In difesa di Benedetto XVI
L’invito del Papa alla ragione e la dismisura delle reazioni islamiche
Qualche tempo fa su queste stesse pagine ho commentato in modo molto severo alcune affermazioni di Benedetto XVI a proposito dell’«amore debole». In altre ho sostenuto il diritto dei Palestinesi, dell’Iran e degli altri Paesi islamici a contrastare il continuo attacco imperialistico che subiscono da parte di Israele e degli USA. Ora, però, che questo Papa viene attaccato in maniera furibonda per delle parole in realtà pervase di riflessione e di sapere, sento il dovere (per quel poco che vale, certo!) di difenderne la persona e il pensiero.
Che cosa è realmente successo? In una Lezione universitaria tenuta il 12 settembre nell’Aula Magna dell’Ateneo di Regensburg e intitolata Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni., Benedetto XVI ha svolto una sintetica analisi dei rapporti tra filosofia greca e teologia cattolica, ha illustrato e criticato il concetto di «deellenizzazione del cristianesimo», ha commentato l’affermazione dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo secondo il quale «non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio».
Nel contesto di queste argomentazioni, il Papa ha tra l’altro affermato: «l’imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: ‘Nessuna costrizione nelle cose di fede’. È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il ‘Libro’ e gli ‘increduli’, egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: ‘Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava’. L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima.
(…)
L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L’editore, Theodore Khoury, commenta: per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un’opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazm si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l’uomo dovrebbe praticare anche l’idolatria».
In termini tecnico-filosofici, Benedetto XVI pone a confronto l’intellettualismo di molta teologia cattolica con il volontarismo di molta teologia islamica ma anche di alcuni cristiani come il filosofo medioevale Duns Scoto.
Tutto qui. Ma è bastato a scatenare reazioni spropositate e violente. Un religioso somalo delle “Corti Islamiche”, Sheikh Abubikar Hassan Malin ha invitato i musulmani di tutto il mondo a «dare la caccia al Papa», affermando che «chiunque offende il profeta dovrebbe essere ucciso immediatamente» (Fonte: la Repubblica); il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha sostenuto che l’Islam «è la religione più perfetta, bella e la migliore per l’Umanità, è l’unica via per la salvezza» (Fonte: Radio Italia Iran).
Ad Ahmadinejad e ai credenti di ogni tipo –cristiani, musulmani o altro che siano- per i quali la propria fede è il veicolo unico e necessario di salvezza; a chi pensa che ci sia una sola strada di comprensione e interpretazione del mondo; a coloro i quali, insomma, sono convinti che esistano verità assolute, da imporre con le buone o con le cattive, ricordo la saggia ironia di Nietzsche: «“Questa insomma, è la mia strada, dov’è la vostra?”, così rispondo a quelli che da me vogliono sapere “la strada”. Questa strada, infatti, non esiste!» (Così parlò Zarathustra III, Adelphi 1979, Cap. “Dello spirito di gravità”, pag. 239).
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Mimmo Candito, del quotidiano "La Stampa", su Radio 3, ha detto poco fa, a proposito dell’ affaire : "il dovere di giornali e giornalisti è stato compiuto. Hanno fatto il loro dovere" e poi rispedisce al mittente l’accusa di "radio serva" rivolta ai giornalisti da parte di un ascoltatore. In definitiva, la difesa corporativa della categoria alla quale appartiene. Personalmente ho sentito la prima notizia della famigerata citazione al telegiornale di una delle reti Rai (non ricordo quale) .Sono rimasta stupita e ho subito immaginato le possibili conseguenze. Non ci voleva la palla di vetro...! Solo in seguito ho letto il discorso integrale pubblicato sul sito del Vaticano. Insomma, ritengo che giornali e giornalisti, e non solo in questo caso, siano degli irresponsabili che pescano nel torbido. E sanno quel che fanno. Non sono né ingenui né innocenti.
Per quanto riguarda invece la lezione del papa , lascio agli esperti il compito della sua analisi e delle sue conseguenze, sul piano teologico e filosofico. Da parte mia, posso solo dire che mi ha aperto il cuore poter leggere delle parole illuminate dalla luce della cultura e dell’intelligenza e tessute su una profonda ’ fede ’ nella ragione umana. Vogliamo confrontarle con i discorsi di altri personaggi pubblici, i politici del globo ? Demagogia, ignoranza, pressappochismo, futilità e ottusità, fanatismo e integralismo a gogò.... Vive la différence !
Mi pongo una domanda : sapeva il papa delle conseguenze di quella frase ? Non poteva immaginarne la strumentalizzazione della malafede? Personalmente penso proprio di sì. Da molte parti si dice che il papa è stato incauto e che poteva evitare la citazione. Mi viene alla mente la risposta ad un turista derubato in strada del proprio orologio. "Ma perchè ti sei messo l’orologio ?" E’ negazione della Civiltà (senza alcun aggettivo) e del diritto alla parola.
Grazie, Amelia, della tua pacata e intelligente riflessione.
Dal sito http://www.ildialogo.org/ traggo questa notizia, che mi sembra una bella mano tesa da chi -come l’Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia- è stato di recente e ingiustamente accusato di estremismo per aver accostato i massacri israeliani in Libano a quelli nazionalsocialisti. Lo sterminio, infatti, ha sempre lo stesso nome, chiunque sia a perpetrarlo.
Ecco il testo del Comunicato dell’U.C.O.I.I.
"Il mondo islamico accetti i chiarimenti del Vaticano
Si facciano concreti passi sulla via del dialogo patrocinando la prossima quinta giornata del dialogo cristianoislamico".
E’ curioso che questo papa riferisca una cosa avvenuta nell’imminenza della caduta di Bisanzio ad opera dei turchi islamici e non dica nulla di quanto fecero i cattolici nel 1204 nella stessa Bisanzio. Così dà l’impressione che il peggior nemico della Bisanzio ortodossa fosse l’islam, con la sua idea di "guerra santa", e non anche il cattolicesimo-romano, con le sue crociate insieme anti-islamiche e anti-bizantine. Senza poi considerare che gli stessi bizantini non erano certo teneri con gli eretici, gli ebrei, i pagani delle cosiddette "tribù barbariche". Un papa non integralista avrebbe dovuto affermare che "le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole" valgono per tutte le religioni. Sostenere poi una cosa del genere: "Per la dottrina musulmana Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza.", significa sostenere che l’islam è guerrafondaio di natura. E se l’islam è così, col suo dio "assolutamente trascendente", cosa mai saranno gli atei con la loro assoluta negazione di qualunque dio? Io se fossi islamico mi sentirei particolarmente offeso se un cattolico arrivasse a dire che Allah "non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l’uomo dovrebbe praticare anche l’idolatria". Queste opinioni personali sarebbe bene che quel grande teologo di Ratzinger se le tenesse per conto proprio, evitando di buttare olio su un fuoco già fin troppo acceso. Personalmente a me dà anche fastidio il fatto che si dica che la ragione deve necessariamente riconoscere le ragioni della fede per potersi qualificare come "umana". Completamente antistorica è poi la tesi secondo cui "il cristianesimo, nonostante la sua origine [palestinese] e qualche suo sviluppo importante nell’Oriente [ortodosso], abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa". Come se in Europa occidentale non esistessero due forme opposte di cristianesimo: cattolica e protestante. Come se la parte orientale dell’Europa non fosse proprio "europea", essendo di religione ortodossa. Come se l’Europa borghese e socialista non avesse mai espresso una forma culturale laica e umanistica, alternativa a quella religiosa. Vi sono tante altre le cose che si dovrebbero contestare del suo intervento: qui voglio solo dire che questo papa ci sta facendo rimpiangere uno che certo non era meno integralista di lui, ma almeno era un po’ più diplomatico.
Ciaooo
Eg.
Caro Alberto, ho letto il tuo intervento a sostegno del papa, come in passato ho aderito alle tue riprovazioni per i tentativi della Chiesa di ripristinare forme di teocrazia. Chiaro che le reazioni sono spropositate e frutto di una volontà politica di aizzare alla guerra santa le masse islamiche. Però in questo caso condivido la posizione di Bernardo Valli su La Repubblica di oggi (editoriale): Ratzinger deve considerare la differenza che fa commentare antiche scritture da teologo e da pontefice, il quale è anche un’autorità politica, in questo momento più che in altri. Forse Valli ha ragione: il più concreto Wojtila, cresciuto affrontando la politica di un altro totalitarismo, non si sarebbe esposto dopo anni di ricerca d’ecumenismo a scatenare contro di sé accuse da cui ora non può più uscire, né negandole né accettando le accuse che gli vengono da frange estremiste, perché significherebbe implicitamente legittimarle. Purtroppo, la via interiore che tu suggerisci con Nietzche non passa per i territori cinici della real politik: ricordo bene che l’ultimo filosofo che ha seduto accanto ad un uomo politico è finito colle vene tagliate nella vasca da bagno? Non volermene se son brutale come uno jihadista, sai quanto sono ’indietro’ in filosofia...
Non giustifico, certo, le minacce islamiche e sono quasi del tutto daccordo con il prof. Biuso, però:
Quando il Papa dice "Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro ed impenetrabile, ma il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore", capisco perfettamente il riferimento alla maggiore trascendenza del Dio musulmano rispetto a quello cristiano; ma non capisco perché la maggiore “immanenza” (quindi la sua maggiore vicinanza all’uomo e a questo mondo) del secondo lo faccia “veramente divino”, quindi più divino del primo. Penso che questo punto del discorso sia uno dei più odiati dagli islamici. Questo, insieme alla citazione iniziale del testo greco: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava".
Ratzinger è, rispetto al suo predecessore, una figura politica (nel senso più ampio del termine) a mio parere più "forte", così forte che essa esce fuori anche quando parla di questioni teologico-filosofiche. Questa forza non è stata utilizzata nel modo giusto (per cambiare argomento, l’articolo di Biuso su "l’amore debole" ne è un esempio) e con quest’ultimo episodio non ha certo migliorato le cose.
Rispondo qui agli amici che sono intervenuti, e che ringrazio, e a coloro che mi hanno scritto in privato. Il mio breve articolo non entra nel merito delle tesi di Ratzinger e non vuole quindi essere un commento storico-filosofico. Questa rubrica non sarebbe la sede giusta. Ho voluto solo evidenziare il fatto che una lezione universitaria di teologia -condivisibile o meno- sia stata trasformata nel pretesto utile a una furibonda e miope polemica ideologica. E questo sia da parte degli ulema islamici che dei giornalisti europei.
Condivido molte delle valutazioni negative che sono state rivolte nei confronti di Benedetto XVI e quindi alla stessa difesa che ne ho tentato. Ma lo scopo del mio articolo consiste nel rivendicare il diritto di chiunque a criticare qualunque fenomeno culturale o personaggio storico-mitico, sia il Profeta, sia il Papa stesso. Senza, per questo, rischiare anatemi e minacce di morte. Difendo, insomma, l’illuministica libertà di espressione, anche quando dovesse offendere la suscettibilità dei credenti di ogni genere. Mi sembra, infatti, che il «politicamente corretto» stia assumendo sempre più i toni e le valenze del maccartismo e del Sant’Uffizio.
Perché nessuna religione, nessuna visione del mondo, nessuna forma economica e politica, nessun valore, nessuna “democrazia e libertà” possono essere imposte con la forza. Perché il gioco più pericoloso è quello delle verità assolute. Che a sostenerle sia il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, il Sommo Pontefice, il Rabbino capo, il Presidente della MegaPotenzaMondiale, lo storico più autorevole, Maometto in persona o un novello Gesù.
È la verità assoluta dei tre monoteismi ad aver distrutto la varietà politeistica del mondo antico e delle tante religioni che ancora vi somigliano. Ha di nuovo ragione Nietzsche quando scrive che il miglior personaggio del Nuovo Testamento è Ponzio Pilato, con l’immortale domanda da lui posta a Jeshua Hanozri, che proclamava Verità se stesso: «Che cos’è la verità?».
Perché la verità, che pure esiste, è plurima, è nomade.
Certo, la verità più la cerchi e più scompare.
Ma non per questo si dica: la verità non esiste.
Avrà molte altre occasioni la verità per manifestarsi.
E’ meglio non imporre teologie o verità.
E nemmeno sia in se la Morale l’unico riferimento per chi rimane senza una "lanterna".
La Morale in se non conta nulla, davanti alla Verità (cioè non ha un qualunque innesto).
Ovviamente, per chiudere aggiungerei: dipende soltanto dal ruolo a cui la verità verrebbe relegata.
La verità che ci interessa adesso credo parli di giustizia.. (segue esempio)
Oggi nel corridoio della Scuola uno mi dice: guarda che c’è stato ora tuo cugino.. aveva piacere a vederti.. eccolo! sta per uscire..
Io corro, non lo vedevo da almeno dieci anni.. poi all’uscita (ormai fuori) ci sono due cancelli. Dico Guido! e lui con la moglie si girano, e io: non mi riconosci? dopo un pò ci abbracciamo.. Ma alle mie spalle invece sento: ..e che siamo? a una cartolina da? oppure a c’eravamo tanto amati?
Ora per onore della Verità che si chiama anche Giustizia, chiederei a chiunque una spiegazione.. Di una situazione cosi moralmente dolorosa..(Ho più di 50 anni, tengo dei Corsi di Musica Moderna in quell’Istituto.. ma penso si tratti di una grave volgarità)
Cosa sono questi giovani che fanno queste cose così orrende?
Non è forse questa la Verità che ci interessa oggi?
Non esiste? io direi non esistono quelle miriadi di individui che non sono riusciti a venire al mondo.. noi esistiamo, e non c’è modo di sopportare un cremino che si vuol sostituire al tuo alterego.
Per quanto tempo qualcuno sogna di scansare tali marasmi?
Forse il punto più basso per la verità è la propria dignità.
E’ giusto non imporre a qualcuno il proprio credo, ma c’è un livello dove tutti sanno di essere superflui a dire stupidaggini.
In questo senso il peccato ha dei contorni ben delineati. In tal modo gli uomini non hanno nulla da imporre, tranne che difendersi dalle imposizioni, da qualunque lato tentino l’approdo.
Se non vi fosse nessuna verità si dovrebbe dire: ha ragione chi fa la voce più grossa.
Ma io direi invece: noi siamo la verità; il nostro diritto a manifestare il dolore, il nostro diritto a non renderlo più acuto.
Dall’altro lato non c’è nessuno, perchè non agisce per gli stessi principii.
E noi, dobbiamo riconoscere di avere dei doveri verso noi stessi..ossia verso la verità di esistere.
Forse gli antichi parlavano di quelle verità scientifiche che allora erano inimmaginabili. Non dimentichiamo invece che noi siamo solo delle anime, e per questo motivo, assai più dipendenti da una verità spirituale.
Quindi una verità inverificabile, ma non certo discutibile, o peggio negletta.
Ma di certo, lontana da ogni ingiustizia.
Ponzio Pilato non disse quella frase perchè non conosceva alcuna verità, ma per giustificare quello che avveniva dopo..
Può anche essere Che Gesù non avesse una verità accettabile, ma non era un motivo per crocifiggerlo.
Oggi tutti lo capiscono.
Avere una verità, da non comunicare a nessuno. Una cosa che dura un giorno, e che serva solo il tuo quotidiano..
Tale è la visione moderna della Filosofia (mi scuso per l’invadenza)
Le cose troppo impegnative appartengono ormai alla Storia, e nessuno credo può cambiarle facilmente.
Ricordarsi quindi nel nostro percorso esistenziale di evitare tali incurvature, che appartengono ormai definitivamente al nostro vagare..
Mi scuso.. ma credo che tanti giovani non dovrebbero aver fretta di "scontare" tutto. Non vi è modo di imparare senza soffrire.
E molte cose che non si dicono, non sono poi così scontate..
La sua spiegazione al riguardo dell’argomento, in difesa di Benedetto XVI, mi sembra molto esauriente e chiara. Lei ha ragione in tutto, sono contento di avere scoperto questo sito internet.