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Fabio Sanvitale Armando Palmegiani & Vincenzo Mastronardi “Sangue sul Tevere” (Sovera)

Uno spaccato della Roma criminale

di Emanuele G. - giovedì 23 aprile 2015 - 2446 letture

Gli autori del saggio “Sangue sul Tevere” sono gli stessi dell’affascinante ricostruzione del caso Fenoli. Solo con l’aggiunta del notissimo criminologo Vincenzo Mastronardi. Ciò è già un elemento indicativo sulla correttezza scientifica del saggio. Nel senso che qui non si cerca il racconto ad effetto tanto per impressionare il lettore. Bensì l’obiettivo è ricostruire e fornire ipotesi plausibili su alcuni dei casi più eclatanti che la cronaca nera della capitale ha registrato negli ultimi decenni. Una storia di crimini efferati, serial killer, valigie e canari. Una storia che disegna un quadro inquietante – per lo meno – della realtà di Roma. Una storia maledetta.

“Sangue sul Tevere” è un saggio importante. Importante non solo per gli autori – affermati giornalisti investigativi italiani – ma anche per l’impianto scientifico che presiede alla stesura del testo. Qui non abbiamo a che fare con i classici “si dice”. Il testo è il risultato di un immane lavoro di raccolta dei verbali di inchiesta, di un loro confronto e di successivo lavoro di sintesi. Un lavoro immane proprio perché si basa su un rigoroso lavoro di applicazione dei principi delle scienze criminologiche. Ogni dettaglio è analizzato con rara maestria. Verbali di interrogatori. Referti autoptici. Verbali di polizia scientifica. Foto. Cartine. Prove. Indizi. Ricostruzione degli ambienti dove sono maturali gli efferati delitti. Ricostruzione, altresì, dei luoghi in cui sono stati trovati i cadaveri. Delineazione dei profili psicologici degli ammazzati, degli assassini e di tutte le persone coinvolte.

Leggendo le più di 250 pagine del saggio “Sangue sul Tevere” ci si addentra in una Roma violenta. Una città dove è davvero facile morire ammazzati. Il che delinea un quadro allarmante delle dinamiche sociali in essere a Roma. Dinamiche spesso informate dal principio della violenza. Questo saggio ci permette di comprendere l’ambiente in cui maturò il fenomeno della “banda della Magliana” e il delitto Pasolini. Certo che le pagine di “Sangue sul Tevere” sono raggelanti. Leggere le modalità spaventose degli assassini. La componente psicolabile degli assassini. L’ambiente di degrado umano. In breve, uno spaccato di Roma criminale. Ma in generale uno spaccato di Roma città tout court.

Termino fornendovi la sinopsi di presentazione della casa editrice al libro testé recensito:

“Ci sono molti modi di uccidere, si sa. E tanti di disfarsi di un cadavere. Nella lunga storia dei delitti del Novecento romano, alcuni spiccano per la loro barbarie, per la quantità di odio o di totale gelo mentale che contengono. Sono quelli in cui un uomo ha scelto non solo di prendersi la vita della sua vittima, ma anche di liberarsene nel modo peggiore. Roma ha visto cadaveri in valigia, sul greto del fiume, nelle sue rive e nelle sue discariche, tra le onde. Il Tevere ha visto tutto, ma non parla. Questo libro racconta le storie di Cesare Serviatti, Vincenzo Teti, Pietro De Negri, dello Squartatore del ’76: quattro vicende spesso poco note, che attraversano il secolo. E delle loro vittime, morte due volte: perché anche il modo in cui gli assassini hanno trattato i corpi, dopo, è la prova di un doppio disprezzo. Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani indagano ancora sui grandi delitti della Capitale, stavolta in collaborazione con un grande criminologo, Vincenzo Mastronardi. Muovendosi in Vespa tra le strade dei quartieri popolari, sfogliando i fascicoli dei processi, camminando sulle scene del crimine, consultando esperti, cercando la verità. Scoprendo qualcosa che non era stato ancora rivelato. Perché ci sono segreti che, prima o poi, devono venire a galla. Anche se il tempo, molto tempo, è passato.”


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