francesco che sta rinnovando la Chiesa portandola nuovamente fra gli uomini e le donne che vivono un mondo sempre più angosciato e terribile. Lo sta facendo utilizzando in maniera semplice ed essenziali quelle che dovrebbero essere le virtù salienti del vero cattolico: la virtù, la grazia, la misericordia, l’amore, la verità e la giustizia.

Non compie questo percorso declamando ipotetici itinerari di fede. Il Papa stesso è potente strumento del rinnovamento della Chiesa. Non dice, ma fa. Non si perde in lunghe dispute teologiche, ma compie atti concreti. Non passa il suo tempo a bilanciare le forze nella Curia vaticana, ma agisce nel mondo. Non prega come semplice atto liturgico, ma operando attivamente nella carne e nel sangue del mondo.

Il Papa va per le strade del mondo come un umile pellegrino. Non usa l’arma dell’orgoglio e della superbia per rapportarsi nei confronti di altri esseri umani. Va incontro all’uomo armato solo della semplicità e dell’immenso amore che Dio nutre per i suoi figli. Ossia noi. Lui apre tutto se stesso in favore degli altri. Senza pensarci una sola volta al proprio tornaconto personale. E’ il buon padre di famiglia che accoglie con un infinito amore ogni essere umano che vive su questa terra. Senza intermediazioni o formalismi. Nell’atto di aprirsi il Papa riconosce l’uomo e si genuflette innanzi alla sua santità.

Papa Francesco viene dalla periferia del mondo. Periferia dove spesso l’umanità è calpestata da uomini amorali e immorali e dalle sanguinarie strategie delle ideologie "perfette" del Novecento. Lui ha conosciuto la croce. Ha conosciuto nei "barri" (i quartieri di Buenos Aires) la disperazione dell’uomo che non ha nessun sostentamento alle sue necessità quotidiane. Ha conosciuto l’inferno. Non c’è bisogno di andare all’inferno per conoscere l’inferno. L’inferno è una dimensione del presente tangibile e drammatica. Papa Francesco ha conosciuto cosa significa l’ingiustizia. Ha dispiegato in quei territori massacrati dal male le legioni del bene. Un bene semplice, misericordioso, ecumenico e amorevole.

Lei Santo Padre ci sta indicando la via maestra per essere sempre più perfetti nel nostro essere figli del Cristo Risorto. L’amore che come diceva Dante è il primo motore dell’universo. L’amore ci fa dire che siamo umani. Che abbiamo le stigmate della santità perché ogni giorno siamo e testimoniamo la fede nel mondo. Ci invita ad essere cattolici e cristiani. Cattolico è un aggettivo di origine greca e significa "universale". Cristiano deriva dal latino e fa riferimento alla nostra diretta filiazione con il Cristo. Ecco gli ambiti dell’azione pastorale del Papa: TUTTI e CRISTO. Tutti e Cristo sono le basi dell’azione che ogni cristiano dovrebbe immettere nella sequela quotidiana.


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