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"L'invenzione della solitudine" di Tatjana La Paglia

"Se da vivo cercavo un padre, sento ancora il bisogno di cercarlo da morto (...)
l' unica differenza è che mi manca il tempo".
Un viaggio nei ricordi quello di Paul Auster, un ritratto in bianco e nero, dal tono
distaccato, di un "uomo invisibile", il padre, che visto dagli occhi disincantati del
figlio, ci appare come "un turista nella sua stessa vita (...) un blocco di spazio
impenetrabile in forma di uomo".
Filtro, quello della memoria, che separa nettamente i sentimenti, gli affetti, dal
susseguirsi di eventi... attimi incontrollati che sembrano mossi dalla forza del
vento: non un'emozione, non un brivido in più.
Il testo apre uno squarcio nell'esistenza dell'autore, dal quale esce prepotente
l'immagine di un padre disilluso, anaffettivo, incapace di dividere con gli altri
persino la propria noia.
Un pensiero nostalgico, tuttavia, che delinea l'impossibilità di un uomo di accettare
la realtà della fine di un percorso.
"Per tutta la vita restò altrove, fra un posto e l'altro. Ma mai esattamente quì.
E neanche proprio là".
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