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Emergency
a Siracusa di Piero
Buscemi |
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24
marzo 2003. Una delle sale del Palazzo Impellizzeri,
recentemente
restaurato, è stata occupata per una finalità
"non mondana" della città di Siracusa.
Erano le 16,30 quando un gruppo di giovani sotto l'effigie
di Emergency,
si è ufficialmente costituito.
Non farò i nomi dei responsabili dell'iniziativa,
né quelli degli ospiti
che sono intervenuti con testimonianze personali, né
tantomeno dei politici
presenti, solo per una questione etica legata alla moltitudine
di persone
lasciate nell'anonimato dalla didascalia "vittime
di guerra" o "effetti
collaterali", come qualche sadico ha preferito
definirle.
Con leggero ritardo, dovuto alla sistemazione del pubblico
accorso in massa,
che ha dimostrato come il fenomeno "guerra"è
sentito e vissuto con
preoccupazione, anche in una città che come Siracusa,
si trascina la fama del "passivismo culturale",
la presidentessa di Emergency, stretta collaboratrice
del
fondatore, ha preso la parola raccontandoci i momenti
di sconforto alternati a quelli di gioia che hanno riempito
questi quasi nove anni dalla nascita dell'associazione.
L'ha fatto con la sincera modestia
di chi con i fatti, ha lasciato le accuse
nei dibattiti dei falsi giudizi, nelle cartelle serrate
dagli appunti degli
ipocriti.
L'ha fatto con la spontaneità di chi, chiamato
dall'appello di solidarietà
lanciato da un "povero pazzo", non si è
preoccupato di rispondere, ma è
partito senza conoscere la destinazione e il compito
da svolgere.
L'ha fatto custodendo nei ricordi l'appello di quel
povero pazzo, che
piuttosto che farsi i cazzi suoi in quel di Milano
con l'attività del chirurgo
luminare da esporre nei programmi di medicina dell'etere,
ha lasciato
tutto e tutti per andare negli angoli di morte del
pianeta, a ricucire anatomia
umana, e per ringraziamento, è stato costretto
a trovare giustificazioni alle indifferenze dei suoi
accusatori.
L'ha fatto. Senza pretendere gli applausi per il suo
coraggio.
La parola poi è passata
ai canuti capelli di un'altra donna (ometto anche
qui il nome) che con fermezza ci ha ricordato i messaggi
"enigmistici" della
pseudo-sinistra italiana che dalla ceneri delle sparate-a-zero/smentite
della psuedo-destra italiana, come un moderno Giotto,
ha superato da un
pezzo, il Cimabue che comanda.
Ci ha informato della posizione controcorrente assunta
dall'amministrazione
comunale di Siracusa, notoriamente di centro-destra,
e dell'atto di
spregiudicatezza compiuto con l'esposizione della
bandiera iridea della Pace dal
balcone di Palazzo Vermexio.
La sera stessa ho passeggiato sotto "quel balcone"
e pure ammettendo la
presenza della penombra delle luci della piazza, non
sono "riuscito" a
vederla.
Il culmine dell'evento si è
raggiunto quando un "vero" prete ha esposto
le ipocrisie dell'essere "solidale". Ci
ha parlato intercalando italiano
e dialetto, per coloro che avessero avuto problemi
di comprendonio, di
normalità e semplicità nel realizzare
atti di altruismo, senza ergersi a San Morandi, San
Totti o altri santi minori che intascano miliardi
e poi ti invitano
alle partite del cuore.
Riflessivo il momento in cui due ragazzi, uno curdo
e l'altro iracheno,
ci hanno regalato l'unica verità che ancora
si stenta ad ammettere:
<< Il nemico non è Bush o Saddam o Bin
Laden. Il nemico è la GUERRA>>.
Ultime considerazioni. L'incontro
è stato disturbato dalla presenza di qualche
esponente sindacale e di qualche politico in carica
a fare da avvoltoi
per rassicurarsi che il gruppo non vada da solo, senza
provare a
convincersi
che gli astanti stavano in Emergency solo per umana
solidarietà. Senza
tessere di partito.
Anche perché, prima che queste manifestazioni
spontanee invadessero le
piazze, ho provato a vedere dove fossero i "politici",
ma anche quella volta, la
penombra mi ha remato contro...
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