Documenti: Un appello contro la guerra

A Bacoli (Napoli), mentre si svolgeva il seminario su "Nuove parole, nuovi metodi" rivolto ai docenti di storia, sono iniziate le operazioni di guerra della Nato in Jugoslavia...

di - giovedì 25 marzo 1999 - 3324 letture

A Bacoli (Napoli), mentre si svolgeva il seminario su "Nuove parole, nuovi metodi" rivolto ai docenti di storia, sono iniziate le operazioni di guerra della Nato in Jugoslavia. I docenti hanno redatto il documento, sottoscritto da tutti i partecipanti e dal comitato paritetico MPI-SIS (Ministero Pari Opportunità e Società Italiana delle storiche) che organizza il corso, che riproduciamo e che la redazione di Scherazade sottoscrive.

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ON. OSCAR LUIGI SCALFARO

AL PRESIDENTE DEL SENATO ON.LE NICOLA MANCINO

AL PRESIDENTE DELLA CAMERA ON.LE LUCIANO VIOLANTE

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ON.LE MASSIMO D’ALEMA

AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ON.LE LUIGI BERLINGUER

AL MINISTRO DELLE PARI OPPORTUNITA’ PROF.SSA LAURA BALBO

AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA ON.LE ROMANO PRODI

MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE- SOCIETA’ ITALIANA DELLE STORICHE

Corso di aggiornamento per docenti di storia Nuove parole, nuovi metodi

Siamo qui donne e uomini, docenti di storia, per trovare "nuove parole, nuovi metodi" che diano più senso alla ricerca e all’insegnamento della storia. La partecipazione alla guerra contro la Repubblica Federale Jugoslava esprime invece vecchie parole e vecchi metodi per la risoluzione dei conflitti e perpetua la concezione di una politica e di una storia senza relazione con i soggetti, con la concretezza dei loro corpi e delle loro vite: esattamente il contrario di quello su cui stiamo lavorando. Per anni quelle stesse forze politiche e istituzionali e quei media, ora schierati a favore della guerra, hanno ignorato la repressione dei diritti degli abitanti albanesi nel Kosovo e l’oppressione del regime di Milosevic contro coloro - circoli culturali, gruppi di donne, giovani obiettori, associazioni di volontariato, radio libere, giornalisti, singoli cittadini - che strenuamente gli si oppongono. La fitta tessitura di rapporti fra gruppi femministi e pacifisti serbi e albanesi in Kosovo si è concretizzata nella costruzione di centri sociali e strutture assistenziali per la parte più debole della popolazione.

Questa realtà così "europea" e così civile, è stata completamente ignorata.

La popolazione del Kosovo avrebbe potuto più utilmente essere difesa dando sostegno e riconoscimento politico e istituzionale alle ragioni di quanti da tempo lottano pacificamente all’interno della società dell’ex Jugoslavia per la tutela dei suoi diritti e contro la cultura del nazionalismo etnico che si è dolorosamente espresso anche attraverso l’uso "politico" dello stupro.

Nel denunciare l’inaccettabile ipocrisia e il tragico fraintendimento del significato della vita e dei suoi valori da parte di maggioranze trasversali che, mentre affermano il diritto alla vita dell’embrione, negano quello stesso diritto ai tanti civili inermi colpiti dai bombardamenti,

CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO

- di rispettare l’articolo 11 della Costituzione (di cui il Presidente della Repubblica è tenuto a farsi garante) ripudiando qualsiasi forma di partecipazione a questa guerra che colpisce il cuore dell’Europa;

- di battersi in Europa affinché l’ONU diventi una effettiva forza di interposizione e di pace tra i contendenti. Se le ragioni vengono ancora una volta sostenute con le armi, sempre più difficile sarà per noi trasmettere alle giovani generazioni
- attraverso la memoria e la storia - il valore e la speranza della civile convivenza tra i popoli.

Bacoli (Napoli), 25 marzo 1999


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Versione per la stampa Versione per la stampa
Ricerca
Inserisci la parole da cercare e premi invio