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Fontana dei quattro fiumi di Tatjana La Paglia

Figura dominante dello scenario artistico-culturale dell’Italia del Seicento, Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598-Roma 1680), architetto, pittore, scultore, scenografo e autore di teatro, ricevette una prima formazione artistica a Roma, capitale della sua florida carriera.
Definito “l’artista dei Papi”, il Bernini fu fautore e principale interprete del fasto cattolico della Chiesa e dell’aristocrazia romana di quegli anni.
Nel 1644 con la morte di Urbano VIII inizia l’unico periodo di crisi dello scultore. Il nuovo papa, Innocenzo X, a causa della disastrosa situazione finanziaria in cui si trovava lo Stato Pontificio, preferì affidare la commissione dei suoi lavori ad artisti meno noti, rifiutandosi persino di visionare le opere del famoso artista.
Nonostante non fosse stato interpellato per il progetto della fontana, Bernini compì i suoi studi e fece arrivare il modello in argento nelle mani di Innocenzo X, che lo scelse come il migliore.
Opera di straordinaria bellezza, compiuta tra il 1648 e 1651, la Fontana dei quattro fiumi, emerge rigogliosa, dal centro della piazza, affiancata da quella del Moro e del Nettuno.
Una scogliera svuotata della sua essenza, fa da palcoscenico alla virilità dell’uomo che, suggerita dalle figure forti del leone e del cavallo, attinge all’acqua, fonte di vita, vigore del corpo. Ai lati siedono i maestosi fiumi: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. Acqua divenuta marmo, materia trasformata in uomo.
Scorcio d’incontrollata fusione tra scultura e architettura, combinazione ideale di sensi, la fontana domina sulla piazza.
Il movimento dell’ “incontrollato” si oppone alla durezza del marmo, la trasparenza della natura gioca con la luce e riflette la corposità della materia, il suono arresta gli sguardi assenti, impossibile non esserne catturati.
Ritorno primordiale ad una “madre natura” che nutre ogni uomo con l’essenza della sua intimità, l’intero mondo unito dal medesimo principio vitale.
Nessuna allegoria che allude ad una Chiesa che fa da padrona, o arca di Noè venuta a salvare il mondo e a liberarlo dai suoi peccati, ma chiaro simbolo di una sessualità pura, essenziale che rappresenta il reale motore della vita.
Un obelisco non molto alto, sovrasta il roccioso basamento, centralizzando il movimento orizzontale dello spazio, creando un diretto rapporto tra terra e cielo, tra vita e morte. Sottile relazione tra essere e non essere che riconduce nuovamente l’uomo alla sua condizione originaria.
Opera religiosa alimentata dalla sorgente naturale del profano, fonte di verità e beffa, emblema della mistificazione sessuale, la Fontana dei quattro fiumi, è resa monumento esponenziale di una Chiesa conservatrice.
La perfetta combinazione di tradizioni opposte divenute ineguagliabile rappresentazione di un’arte detta barocca.



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