Gli inganni di Bush sulle armi in Iraq
IL MISTERO delle armi di distruzione di massa non trovate in
Iraq è
ora molto meno misterioso. Rivelazioni recenti, apparse su importanti
quotidiani inglesi e sui principali settimanali politici americani,
basate
su indiscrezioni di adirati funzionari dell'intelligence, confermano
quanto altre fonti hanno rivelato al mio collega Nicholas Kristof.
L'amministrazione Bush avrebbe "grossolanamente manipolato"
i dati
forniti dall'intelligence sulle armi di distruzione di massa.
Chiunque parli di un "fallimento dell'intelligence"
è fuori strada. Il
problema non sta nei professionisti dei servizi d'intelligence,
ma
nell'amministrazione Bush e in quella Blair. Volevano una guerra
e
hanno dunque sollecitato rapporti che corroborassero le loro
posizioni,
scartando gli elementi che le contrastavano.
I media giornalistici, in Gran Bretagna, non si sono tirati
indietro nel
trarre le ovvie conclusioni e non si sentono offesi soltanto
gli oppositori
alla guerra. Il Times di Londra è stato dichiaratamente
a favore della
guerra, ma ha pubblicato, intitolandole "Un altro .giorno
di menzogne",
le sue considerazioni, tracciando dei parallelismi tra la campagna
a
favore della guerra e altre affermazioni dubbie del governo:
"Si ritiene che il
governo abbia fabbricato la minaccia derivante dalle armi di
Saddam
così come fabbrica argomenti per ogni altra questione".
Negli Stati Uniti, tuttavia, pochi hanno utilizzato questo argomento,
anche se "fabbricare" è un termine troppo gentile
per ciò che fa
l'amministrazione Bush di continuo.
LA TESI che l'opinione pubblica sia stata manipolata affinché
sostenesse la in Iraq acquista attendibilità dal fatto
che questo modo distorto di
presentare le questioni e l'inganno sono procedura standard
di questa
amministrazione, la quale - in misura mai vista in precedenza
nella
storia degli Stati Uniti - distorce sistematicamente e sfacciatamente
i fatti.
Sto esagerando? George Bush ha lasciato di stucco i giornalisti
dichiarando che avevamo "trovato le armi di distruzione
di massa". Al contempo, il
Comitato Nazionale Repubblicano ha dichiarato che gli ultimi
provvedimenti per la riduzione delle tasse beneficiano "chiunque
paghi le
tasse". Complessivamente, sono 50 milioni negli Stati Uniti
le famiglie
- e tra queste la maggioranza include persone di più
di 65 anni - che non
ricevono niente; altri venti milioni riceveranno meno di 100
dollari a
testa. E la grande maggioranza di quelli esclusi paga le tasse.
Questo sfacciato e fuorviante modo di presentare benefici fiscali
a
favore delle élite, che poco o niente offrono alla maggioranza
degli americani,
è soltanto l'ultimo episodio di una lunga serie di clamorose
dichiarazioni
ingannevoli. Fuorviare i cittadini è stata una strategia
non episodica
del gabinetto Bush, e tocca materie che vanno dalla politica
fiscale alla
riforma della previdenza sociale, all'energia, all'ambiente.
Dunque,
perché dovremmo concedere a quest'amministrazione il
beneficio del
dubbio sulla politica estera?
Il tempo perché l'amministrazione in carica risponda
delle proprie
azioni e misure è scaduto abbondantemente. Ogni qualvolta
l'amministrazione
salta fuori con un'altra grande falsità, i suoi sostenitori
- che includono un
vasto segmento dei media - insistono a sostenere che ciò
che è nero è
bianco e che su è giù. I media "liberal",
nel frattempo, si limitano a
riferire che taluni sostengono che nero è bianco e che
su è giù. E
alcuni uomini politici democratici forniscono all'amministrazione
una preziosa
copertura giustificando e minimizzando l'entità dell'inganno.
Ma ci troviamo veramente nei guai, se questo mancato rendere
conto
delle proprie azioni si estende alle questioni della guerra
e della pace. I
britannici sembrano esserne consapevoli: Max Hastings - esperto
corrispondente di guerra che ha sostenuto la partecipazione
britannica
a questa campagna scrive che "il primo ministro ha impegnato
le truppe
britanniche e sacrificato la vita di cittadini britannici sulla
base di
falsità, e ciò offende".
L'argomento che Saddam fosse un tiranno e un assassino non fornisce
una risposta soddisfacente. Potrei ribattere che molti dei neoconservatori
che formano il governo che ha promosso questa guerra, sono stati
indifferenti, quando non peggio, agli assassinii di massa da
parte degli squadroni
della morte nell'America Centrale negli anni ottanta. Ma ciò
che qui importa
è che non si tratta di Saddam: si tratta di noi. All'opinione
pubblica è
stato detto che Saddam rappresentava una minaccia immediata.
Se
questo argomento era artificioso, allora il modo in cui questa
guerra è stata
fatta passare è forse il peggiore scandalo nella storia
politica degli
Stati Uniti - peggio del Watergate, peggio di quello degli
Iran-contras. Difatti, l'idea che possiamo essere stati persuasi
a
iniziare una guerra con l'inganno crea un tale imbarazzo tra
molti
commentatori che essi rifiutano di ammettere questa possibilità.
Ma ecco l'idea che dovrebbe veramente turbare questi commentatori.
Supponiamo che questa amministrazione ci abbia persuaso della
necessità di questa guerra ricorrendo alla mistificazione.
E supponiamo che non
sia chiamata a rendere conto di ciò, al fine di permettere
l'anno prossimo a
Bush di battersi in quelle che Hastings chiama "elezioni
color cachi".
Se questo sarà il caso, il nostro sistema politico sarà
divenuto totalmente,
e forse irrevocabilmente, corrotto.
PAUL KRUGMAN
(traduzione di Guiomar Parada)
copyright The New York Times, 2003
Articolo pubblicato su Repubblica del 6 giugno 2003