La vita torturata
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana» Costituzione della Repubblica Italiana, art. 32.
E invece «il governo ha approntato un decreto legge che rende obbligatorio, in qualsiasi caso e contro la volontà di qualsiasi paziente, nutrizione e idratazione artificiali. Decreto non solo anticostituzionale (poiché la nostra legge fondamentale garantisce che si possano rifiutare le cure, amputazioni, trasfusioni, alimentazione forzata in caso di sciopero della fame, anche quando ciò porta alla morte) ma alla lettera MOSTRUOSO, poichè consente sadismo e tortura nei confronti dei malati terminali, e anzi rende sadismo e tortura obbligatori. Non sappiamo se contrasti interni alla maggioranza di Berlusconi impediranno che questo gesto scellerato nei confronti della vita e della autodeterminazione di ciascun cittadino venga portato davvero alla firma del Presidente Napolitano. Resta comunque il tentativo, inaudito, e che riporta il nostro paese al medioevo, al più cupo oscurantismo clericale. Ormai non è solo la libertà di ciascuno ad essere a repentaglio, ma la vita stessa, che Chiesa e governo pretendono di sequestrare secondo la loro totalitaria volontà. Di fronte a una volontà "talibana" che ancora qualche giorno fa sembrava impossibile, è necessario mobilitarsi in tutte le forme democratiche, attraverso articoli, lettere ai giornali, petizioni, tam tam elettronici, manifestazioni. Il partito della tortura non deve passare» Paolo Flores D’Arcais
E Gianni Vattimo: «La tradizione della Chiesa cattolica si basa sul tenere i fedeli sotto minaccia terroristiche. La vicenda di Eluana Eglaro dimostra che la Chiesa cattolica come istituzione non è riformabile, merita solo di essere distrutta. Siamo alla follia finale della Chiesa. Io non sono mai stato così consapevole della essenza diabolica della Chiesa cattolica come adesso».
Il problema, comunque, non è la Chiesa romana -il cui fanatismo fondamentalista apprezzo anche perché sta avendo l’effetto di allontanare da essa molti cristiani-, il problema è il governo italiano ormai più papista del papa; il problema è l’ipocrisia e il cinismo di imbonitori politici come Berlusconi e molti altri. Gente ricchissima ("Non potete servire a Dio e a mammona", Mt., 6, 24), divorziata (e quindi esclusi dall’Eucarestia), amica di massoni e mafiosi ma pronta a dichiararsi cattolica a ogni occasione, sicura che in questo modo tanti frequentatori di parrocchie la voteranno, tanti prelati la sosterranno.
Non c’è dubbio che l’Italia fosse molto più laica un secolo e mezzo fa, con Camillo Benso, conte di Cavour (1810-1861) che mise in atto il principio «Libera Chiesa in libero Stato». E invece nell’Italia del 2009 un caso tragico viene strumentalizzato per alimentare il delirio totalitario del minchiaintesta: lo Stato controlla la vita (politica economica recessiva e rivolta solo ai tagli nella sanità, nella sicurezza, nella scuola, nella ricerca, nella cultura, nei trasporti), la morte (Decreto legge ad personam su Englaro e rifiuto delle cure ai clandestini se non a rischio della denuncia), i pensieri (un controllo quasi completo della televisione e della stampa da parte del capo del governo, caso unico in Occidente e molto simile -invece- alla Corea comunista di Kim il Sung). Come fu possibile il Nazionalsocialismo in un Paese di antica civiltà quale la Germania? Fu possibile anche in questo modo.
Per il resto, confermo ciò che avevo scritto lo scorso agosto: Erodoto ed Eluana.
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Sono d’accordo: "la Chiesa cattolica come istituzione non è riformabile, merita solo di essere distrutta". Sarebbe un buon primo passo, per tornare a essere un paese normale, cominciare dalla rimozione del cancro che da troppo tempo occupa il cuore del Paese.
L’Antigone racconta la storia di un politico che a un certo punto vuole appropriarsi anche della morte, vuole fare della morte uno strumento della sua politica...e finisce per "regnare in un deserto": tutto intorno a lui muore. Evidentemente preferiscono porre alla base della nostra società il cristianesimo medievale (leggi inquisizione), piuttosto che l’ illuminismo greco. D’ altra parte la finezza intellettuale del nostro unto la conoscono un po’ in tutto il mondo. Ma non la invidiano..
Lettera aperta ai parlamentari del Pd di Roberta de Monticelli
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Ai parlamentari e ai dirigenti del Partito democratico, e in particolare a Giuseppe Fioroni e Mauro Ceruti
Milano, 9 febbraio 2009
La morte di Eluana rende ancora più grottesca, nella sua pretestuosità, la coartazione dei tempi del dibattito parlamentare, e le clausole del disegno di legge in discussione al Parlamento.
E tuttavia il Partito Democratico continua a non prendere posizione sull’illegittimità del contenuto del disegno di legge, che impone, contrariamente alla costituzione, un TRATTAMENTO DI MANTENIMENTO ARTIFICIALE IN VITA ANCHE A CHI HA DICHIARATO DI RIFIUTARLO. Riporto qui l’autorevole parere di Carlo Federico Grosso uscito sulla Stampa di oggi:
“Esso stabilisce che, in attesa dell’approvazione di una disciplina legislativa organica, «l’alimentazione e l’idratazione non possono, in alcun caso, essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi». E se la persona interessata, quando era ancora consapevole, avesse manifestato la sua contrarietà a trattamenti medici diretti a mantenerla artificialmente in vita? Costituisce principio di diritto pacifico, riconosciuto da numerose sentenze della Cassazione, che nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà: lo stabilisce, ancora una volta, la Costituzione”.
Constato con altrettanto sgomento che il Pd non prende posizione neppure sulla coartazione dell’attività parlamentare costituita dai tempi ridicoli, e preclusivi di qualunque dibattito, che il signor Berlusconi intende imporre per fare approvare un’instant law ad personam, e in ispregio delle sentenze GIURIDICAMENTE VINCOLANTI sul caso in questione, emesse dalla Cassazione.
Il Pd definisce dunque "una questione di coscienza" queste due questioni: se il contenuto del disegno di legge sia o no fattualmente in contrasto con la costituzione, se sia o no fattualmente in contrasto con il giudicato. Definisce "una questione di coscienza" due questioni di fatto.
Dunque l’enorme equivoco montato da alcuni organizzatori della menzogna pubblica è passato, anche a livello di direzione del PD. Dunque anche voi, che noi abbiamo eletto rappresentanti della nostra speranza, riconoscete per vera la tesi che la battaglia sia fra un partito della vita e un partito della morte. Dunque il Cardinal Bagnasco, che dà pubblicamente dell’omicida al signor Englaro, dunque il Vaticano, che vuole "fermare la mano assassina", dunque il signor Ferrara, che dà oggi pubblicamente dei mascalzoni a tutti noi, hanno più ascolto presso la direzione del PD di mille, mille, mille pacate argomentazioni e disciplinate manifestazioni che da ogni angolo d’Italia hanno provato a difendere la ragione, la logica, l’etica, il diritto e la pietà.
Onorevole Ceruti, nella tua qualità di filosofo e docente, capace di rappresentare almeno una parte della comunità universitaria, ti prego di far valere questa nota di profondo sconcerto, e questa preghiera, dove si sia ancora in tempo, di fornire una risposta più adeguata al mandato per il quale abbiamo dato i nostri voti al Partito Democratico.
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Io onestamente non so se si tratti più dell’ennesimo tentativo di prostrarsi davanti alla chiesa o di un affronto diretto al potere giudiziario, nel qual caso conta ovviamente solo la presa di posizione, non certo il contenuto. In entrambi i casi però mi preoccupo.
Testamento biologico
Lettera aperta di
Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Stefano Rodotà, Umberto Veronesi
all’onorevole Franceschini.
Stimato onorevole Franceschini, appena eletto segretario del Partito democratico, lei ha fatto riferimento alla laicità come valore irrinunciabile del suo partito, in quanto valore irrinunciabile della carta costituzionale. Il banco di prova della coerenza pratica rispetto a questa affermazione è costituito dall’atteggiamento che il suo partito assumerà nella discussione sulla legge cosiddetta “fine-vita”. Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini. E questo vale più che mai per quanto riguarda ciò che è più proprio di ciascuno, che fa anzi tutt’uno con la propria esistenza, la sua stessa vita, e la parte finale di essa. E infatti la Costituzione della Repubblica nel suo articolo 32, e la convenzione di Oviedo ratificata dall’Italia, la legge sul servizio sanitario nazionale, e numerose e univoche sentenze della Cassazione negli ultimi anni, stabiliscono in modo tassativo che nessun cittadino può essere sottomesso a “interventi nel campo della salute” senza il suo consenso (debitamente informato) e che tale consenso può essere ritirato in qualsiasi momento. La convenzione di Oviedo evita ogni distinzione tra “cure” e altri interventi (“di sostegno vitale”, ecc.) proprio perché non si possa giocare sulle parole e violare così il diritto del paziente di rifiutare qualsiasi trattamento medico e/o ospedaliero (tranne che per gli eccezionali motivi di sicurezza pubblica: epidemie, vaccini e simili). Sulla propria vita, insomma, può decidere solo chi la vive, e nessun altro. Questo l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico, confermando l’essenzialità del consenso informato nell’articolo 3 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il disegno di legge Calabrò distrugge tale diritto. All’art. 2, comma 2 dice infatti: “L’attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all’alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”. Il che significa che Piergiorgio Welby non potrebbe far disattivare il respiratore artificiale, e che Luca Coscioni non avrebbe potuto rifiutare la tracheotomia, e che l’amputazione di un arto che va in gangrena diventerebbe coatto, e così la trasfusione di sangue anche a chi la rifiuta per motivi religiosi (tutti rifiuti garantiti oggi dalla legge e più volte applicati fino al “prodursi della morte del paziente”). Non basta. L’articolo 5 comma 6 stabilisce che “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. In tal modo il cosiddetto testamento biologico diventa una beffa. Qualsiasi cosa abbia stabilito il cittadino, davanti a un notaio e reiterando le sue volontà ogni tre anni, il sondino gli sarà messo in gola a forza. I medici delle cure palliative hanno del resto spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie. E’ evidente il carattere anticostituzionale di tale legge, ma anche il suo carattere semplicemente disumano. Purtroppo gli emendamenti proposti dal suo partito (primo firmatario Anna Finocchiaro) lasciano intatta la violenza dell’articolo 2 comma 2, e aprono solo un modesto spiraglio rispetto a quella dell’articolo 5 comma 6. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, praticamente indistinguibile dal disegno di legge della maggioranza, e che non a caso è stata benevolmente accolta dall’on. Quagliariello. Il Partito democratico aveva il suo progetto di legge da anni, e con tale programma andò alle elezioni che portarono al secondo governo Prodi: la legge firmata da Ignazio Marino. Ogni passo indietro rispetto a tale proposta sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo, dalle sentenze della Cassazione. Abbiamo letto che il suo partito sarebbe comunque orientato a dare ai suoi parlamentari “libertà di coscienza” al momento del voto. Ci sembra che tale atteggiamento sia frutto di un fraintendimento molto grave. Se venisse presentato un disegno di legge che stabilisce la religione cattolica come religione di Stato, proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli, sarebbe pensabile - per un partito politico che prenda sul serio la Costituzione - lasciare i propri parlamentari liberi di “votare secondo coscienza”, a favore, contro, astenendosi? O non sarebbe un elementare dovere, vincolante, opporsi a una legge tanto liberticida? La legge ora in discussione sulle volontà di fine vita è, se possibile, ancora più liberticida (e disumana) di quella sopra evocata. Non costringe al battesimo forzato, costringe al sondino forzato, al respiratore forzato, a qualsiasi accanimento che prolunghi artificialmente una vita che, per la persona che la vive, non è più vita ma solo tortura. Peggiore quindi della morte. In ogni caso la libertà di coscienza del parlamentare non può essere invocata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle persone. Siamo certi perciò che nulla di tutto questo accadrà, e che in coerenza con il valore della laicità da lei riaffermato, il Partito democratico non tollererà scelte che violino, opprimano e vanifichino l’elementare diritto di ciascuno sulla propria vita.