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Cheli:
"Sul pluralismo televisivo situazione insoddisfacente"
Il richiamo formale a Rai e Mediaset per l'Authority
è già "una sanzione"
di reda
ROMA - Punta il mirino sulle "rigidità
del duopolio televisivo", ritiene che "sul
pluralismo televisivo la situazione sia insoddisfacente",
quanto al "richiamo formale" che l'Autorità
per le telecomunicazioni ha rivolto a Rai e Mediaset
è già "una sanzione ed una diffida".
Parole di Enzo Cheli presidente dell'autorità
di garanzia sulle telecomunicazioni durante la presentazione
al Parlamento del rapporto annuale dell'istituzione
in cui ha chiesto "leggi chiare e rispettose
dei principi costituzionali".
Cheli, parlando nella sua veste ufficiale, ha voluto
ricordare che il richiamo spedito nelle scorse settimane
a Rai, Rti (Mediaset) e Publitalia per aver superato
la "soglia del 30% delle risorse complessive
del sistema, si caratterizza già come sanzione
oltreché come diffida ad adottare atti o comportamenti
vietati dall'art. 2 della legge 249/97".
Cheli, in riferimento a quello che ha definito la
"complessa istruttoria condotta dall'Autorità
con riferimento al triennio 1998-2000 in tema di raccolta
delle risorse economiche nel settore radiotelevisivo
ai fini della individuazione della presenza di posizioni
dominanti che ha portato ad accertare per tali anni
il superamento della soglia del 30%".
Cheli ha poi aggiunto: "Chi, a proposito di
questa pronuncia, ha parlato di 'non decisione', per
l'assenza di specifiche e immediate misure di natura
deconcentrativa, ha dimostrato soltanto di non conoscere
bene la disciplina che andava applicata".
"L'Autorità, nella sua pronuncia si
è anche riservata - ha detto - l'adozione di
provvedimenti deconcentrativi indicati nel comma 7".
dello stesso articolo, una volta completata, entro
l'aprile del prossimo anno, l'analisi della distribuzione
delle risorse". Tradotto, significa che, una
volta portata a termine la seconda istruttoria attualmente
in corso, l'autorità potrebbe intervenire obbligando
i grandi network a cedere rami d'azienda in modo da
rientrare nei parametri della legge Maccanico oggi
in vigore. Anche se, con tutta probabilità,
quando la seconda istruttoria sarà finita,
la legge Maccanico non esisterà più
e sarà stata sostituita dalla legge Gasparri
(in corso di approvazione al Senato) che definisce
parametri molto diversi.
Il tutto, ricorda Cheli, tenendo anche conto degli
effetti della sentenza della Corte costituzionale
n. 466 del 2002. Secondo il presidente, infatti "la
redistribuzione delle risorse che l'applicazione di
tale sentenza verrà a determinare, a seguito
del previsto passaggio sul satellite di una rete analogica
privata e della conseguente sottrazione della pubblicità
a Raitre, è destinata, infatti, ad incidere
sul tasso di concentrazione dei due maggiori attori
del mercato".
Quanto alle questioni più generali Cheli
non si è sottratto ad un giudizio forte sul
pluralismo televisivo che ha bollato come "insoddisfacente".
"La situazione - ha spiegato il presidente dell'Autorità
- in Italia è rimasta sostanzialmente immutata
nell'ultimo quinquennio". Cheli punta il dito
sulla "rigidità dell'originario impianto
duopolista del nostro sistema misto televisivo, già
ripetutamente denunciata dalla Corte Costituzionale".
In questo quadro, ha ricordato Cheli, l'Authority
ha cercato "in questi anni, di svolgere un'azione
di correzione o quanto meno di razionalizzazione nei
flussi delle risorse, tecnologiche ed economiche,
sottese al sistema". Ma la disciplina antitrust
tracciata dalle leggi vigenti, la Mammì e la
Maccanico, "sotto il suo apparente rigore"
si caratterizza per una "forte carica di ambiguità".
Di qui la situazione "di stallo in cui ci troviamo,
nonostante la quantità e la varietà
dei tentativi compiuti per lo più con armi
spuntate rispetto alla forza degli interessi costituiti".
Dunque a giudizio del presidente dell'Autorità
l'esperienza dimostra che "la difesa del pluralismo"
va "innanzitutto affidata" alla "formulazione
di leggi chiare e rispettose dei principi costituzionali".
E se il primo passaggio è dunque l'adeguamento
in materia di norme legislative, il secondo attiene
"alla forza dell'innovazione che nel settore
radiotelevisivo passa oggi attraverso l'avvento ormai
imminente della tecnologia digitale terrestre".
Per Cheli chi oggi tende a svalutare questo passaggio
"compie un serio errore di prospettiva".
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