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Conosciamo meglio l’Africa

Alcuni problemi che vanno tenuti in considerazione per capire il drammatico fenomeno delle migrazioni

di Emanuele G. - lunedì 28 gennaio 2019 - 4498 letture

Tutti contro l’Africa per rispetto della narrazione razzista della Lega, ma noi lo conosciamo questo continente molto vicino dal punto di vista geografico? In fondo, Trapani dista poche miglia nautiche da Tunisi...

Questo è il punto nodale perché è evidente che il diffuso razzismo è figlio di una non conoscenza dell’Africa. Un continente che è impregnato di un forte retrogusto di esotismo per noi italiani. Per certi versi siamo rimasti fermi alle modalità con cui le carte geografiche indicavano quel continente. Ossia "hic sunt leones" (trad.: "qui stanno i leoni").

Eppure bisogna andare oltre. L’articolo che state leggendo proverà a porre in evidenza e in maniera schematica alcuni fatti al fine di avere un quadro meno impreciso sulla complessa attualità del continente africano.

La Cina.

La stampa francese ha coniato un nuovo termine - Chinafrique - per indicare il complesso dei rapporti fra la Repubblica Popolare di Cina e il continente africano. Rapporti che non sono recenti, ma affondano le proprie radici nel periodo post-coloniale. Algeria, Guinea, Zimbabwe, Angola ed Egitto in primis. Pertanto, si tratta di una linea di politica estera programmata e non immanente. Nel 1950 gli scambi commerciali Cina/Africa ammontavano a 12 milioni di dollari, nel 1999 erano diventati 6 miliardi e mezzo, mentre nel 2008 si supera quota 100 miliardi. In quella data la Cina diventa il primo partner commerciale dell’Africa.

Punto di svolta è stato il FOCAC (il Forum sulla Cooperazione Cina-Africa) voluto dall’allora Presidente Jang Zemin. Forum che ha permesso alla Cina di lavorare meglio in Africa adeguando la strategia a seconda della realtà di ciascun paese o porzione del continente africano. Una strategia non solo di lungo corso, ma estremamente pragmatica ed agile. Per nulla ideologizzata come quella europea. Anzi al fine di mitigare alcune sue criticità si sono adottate delle azioni per rendere "più simpatica" l’intera azione della Cina in Africa.

Di recente la Cina ha annunciato un nuovo piano di investimenti in Africa per un totale di 60 miliardi di dolarri. Una cifra spropositata rispetto ai miseri 2 miliardi e 800 milioni di dollari impegnati dall’Unione Europea. Ciò farà raggiungere l’astronomica cifra di ben 330 miliardi investiti in tutto in quel continente! Insomma, la Cina aiuta l’Africa a casa sua! Non proprio. Aiuta molto se stessa a scapito dell’Africa... Inoltre, vorrei attenzionarvi un semplice dato sul c.d. "mito dell’aiutiamoli a casa loro". La curva di emigrazione africana verso l’esterno si blocca allorquando il reddito medio si attesta fra i 7000 e i 10000 dollari americani. Al momento siamo bene lontani da questo target. Pertanto c’è da credere che i fenomeni migratori continueranno.

Il deserto che avanza.

Anche l’ambiente non da una mano all’Africa di oggi. Infatti sono in essere profondi mutamenti climatologici come, ad esempio, l’avanzata del deserto. E’ stato calcolato che ciò interesserà ben 16 milioni di persone che vivono nel continente africano. Per certi versi non solo ci sono delle motivazioni politiche o economiche alle migrazioni africane, ma anche di carattere ambientale. Una variabile da tenere in massima considerazione quando si parla di Africa e fenomeni migratori.

Il traffico di esseri umani.

Una delle principali attività economiche degli invasori arabi dell’Africa a pochi anni dalla fondazione della religione musulmana - parliamo del sesto/settimo secolo dell’era volgare - fu quello del commercio di africani neri abitanti le aree desertiche o equatoriali.

Si è calcolato che ben 17 milioni di africani furono oggetto di codesto turpe commercio. Ma dove venivano venduti? Si seguivano tre principali direttrici: lo stretto di Gibilterra, il tratto fra la Tunisia e la Sicilia, l’Egitto e il Medio Oriente. Sappiamo di schiavi africani giunti addirittura in Cina attraverso rotte che partivano dalla Penisola arabica per giungere nell’Indonesia!

Ecco spiegato, dunque, perché c’è questa persistenza di sbarchi di gommoni e naviglio di ogni tipo in Sicilia e in generale nel sud dell’Italia. Si segue semplicemente il tragitto che l’antico traffico di schiavi neri compiva dai territori di cattura a quelli di impiego.

Vorrei ricordare che nel 869 dopo Cristo nelle regioni a sud dell’odierno Iraq avvenne la c.d. "rivolta degli schiavi Zanj" ossia di schiavi provenienti dalle regioni dell’Africa orientale a maggioranta bantu.

Ci stiamo comprando l’Africa.

Altro livello di analisi riguarda le mire neo-coloniali che molti paesi stanno sviluppando nei confronti del continente africano. Alcuni esempi dimostrativi.

Il Magascar ha ceduto alla Corea del Sud la metà delle sue terre coltivabili per un totale di un milione e trecentomila ettari. In Tanzania un emiro arabo si è preso 400mila ettari per agricoltura e caccia. Una buona parte di immigrati che sbarcano a Lampedusa ed altrove provengono dalla valle dell’Omo (Etiopia) dove è in atto un gigantesco sfruttamento intensivo da parte di società straniere determinando l’evacuazione di oltre 200mila indigeni. E gli esempi sono infiniti.

E’ in atto in Africa una selvaggia campagna di sfruttamento neo-coloniale che sta imponendo il trasferimento di moltissima gente dai territori ove usualmente dimorava. Questo perché in Africa non esistono i titoli di proprietà. Si vendono terreni o parti di territori a corpo con tutto dentro incluso. Quindi anche persone umane. Può vendere anche chi non è il proprietario. Altrimenti c’è lo stato a nome di tutti. La tariffa? Dai 2 ai 10 dollari americani ad ettaro!

E chi vende? Chi ha fame... L’Etiopia, la Tanzania, il Mali ed altri ancora sono in testa a questa tragica hit-parade di paesi disposti a vendersi pur di mangiare qualcosa. E quindi ci sono frotte di compratori da ogni continente. Qatar, Arabia Saudita, India, Cina, Giappone, Corea del Sud, paesi occidentali. In breve, l’Africa è un gigantesco super-market sempre aperto. E’ un continente generoso, in fin dei conti. Purtroppo...

Una popolazione in rapidissima crescita.

Da un rapporto dell’UNFPA (sigla che sta per United Nations Population Fund) il mondo fino al 2050 aumentarà la propria popolazione di 2,2 miliardi di esseri. Orbene, ben 1,3 miliardi proverrà dall’Africa che è in atto il continente a più erlevato aumento di popolazione in tutto il mondo. Vogliamo cominciare a ragionarci su, oppure poniamo la nostra zucca sotto terra come vogliono i tanti sovranisti europei?

Françafrique.

Si tratta di quel complesso di rapporti che lega la Francia con i suoi ex-territori in Africa.

Agli inizi, aveva un significato piuttosto positivo in quanto lo scopo era la creazione di un unità culturale e spirituale fra l’antica potenza coloniale e quei territori una volta appartenenti alla Francia.

Invece, con il passare del tempo, è diventata - la Françafrique - un qualcosa di meno positivo diventando la ratio che informava le relazioni fra l’ex-madre patria e le sue passate colonie.

Ciò ha determinato un sempre più massiccio intervento francese negli affari interni di quei paesi un tempo colonie. Interventismo sulle loro politiche economiche e sul loro sviluppo. Giungendo persino ad intervenire "manu militari" quando è stato ritenuto necessario al fine di tutelare i superiori interessi della Francia.

Fra l’altro François-Xavier Verschave nel suo libro "La Françafrique, le plus long scandale de la République" (traduzione: "La Françafrique il più lungo scandalo della Repubblica") pubblicato nel 1998 ha raccontato esemplarmente la deriva peggiorativa della Françafrique.

Vogliamo, pertanto, continuare a dimenticarci l’Africa? Non sarebbe una scelta intelligente da parte di un continente - quello europeo - che da secoli si crede il faro della civiltà.

Ulteriori spunti di riflessione:

- Intervista al Professore Mamadou Diouf:

Mamadou Diouf

- Articolo sulla Costa d’Avorio:

La Costa d’Avorio ha votato per la stabilità

- Articolo sul Burkina Faso:

La ripartenza democratica del Burkina Faso

- Articolo sull’Africa Centrale:

DOSSIER AFRICA CENTRALE: La Repubblica Democratica del Congo e la minaccia islamista

- Photo credits:

La foto di copertina è stata presa dal sito Answersafrica


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