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Persone: Isa Barzizza

di Redazione - lunedì 29 maggio 2023 - 1044 letture

Morta a 93 anni l’attrice Isa Barzizza, leggiadra e spiritosa "spalla" di Totò

Affascinante soubrette della rivista dell’immediato secondo dopoguerra, lavorò con comici al cinema come Carlo Campanini, Nino Taranto, Walter Chiari e Carlo Dapporto

L’attrice Isa Barzizza, affascinante soubrette della rivista dell’immediato secondo dopoguerra, leggiadra e spiritosa "spalla" di Totò e di altri comici al cinema, come Carlo Campanini, Nino Taranto, Walter Chiari e Carlo Dapporto, è morta domenica 28 maggio all’età di 93 anni a Palau (Sassari).

L’annuncio della scomparsa è stato dato su Facebook da don Paolo Pala, parroco di Palau: l’attrice si era trasferita in Sardegna da più di 40 anni. "Comunico che è venuta a mancare la nostra compaesana acquisita, cittadina onoraria di Palau. Alla figlia Carlotta, al genero Gigi, ai nipoti Martino e Nicola vadano le nostre più affettuose condoglianze", ha scritto il sacerdote, che oggi pomeriggio, alle ore 17, celebrerà il funerale nella chiesa del Redentore.

Fonte: RaiNews.


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Isa Barzizza accanto a Totò nel film Le sei mogli di Barbablù (1950)

Luisita Barzizza, detta Isa (Sanremo, 22 novembre 1929 – Palau, 28 maggio 2023) è stata un’attrice italiana, interprete della rivista, del cinema e della televisione, fin dalle prime trasmissioni sperimentali.

Figlia del direttore d’orchestra Pippo Barzizza e di Tatina Salesi, studiò al Liceo classico Vincenzo Gioberti di Torino e iniziò parallelamente a partecipare a rappresentazioni teatrali di prosa in ruoli secondari vicino ad attori come Ruggero Ruggeri, Elsa Merlini ed Eduardo De Filippo.

All’inizio Pippo Barzizza era contrario all’attività teatrale della figlia, fu Erminio Macario che la lanciò nel mondo del teatro dopo che la Barzizza ebbe terminato gli studi liceali. Il grande attore chiese personalmente al padre di Isa di farla debuttare in una sua rivista. Il padre accettò a patto che Isa fosse sempre seguita da una governante e così fu. Isa Barzizza debuttò con Le educande di San Babila del 1947, seguita poi da Follie di Amleto del 1947-48. Dotata di un fisico avvenente e di una spigliata ironia, divenne molto presto una delle beniamine del teatro leggero e musicale del dopoguerra italiano.

Il suo secondo padrino fu Totò, da cui imparò tutti i segreti del mestiere: dal rapporto diretto con il pubblico ai tempi comici, dalla mimica all’uso dello spazio sul palcoscenico. In campo teatrale interpretò con Totò due spettacoli: C’era una volta il mondo (1948) e Bada che ti mangio (1949). In quest’ultima commedia nacque la gag del vagone letto, riproposta anche nel film Totò a colori del 1952. Visto il successo dello sketch e la travolgente comicità di Totò, dopo alcuni mesi di repliche dai sette minuti della prima arrivò a durare ben 45 minuti. Il comico napoletano era capace di aggiungere sempre qualcosa per venire incontro all’entusiasmo del pubblico.

Barzizza con Totò debuttò anche al cinema nel film I due orfanelli del 1947 e realizzò con lui 10 film.[2] La sua filmografia conta nel complesso una trentina di pellicole in ruoli per lo più secondari, come spalla dei comici maschili, con i quali già lavorava a teatro. Forse l’unico ruolo da protagonista che interpretò fu quello in Viva la rivista! del 1953, dove cantava un blues con un fatale vestito nero di raso con lo spacco.

Nella stagione 1951-52 lavorò con Garinei e Giovannini che omaggiarono la sua grande bellezza e il suo spigliato senso dell’umorismo in riviste come Gran baldoria, che riscosse un grande successo di pubblico. Negli stessi anni si cimentò anche nel teatro di prosa recitando William Shakespeare ne La dodicesima notte per la regia di Renato Castellani.

Il 3 gennaio 1954, giorno d’inizio dei programmi ufficiali della televisione italiana, la Rai trasmise l’atto unico di Carlo Goldoni Osteria della posta nel quale la Barzizza era l’attrice protagonista. Seguirono numerose altre commedie. Nel 1955-56 ebbe un nuovo successo con la commedia musicale Valentina, la storia d’amore di due fidanzati che fanno un salto in avanti nel tempo.

Nel 1957 ha preso parte alla trasmissione televisiva giornaliera pubblicitaria di Carosello, pubblicizzando il brandy Gran Senior delle distillerie Fabbri insieme a Erminio Spalla, Sylva Koscina, Dawn Addams, Luciana Peverelli, Virna Lisi, Sandra Milo, Nilla Pizzi ed Emilio Schuberth e nel 1958 nella medesima rubrica ha pubblicizzato Vitapointe e lo shampoo Vibum per la Chlorodont.

Nel 1960, a soli 31 anni, decise d’interrompere la carriera nel teatro brillante in seguito alla morte del marito, il regista televisivo Carlo Alberto Chiesa, per un incidente stradale avvenuto il 3 giugno 1960 sulla via Aurelia. Per alcuni anni si dedicò totalmente all’unica figlia; si legò poi sentimentalmente al costruttore edile Enzo Villoresi. Seguendo un consiglio agli inizi degli anni sessanta fondò una società di doppiaggio, dedicandosi a questa attività, sia come imprenditrice sia come direttrice artistica.

Tornò a teatro solo nei primi anni novanta, di nuovo in commedie come La pulce nell’orecchio per la regia di Gigi Proietti, o Arsenico e vecchi merletti di Joseph Kesselring, per la regia di Mario Monicelli. Nel 1995 partecipò al Festival di Spoleto con L’ultimo Yankee di Arthur Miller e nel 1999 interpretò una versione della riduzione teatrale del romanzo Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, accanto a Lauretta Masiero.

Nello stesso periodo riprese a lavorare anche al cinema e in televisione: condusse per Rai 3 il rotocalco Mai dire mai nel 1989 con Fabio Fazio e Giampiero Mughini e partecipò alle due serie della fiction di Rai 1 Non lasciamoci più (1999 e 2001). Nel 2012 nel film Viva l’Italia interpretò il ruolo di Marisa, anziana ricoverata in un ospedale.

Nel 2010 fu nella giuria del festival cinematografico internazionale Visionaria di Siena.

Isa Barzizza è morta il 28 maggio 2023 all’età di 93 anni nella sua casa di Palau, cittadina sarda dove viveva da oltre quarant’anni e della quale era cittadina onoraria. Il funerale è stato celebrato nel pomeriggio del 29 maggio nella chiesa del Redentore a Palau.

Fonte: Wikipedia.



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