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L’Evanescenza dell’UE sui Problemi dell’Uomo

Articolo pubblicato sul blog di VISION (Roma - Italia) in data odierna

di Emanuele G. - martedì 21 aprile 2015 - 2238 letture

Ancora una volta l’UE ha fornito una pessima performance di sé. Non è certamente un periodo “felice” per le Istituzioni Comunitarie. Che paiono ripiegate su se stesse e incapaci di fornire una sicura “governance” a un continente – quello europeo – in affanno e privo di prospettiva.

Se si fa un’indagine via internet ci si accorge che l’Europa ha come tag di interesse i problemi economici e i fondi strutturali. Gli altri tag si trovano, invece, relegati in una posizione piuttosto imbarazzante e lontana rispetto ai due succitati poc’anzi. Mi riferisco in particolar modo a quelli che si dovrebbero occupare dell’uomo e dei suoi diritti. L’uomo e i suoi diritti che costituiscono la ragione stessa per cui agli inizi degli anni cinquanta si decise di creare la Comunità Europa diventata in seguito Unione Europea. Una Comunità Europea sorta per ridare slancio a un continente che aveva conosciuto una delle peggiori stagioni di annichilimento dell’uomo e dei suoi diritti inalienabili. La Seconda Guerra Mondiale.

L’Unione Europea se vuole togliersi di torno quell’aurea di elefante burocratico i cui tempi di decisione sono pachidermici deve ritornare a considerare nuovamente l’uomo. Ogni costruzione politica se non ha come punto di riferimento l’uomo non ha motivo di essere e/o esistere. Solo ritornando all’uomo l’Unione Europea può dare finalmente luce ai popoli europei. Popoli europei sempre meno innamorati dell’Unione Europea. Porre di nuovo al centro l’uomo permetterebbe all’Unione Europea di superare i mille laccioli che la tengono ferma ed immobile. Una politica che da la precedenza assoluta all’uomo fornisce i principi di tipicizzazione – come si dice in linguaggio giuridico – al concetto di identità europea. Un concetto “ad includendum” e non “ad excludendum”. Permetterebbe, in vero, di capire chi è il cittadino europeo. Il che comporterebbe un gigantesco passo in avanti per prendere l’Unione Europea un’istituzione realmente vicina ai cittadini europei.

Dal concetto di uomo al concetto di cittadino europeo il passo è breve. Avere definito – tipicizzato – tale concetto fornirebbe a ciascun abitante del continente europeo le motivazioni per renderlo cittadino europeo. Quando si compie uno “step” siffatto molti aspetti diventano chiari e condivisibili. Il concetto di cittadinanza europea implica tutta una serie di legami collaterali che lo definiscono meglio e lo rinforzano. Infatti, il concetto di cittadinanza europea significa occuparsi del concetto di confine europeo, di sicurezza europea, di lavoro europeo, di diritti e doveri, di allineamento delle varie legislazioni europee riguardanti tematiche quali mobilità, pratiche amministrative e spazio dei diritti europei. Definendo sia il concetto di cittadinanza che gli altri collegati ad esso l’Unione Europea e l’Europa sarebbero ben più sicuri nella loro politica estera fornendo una serie di risposte certamente migliori rispetto ai drammi delle migrazioni che la stanno – “la” sta per Europa – accerchiando e rendendo pericolosamente balbettante. Assistere allo spettacolo di tanti leader europei insicuri su tutto non è certo un bel viatico.

L’Unione Europea deve occuparsi di più dell’uomo perché, e lo ripeto , è sorta proprio per occuparsi di un uomo che aveva conosciuto da vicino le tragedie del secolo c.d. “breve”. Se non fa questo scompare il leit-motiv della Civiltà Europea. Un’Europa afasica e atarassica distrugge tutti quei secoli che hanno visto l’Europa costruirsi quel modello di civiltà a cui molti nel resto del mondo guardano come un modello. Per l’appunto. E badate bene un modello di civiltà che si costruisce attorno all’uomo non è un modello di civiltà nazionalista o razzista. Per un semplice motivo. Si occupa dell’uomo negli aspetti reali della vita di ogni giorno. Pertanto, quando Europa farà rima con uomo?

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