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Il
conflitto di interessi tra i media: l’anomalia
italiana – il rapporto sulla libertà di
stampa nel mondo di
Alessandro Calleri |
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Nonostante non si senta quasi più parlare di
conflitto di interessi e le preoccupazioni per la libertà
di stampa nel nostro paese sembrano quasi un ricordo
del passato, alla vigilia del semestre italiano di presidenza
UE l’anomalia mediatica dello stivale torna prepotentemente
alla ribalta. A riaccendere il dibattito internazionale
sulla libertà di espressione nel nostro paese
ci pensa Freimut Dube - rappresentante per la libertà
di stampa dell’Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa (OSCE) - per il quale “la
situazione italiana costituisce una debolezza per l’architettura
costituzionale europea e un cattivo esempio per le democrazie
in transizione”. Un riferimento più che
esplicito all’enorme concentrazione di potere
politico e mediatico nelle mani del Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi, una situazione assolutamente inedita
e certamente imbarazzante per qualsiasi democrazia moderna.
Le stesse perplessità e timori riguardo al caso
Italia si manifestano anche nel rapporto 2003 sulla
libertà di stampa nel mondo promosso da Reporters
sans frontieres (http://www.rsf.org)
in cui possiamo trovare un’analisi dettagliata
sui problemi e del sistema mediatico nazionale alla
luce della situazione politica italiana, variabile a
cui sono stati storicamente legati la stampa e la televisione
(http://www.rsf.org/article.php3?id_article=6381).
Affermando che in Italia “la pluralità
dell’informazione non è assolutamente garantita
perché i media televisivi del paese, pubblici
e privati, sono controllati direttamente o indirettamente
dal potere politico” il rapporto sposta decisamente
l’attenzione sul ruolo preponderante della televisione
in Italia, la principale fonte di informazione e intrattenimento.
L’analisi dettagliata del sistema Italia, supportata
dai pareri di numerosi professionisti di diverse estrazioni
politiche, dai dati provenienti da rilevazioni nazionali
e dalle vicissitudini, passate e recenti, del sistema
radiotelevisivo nazionale (RAI), mentre lascia intravedere
un sostanziale equilibrio per ciò che riguarda
la stampa, mette in evidenza il legame sempre più
pericoloso tra politica e televisione. Una peculiarità
amplificata e radicalizzata dall’attuale situazione
politica italiana che vede concentrarsi nella figura
del presidente del consiglio un potere di influenza
inedito e certamente pericoloso per il futuro del nostro
paese. Il rapporto Rsf 2003 non intende svolgere un
attacco diretto a “Monsieur television”ma
per molti giornalisti è difficile dimenticare
i proclami di Sofia (18 Aprile 2002), in cui Berlusconi
annunciò la messa al bando di Biagi, Santoro
e Luttazzi, puntualmente epurati dai palinsesti televisivi
nazionali con conseguente perdita di share a favore
delle reti mediaset.
Attualmente l’Italia è classificata tra
i paesi con “problemi sensibili” per ciò
che riguarda la libertà nei Media e anche gli
ultimi progetti di legge in discussione al parlamento
non sembrano indirizzati a segnare una svolta decisiva
per la soluzione del mega conflitto di interessi che
vede protagonista il Presidente del Consiglio. Il progetto
di legge Gasparri attraverso cosiddetto “blind
trust”, ovvero la possibilità da parte
di chi detiene il potere politico di mantenere nello
stesso tempo la proprietà di giornali e televisioni
“senza però approfittare della propria
posizione per perseguire interessi privati”, non
appare ne soddisfacente ne credibile per risolvere il
problema. Tra le rivendicazioni importanti a sostegno
della libertà di stampa e di opinione in Italia,
avanzate da RSF a conclusione del suo rapporto, viene
chiesto il reintegro di Enzo Biagi e Michele Santoro
all’interno dei palinsesti della Rai, un modo
per ripristinare una situazione violata in sfregio di
qualsiasi diritto costituzionale. Una decisione del
tribunale di Roma datata 9 Dicembre 2002 ha disposto
anche per via giudiziaria il reitegro di Michele Santoro
e della sua redazione ma, a sei mesi di distanza da
quella sentenza i tempi per un effettivo reintegro sembrano
ancora molto lontani, così come nello stesso
tempo sembra davvero impossibile riprendere seriamente
un percorso verso il pluralismo e la libertà
nell’informazione, almeno se permane l’attuale
situazione politica italiana, più attenta a garantire
i privilegi piuttosto che difendere i diritti costituzionali
che dovrebbero essere patrimonio di tutti i cittadini
italiani.
Per
visualizzare il rapporto completo: http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=324
(pagine in francese)
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