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Tra il Tigri
e l'Eufrate
di Piero Buscemi
Chissà cosa avrebbero pensato i re delle
antiche civiltà dei Sumeri, degli Assiri e
dei Babilonesi, se avessero avuto il modo di guardare
il futuro della loro Mesopotamia, tra le costellazioni
rivelatrici, un tempo ispiratrici delle favole, ed
oggi, solo effetti scenografici di guerra e morte?
Chissà se avrebbero trovato oggi le stesse
giustificazioni di ieri alle
continue invasioni che nei secoli si sono susseguite
in questa terra d'attrazione, di mistero e di contraddizione,
accettando la posizione strategica del territorio
e la sua scarsa protezione dei confini, come doni
della natura da pagare ad alto prezzo?
Chissà se si sarebbero accontentati di essere
riconosciuti dai posteri come
gli inventori dello stato moderno con leggi scritte
e governi eletti dal
popolo, in una primordiale democrazia vecchia di cinquemila
anni, ed oggi
tanto obsoleta, da autorizzare l'occidente ad inventarne
una nuova?
Chissà cosa avrebbero scritto del mondo moderno,
con i loro segni cuneiformi che originarono la scrittura
e la storia da tramandare? Chissà?
Ma si limitarono a guardare le stelle ed i pianeti,
si limitarono a disegnare
i segni dello Zodiaco, si limitarono a fare calcoli
astronomici sulla durata
dell'anno solare. Si limitarono a fissare le misure
di tempo, di lunghezza
e di peso spalancando le porte delle future conoscenze.
Tutto questo per sentirsi dire, cinque millenni dopo,
che l'occidente è una razza superiore!!!
Non arrivarono a tanta superbia, neanche gli arabi
che qui furono di casa
per moltissimo tempo, che strinsero questo lembo di
terra con le dissidenze
religiose tra sciiti e sunniti, che fondarono Baghdad
e che se ne andarono
dalla porta di servizio lasciando spalancata quella
principale alle conquiste
di nuovi detentori di democrazia a buon mercato. Mongoli,
Persiani ed Ottomani a raccogliere splendore appassito
per le strade dell'Ottava meraviglia del mondo antico.
Forse, furono più coerenti gli inglesi durante
la Prima Guerra, quando appoggiarono il mondo arabo
per sottrarre questo territorio all'Impero Ottomano,
di certo non per riconsegnarlo ai legittimi proprietari.
Quando se ne accorsero anche gli iracheni, dopo aver
aspettato inutilmente
che le promesse di indipendenza fatte dagli inglesi,
diventassero realtà,
nel 1920 diedero vita alla prima jihad a difesa del
mondo musulmano, conclusa con un'altra sconfitta e
la spartizione del territorio tra Francia e Gran
Bretagna.
Anche a quei tempi, il trucco della falsa liberazione
con la proclamazione
di governi iracheni sotto la guida di compiacenti
dittatori, fu molto utilizzato
con risultati soddisfacenti. La prima esperienza,
regolata da questa strategia
durò dieci anni, dal 1922 al 1932, quando il
3 ottobre, venne proclamata
una sorta di indipendenza con gli inglesi che in definitiva
mantenevano
il totale controllo, piazzando a capo dell'esercito
un uomo di fiducia,
Nuri Sad.
Nel frattempo, tra un massacro a soffocare le idee
nazionaliste delle minoranze assire ed il controllo
del territorio sempre più nelle mani degli
inglesi, a minacciare la "stabilità"
della democrazia, spuntò il problema curdo.
Certo, quest'altra minoranza avrebbe potuto essere
più accondiscendente
all'ospitalità offertagli dalla parte araba
dell'Iraq che "democraticamente"
si annesse le provincie di Mosul, riunendole in un
grande stato arabo.
Situazione alquanto ambigua che sfociò nel
1936 con una serie di colpi di
stato da parte dell'esercito iracheno che tentò
di approfittare del caos
per conquistare qualche privilegio, ma non rinunciando
al totale controllo
della monarchia inglese.
Come nelle migliori tragedie del passato, greche e
romane per intenderci,
si susseguirono eventi la cui logica era davvero un
connotato di secondo
piano: un re che provò a diffondere idee nazionaliste,
Ghazi figlio di Faysal
I, divinamente fermato da un fatale "incidente"
d'auto, lasciò il potere
al figlio Faysal II che aveva solo quattro anni e
che assunse il comando
solo nel 1953.
In mezzo a questo susseguirsi di eventi fiabeschi,
presero posto: il colpo
di stato del generale Bakr Sidqi nel 1936, il suo
assassinio nel 1937 e
altri successivi sette colpi di stato da ambiziosi
notabili particolarmente
ispirati dall'ondata di modernizzazione che invase
il paese.
E la Gran Bretagna? Alla finestra in attesa di liberare
il paese dall'instabilità.
L'occasione arrivò durante la Seconda Guerra.
Rashid Ali al-Gaylani nel
1941 pensò di allearsi all'Italia e alla Germania,
molto in voga a quei
tempi, ma i Due Grandi Dittatori avevano altre cose
per la testa per inviare
un "contingente di pace" in quelle terre
lontane.
Gli inglesi non persero tempo: intervento militare
e prima guerra lampo
che in due mesi ristabilì la democrazia nel
paese.
Una reale minaccia a questa ritrovata "democrazia",
fu portata dall'espansione delle idee comuniste che
in breve tempo diede origine al più rappresentativo
partito comunista del mondo arabo. Quale terribile
rischio per l'Union Jack e le Stelle a Strisce! L'impiccagione
di Yusuf Salman Yusuf, leader del partito scacciò
il pericolo.
L'Iraq si occidentalizzava rompendo qualsiasi rapporto
diplomatico con l'URSS e siglando nel 1954 accordi
antinazionalisti ed antisovietici con Turchia, Gran
Bretagna, Pakistan ed Iran.
L'ultimo ritocco fu dato dalla proclamazione della
repubblica il 14 luglio
del 1958, dopo il colpo di stato realizzato dalle
truppe governative che
intonando la Marsigliese, occuparono il palazzo reale.
Nazionalisti che proponevano l'unione con Egitto e
Siria (RAU), comunisti,
curdi, sciiti, filo sunniti, inglesi infiltrati e
quanto altro si possa immaginare come condizionamento
esterno, portò al caos totale risolto con lo
scioglimento di tutti i partiti (poterlo fare oggi
in Italia!!!) da parte di Qassem, autore del colpo
di stato.
Neanche Qassem poté godere a lungo di buona
salute: nel 1963 un altro colonnello, Abdel Salam
Aref, prese il potere ed uccise il rivale.
Iniziò un periodo di lenta modernizzazione
consolidando il ruolo dell'OPEC
con l'obbiettivo di preservare i diritti delle compagnie
petrolifere indigene,
fino ad allora bistrattate da quelle straniere. Si
proseguì la lotta contro
i comunisti e i curdi per giungere al 1964 ad una
tregua, con una falsa
promessa di indipendenza a questi zingari della Storia,
guidati da Barzani.
Nel 1966, in piena sintonia con la mitizzazione del
paese, Aref morì in
un misterioso incidente aereo. Gli succedette la compagine
politica denominata
Baath, che aveva spinto negli anni precedenti per
l'annessione al RAU da
parte dell'Iraq. A capo c'era il generale Ahmed Hassan
ed un civile, suo
mezzo parente: Suddam Hussein. Quest'ultimo poteva
già vantare una condanna a morte, inflittagli
nel 1959 per un fallito colpo di stato ed un'innata
capacità accentratrice di gestione del potere,
che lo portò in breve ad una politica nazionalista,
sempre più distante dalla Gran Bretagna e dagli
Stati Uniti. Appoggiò la causa palestinese,
richiamando su di sé la disapprovazione
delle idee americane, discordanti su questo argomento
e nel 1972, onta forse
non ancora sanata, siglò un trattato di collaborazione
con la vecchia URSS.
Il suo acume politico si manifestò l'anno dopo
con l'accordo siglato con
il Partito Comunista Iracheno ed il Partito Democratico
del Kurdistan, atto
ad avere un maggior controllo sulle forze progressiste
del paese. Rafforzò
l'apparato militare e provò con scarso successo
ad accordarsi con Barzani,
capo dei curdi, per la concessione dell'autonomia
del Kurdistan. La faccenda
si complicò con l'intervento dell'Iran che
sostenuto dagli USA, creò una
spaccatura tra i curdi: alcuni continuarono a combattere,
altri accettarono
una fittizia proclamazione della regione autonoma
curda con capitale Erbil.
L'accordo siglato nel 1975 tra Saddam e lo scià
iraniano Reza Pahlevi sulla
definizione dei confini tra i due paesi, fissato sulla
linea del fiume Shatt-el-Arab, dimostrò il
poco interesse iracheno, ed anche internazionale,
alla questione curda.
Il 16 luglio 1979, Saddam con il beneplacito consenso
delle potenze mondiali, assunse il potere completo
del paese, liberandosi dei potenziali rivali comunisti
con una nostalgica persecuzione ad oltranza.
Il resto di questa bellissima e misteriosa storia,
iniziata cinquemila anni
fa e dai risvolti futuri ancora incerti, passa tra
la guerra contro l'Iran
komeinista, diventata nel frattempo, nemica numero
uno degli Stati Uniti;
un nuovo riavvicinamento all'Egitto e all'Arabia Saudita
e la rottura con
l'URSS che sarà giudicata da Saddam, come paese
infedele dopo l'occupazione dell'Afghanistan.
Certo, poi rimane da spiegare il potenziamento bellico
dell'Iraq grazie
ai sostegni dei "civili" paesi occidentali,
quali Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti,
l'improvvisa rottura dei rapporti con gli stessi,
dopo l'occupazione del Kuwait, dieci anni d'embargo
mantenendo al potere Saddam, la ricerca delle armi
di distruzione di massa, le migliaia di soldati americani
morti con l'uranio impoverito ed un nuovo regime che
si ostinano a chiamare "governo democratico".
Su queste risposte, Bush ha dato garanzie: con un
discorso al mondo ha annunciato che i nostri nipoti
godranno del suo operato. Poi con la mano destra sul
cuore, ha detto: "GOD BLESS YOU. I LOVE THIS
CONUTRY".
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