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Contro le armi nucleari presenti in Italia

Una denuncia presentata da diverse associazioni pacifiste e antimilitariste (e singoli cittadini, tra Alex Zanotelli e Moni Ovadia) contro la presenza, accertata ma occultata, di ordigni nucleari in Italia

di Redazione - mercoledì 11 ottobre 2023 - 495 letture

Lunedì 2 ottobre è stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma la denuncia sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste (Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini).

Tra i denuncianti, Moni Ovadia e Alex Zanotelli, docenti universitari, avvocati, medici, saggisti, volontari, educatori, casalinghe, pensionati, padri Comboniani.

La denuncia è stata illustrata dai promotori in una conferenza stampa svoltasi di fronte alla base militare di Ghedi, dove fonti autorevoli ritengono che siano presenti ordigni nucleari. La denuncia fa seguito a una campagna di un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio alla Sezione italiana di IALANA, associazione di giuristi contro le armi nucleari specializzati in Diritto Internazionale, per emettere un parere sulla legalità delle armi nucleari. Questa campagna, autofinanziata, ha prodotto il libro Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia edito da Multimage.

La denuncia chiede agli inquirenti di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’illegalità sulla base della normativa interna e internazionale. Gli inquirenti dovranno infine accertare le responsabilità, anche di rilevanza penale, che ricadono su coloro che hanno importato gli ordigni e/o su chi, illegittimamente, ne ha eventualmente autorizzato l’importazione e la successiva detenzione.

“In Italia sono due le aerobasi che ospitano questi ordigni di distruzione di massa: Ghedi, dove siamo, e Aviano – ha spiegato Elio Pagani durante la conferenza – Il dispiegamento dei cacciabombardieri stealth e netcentrici F35, che sta avvenendo in entrambe, e l’arrivo delle nuove bombe tecnologicamente più evolute e pericolose B61-12, che hanno potere esplosivo anche tre volte e mezzo le bombe di Hiroshima e Nagasaki, rendono la situazione ancora più critica. Intanto nostri piloti già si esercitano per condurre azioni di guerra nucleare. Questa presenza ci espone a essere bersagli nucleari. Secondo uno studio di Greenpeace esplosioni nucleari a Ghedi potrebbero causare tra i 2 e i 10 milioni di morti. Ciò che però è ancor più inaccettabile è che quelle armi di sterminio potrebbero essere usate a partire dai nostri territori, su nostri aerei, con nostri piloti per portare la devastazione atomica ad altri popoli e questo pesa sulla nostra responsabilità di cittadini e di uomini. Non possiamo permetterlo. Le armi nucleari sono immorali, sono eticamente inaccettabili, la loro presenza è illegale dobbiamo agire ora con tutti i mezzi nonviolenti per eliminarle, il tempo a disposizione è poco”.

“Questa nostra azione legale non è pensata in alternativa ad altre iniziative per il disarmo nucleare che noi speriamo invece di contribuire a moltiplicare – ha aggiunto Pagani di Abbasso la guerra – Si stanno manifestando in questo periodo molte proposte e idee per agire contro la guerra, contro la produzione, l’esportazione o la cessione di armi, contro l’inaccettabile aumento della spesa militare, contro concetti strategici offensivi e le alleanze che ne sono portatrici, basi e poligoni militari, per la pace e i diritti umani e dei popoli; noi ne citeremo solo una, quella che proprio qui a Ghedi vedrà la mobilitazione anche di sindacati di base il 21 di ottobre, auspicando che tra i suoi obiettivi vi siano la proibizione delle armi nucleari e la loro rimozione…”.


L’appello è stato diffuso sa: ComuneInfo.net. In allegato la sintesi dell’appello.



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