Antipolitica

Chi sono i veri nemici della politica in Italia

di Alberto Giovanni Biuso - mercoledì 19 settembre 2007 - 6047 letture

Non solo i rappresentanti dei partiti ma anche la stampa e la tv, nel V-day criticate per la loro subalternità al potere, hanno sùbito trovato una formula propagandistica volta a esorcizzare la protesta di tante persone: antipolitica. Mi domando: l’antipolitica sono le manifestazioni di coloro che chiedono maggiore rispetto per la legalità, di quanti vorrebbero che delle persone condannate con giudizio definitivo (!!) non stiano in Parlamento oppure l’antipolitica sono i comportamenti arroganti di chi utilizza strutture pubbliche per il proprio interesse come hanno fatto (e sono solo due esempi recenti tra i tanti possibili) il senatore di AN Gustavo Selva e il Ministro della Giustizia e segretario dell’Udeur Clemente Mastella?

Antipolitica sono i cittadini che lavorano con fatica per stipendi minimi e che chiedono migliori condizioni di vita o chi spreca il danaro pubblico in tante e diverse maniere, vota leggi che aumentano il proprio stipendio di parlamentare ma poi chiede “sacrifici” agli italiani?

Antipolitica sono i giovani precari che protestano per una condizione di schiavitù o Bossi che disprezza la bandiera italiana e minaccia la guerra civile?

Antipolitica sono coloro che vorrebbero fosse premiato il merito –nelle scuole, nelle Università, nella Pubblica Amministrazione- o chi garantisce raccomandazioni agli incapaci in base a legami di partito o amicizie personali?

Antipolitica sono quanti vorrebbero vivere in un’Italia più decente o il deputato cattolico dell’Udc Cosimo Mele che va a puttane in una lussuosa suite romana, facendo anche uso di cocaina?

Antipolitica è la proposta di candidare dei cittadini senza partito alle elezioni comunali o la selezione del personale politico nelle segreterie dei partiti, con liste chiuse e quindi con i nomi degli eletti già stabiliti da pochi notabili?

Se politica significa l’impegno personale e l’azione collettiva per la giustizia nella polis e non la corruzione profonda e capillare in cui il sistema dei partiti ha gettato l’Italia (con la complicità attiva di molti italiani -certo!- dei tantissimi che elemosinano favori e non vogliono diritti e doveri), credo che le risposte a queste domande siano evidenti.

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Antipolitica
21 settembre 2007, di : Marino Bocchi

Caro Alberto, in questa bonaccia dell’intelligenza, della passione, del cuore, leggerti resta sempre, per me, un refolo di vento che muove le acque e agita le mie logore vele. Dunque provo un pochino a prendere il largo, come ai vecchi tempi. Provo a risponderti su tre punti. Punto primo: sostenere che tutti i condannati in via definitiva devono essere esclusi dagli incarichi pubblici, e’ un’affermazione la cui logica giuridica mi sfugge. Infatti, se il condannato ha scontato la pena, dunque ha pagato il debito, credo che debba essere reintegrato nei diritti civili. O una condanna, anche a 10 anni, per dire, deve essere comunque ritenuta una condanna a vita? Questa e’ una logica da Stato etico, certo non da Stato di diritto. Si da’ comunque il caso che il demagogo Beppe Grillo, facendo di ogni erba un fascio, scandendo l’elenco, nome per nome, dei deputati condannati in via definitiva, abbia messo nello stesso mazzo quelli che hanno scontato la pena con la galera e quelli che in galera non ci sono mai stati. Punto due: la condizione di schiavitu’ dei giovani precari e’ il frutto della modernita’ e dell’innovazione tecnica e tecnologica che puo’ fare a meno delle risorse umana, della fluidita’ dei bit contrapposta alla stabilita’ della catena di montaggio. Fluidita’ di vita, di coscienze, di prospettive esistenziali, di identita’ personali. Tutte cose che i teorici di Internet hanno teorizzato come sinonimo di liberta’. E che lo stesso Grillo, demagogicamente, esalta quando rivendica i grandi meriti della Rete. Pero’ io ci vedo, se non altro, una palese contraddizione e un evidente, seppur inconsapevole, tentativo di dissociare la causa dall’effetto. Terzo e ultimo punto: Beppe Grillo e’ cosi’ ingenuo da credere che la Rete possa sostituire od essere un surrogato della democrazia diretta o che la societa’ civile sia migliore della classe politica che la rappresenta. Ma tu sei (e lo sei davvero) uno storico ed un filosofo, dunque sai molto meglio di me che se la democrazia rappresentativa e’ un regime corrotto (e non solo in Italia),la democrazia diretta e’ sempre stata, storicamente, la via attraverso la quale sono saliti al potere i dittatori. Non esistono costituzioni, forme di Stato e di governo buone o cattive in se’ ma come diceva Aristotele,la differenza consiste tra chi governa mirando al bene dei governati e chi mirando invece solo al proprio interesse. E non e’ detto che il clic del mouse o la scelta locale del candidato, come invece vorrebbe Grillo, ci preservera’ da quest’ultimo rischio. Un abbraccio. Marino.
Antipolitica
23 settembre 2007, di : Maurizio

Quello che, a mio parere, è in atto è una grandiosa campagna di disinformazione. Non so neppure se sia corretto usare il termine "campagna", visto che tale termine prevederebbe un inizio e una fine. In realtà è la continuazione di una atteggiamente che è presente sulle televisioni e sui gionali da moltissimo tempo, tanto che non saprei datarne la nascita. Quello che è accaduto nella gionata del V-Day è una cosa estremamente positiva. I gionali, le televisioni hanno però il compito, imposto dai politici attuali che le controllano, di demonizzare il tutto, di parlarne pochissimo ma male, molto male. Quando se ne parla, si strumentalizza il tutto e quindi, ad esempio, il V-Day per il TG5, è stata una manifestazione anti Prodi. E’ chiaro che sanno benissimo che non è stato così, ma la gente che segue solo la TV (la stragrande maggioranza dei votanti) deve pensare questo (se proprio ne dobbiamo parlare almeno che faccia comodo allo "psiconano", come lo chiama Grillo). In reltà per chi ha partecipato con entusiasmo alla giornata del V-Day E’ CHIARO che non si tratta di antipolitica, ma di POLITICA, che non si tratta di qualunquismo, ma di PROPOSTE, ecc. ecc. Però il problema è che non siamo noi a dovercene convincere, ma il folto pubblico televisivo tenuto volontariamente ignaro di tutto. Credo sia in atto una lotta dai risultati imprevedibili: la Rete sarà in grado di combattere e vincere la televisione. Io spero vivamente di si, per il bene di tutti! Come dice Grillo, siamo noi a doverci impegnare a fare Politica in ogni luogo e posto, per cercare di cambiare questo Paese, se ancora è possibile. Ognuno di noi DEVE FARE IL PROPRIO DOVERE, e io sento viva in me la volontà di farlo.
Antipolitica
24 settembre 2007 |||||| Sito Web: coma fare?

sono pienamente d’accordo. Ma come fare perchè l’italia si unisca ion forme di protesta davvero concrete che cambino qualcosa? e soprattutto unsendoci possiamo davvero cambiare quelcosa o siamo imbrigliati in un sistema che non ci offre via d’uscita alcuna? Siamo tutti consapevoli, eppure non vedo sforzi di coalizione. E io stessa non saprei da dove partire... Ormai le conversazioni tra amici sull’"italia che non va" davanti a un aperativo o durante una cena, sentiamo che non bastano
Antipolitica
29 settembre 2007

la gente e’ stanca. vuole sicurezza, lavoro, uno Stato che funzioni, che dia servizi in cambio delle imposte. Non vuole piu’ sentenze di giudici che pare vivano sulla luna e lontane dal comune buon senso. Per poter far in modo che la gente conti ancora, bisogna modificare la Carta Costituzionale, che andava bene nell’immediato dopo guerra e con una realta’ socio politica completamente diversa . Ora ci vogliono decisioni rapide, coerenti con i bisogni di sviluppo . Non si puo’ piu’ avere una Pubblica Amministrazione inefficiente, burogratica fanno antipolitica quei gruppi che non vogliono la modifica della Costituzione, perche’ cosi’ continueranno a fare i loro interessi personali o di casta senza interessarsi dei bisogni del Paese
Antipolitica
15 ottobre 2007

Piu precisamente Grillo ha masso nel mazzo anche quelli assolti perchè il fatto non sussiste, ed alcuni perche lui li vorrebbe vedere in prigione. Saluti
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