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LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL LANCIA LA CAMPAGNA
IO NON DISCRIMINO


"L'articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti umani afferma solennemente che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Ma la realtà di ogni giorno è che non tutti gli esseri umani
sono eguali in dignità e diritti" - ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, presentando questa mattina a Roma una nuova campagna annuale dell'associazione sul tema
della discriminazione.

La campagna, intitolata IO NON DISCRIMINO, intende denunciare le varie forme di discriminazione per motivi di origine etnica o nazionale, status sociale o economico, colore, genere, orientamento sessuale, lingua, religione, cultura, opinione politica che annullano o mettono a rischio i diritti e la dignità di milioni di esseri umani nel mondo.

"La discriminazione è un attacco al cuore del principio fondamentale che i diritti umani spettano a ciascun essere umano, senza distinzione. Il diritto a non essere sottoposti a forme di discriminazione è sancito dai
più importanti accordi di diritto internazionale. Eppure, ogni singola violazione dei diritti umani che Amnesty International denuncia da oltre quarant'anni può essere vista come un prodotto della discriminazione. Lo
sono state anche le peggiori tragedie di questi ultimi anni, dalla Bosnia al Ruanda, dal Kossovo a Timor Est" - ha detto Bertotto.

La discriminazione, come si legge nel rapporto presentato oggi alla stampa, "incombe sulla vita quotidiana della maggioranza degli abitanti del pianeta: codificata nella legge, applicata nell'amministrazione della
giustizia, riprodotta in versione estrema nelle guerre, praticata dalle forze dell'ordine, amplificata dagli stereotipi del mondo dell'informazione".

In alcuni casi - come nei confronti degli aborigeni in Australia, delle popolazioni indigene nel continente americano, dei dalit in India, dei rom in Europa, delle minoranze etniche in Cina e dei curdi in Medio Oriente -
la discriminazione assume un carattere sistematico.

"La rappresentazione più estrema della discriminazione si manifesta durante i conflitti armati su base nazionale o etnica: qui l'altro diventa avversario, nemico da eliminare in un crescendo di odio organizzato che non risparmia neanche i bambini e che si accanisce particolarmente contro le donne, vittime di piani sistematici di violenza sessuale" - ha sottolineato Bertotto.

Amnesty International ricorda inoltre che all'indomani dell'11 settembre 2001 numerosi governi - tra i quali quelli di Gran Bretagna e Stati Uniti - hanno introdotto legislazioni che, in nome di una presunta maggiore
sicurezza, hanno dato vita a una "giustizia di seconda classe", discriminatoria e sommaria. Secondo Bertotto, "in molti paesi l'obiettivo della 'sicurezza a tutti i costi' si è trasformato in un pretesto per
colpire gli oppositori e le minoranze e giustificare limitazioni alle libertà fondamentali e gravi violazioni dei diritti umani. Siamo davvero convinti che un mondo in cui a milioni di persone sono negati i
fondamentali diritti umani, primo tra tutti quello alla stessa sopravvivenza, possa essere reso più sicuro con leggi repressive, l'uso della tortura e interventi militari?".

L'Italia, come sottolineato anche dalla Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza, non è affatto estranea al problema: la discriminazione si esprime attraverso pregiudizi sociali, atti di violenza
da parte delle forze dell'ordine, propaganda razzista, antisemita e xenofoba. "Non aiutano certo a contrastare la discriminazione le parole di chi, anche all'interno delle istituzioni italiane, tende a minimizzare il
fenomeno o, peggio, lo alimenta attraverso affermazioni xenofobe e intolleranti. Lo stesso vale per le leggi, come la cosiddetta Bossi - Fini, che sottovaluta la questione dell'asilo politico come problema di diritti
umani, impedisce di fatto l'esercizio del diritto d'asilo e colpisce i diritti di persone vulnerabili condannandole a una condizione di discriminazione e al rischio oggettivo di subire ulteriori abusi e
persecuzioni".

Davide Cavazza, responsabile della campagna IO NON DISCRIMINO, ha illustrato il calendario delle prime iniziative, tra cui, in particolare, la "Settimana dei diritti umani", in programma a Padova dal 28 aprile al 4
maggio, nel corso della quale la Sezione Italiana di Amnesty International organizzerà mostre, spettacoli e convegni sul tema della discriminazione.

Cavazza ha inoltre presentato una petizione nazionale che l'associazione intende far sottoscrivere a milioni di persone in tutta Italia oltre che a enti locali, esponenti politici, rappresentanti del mondo della cultura e
dello spettacolo. Chi la firmerà si impegnerà "a contrastare ogni forma di discriminazione e a rispettare e tutelare l'uguaglianza e la dignità di tutti gli esseri umani".

Durante la campagna, sarà possibile sottoscrivere su www.amnesty.it appelli in favore di vittime della discriminazione e per l'adozione, a livello nazionale e internazionale, di legislazioni che mettano al bando la
discriminazione in tutte le sue forme. I primi appelli riguarderanno Ecuador, Federazione Russa, Mauritania, Nigeria, Repubblica Popolare Cinese, Siria / Italia, Stati Uniti d'America e Turchia.

Bertotto ha concluso ricordando che la discriminazione non è confinata unicamente all'interno delle istituzioni dello Stato ma può mettere radici in ogni settore della società. "Contribuire a porre fine a tutte le forme
di discriminazione è compito di tutti. Ognuno di noi può diventare protagonista di campagne contro il pregiudizio, l'ingiustizia, il bigottismo, la xenofobia: campagne per informare, per dare solidarietà alle
vittime, per assisterle sul piano legale e su quello della riabilitazione psico-fisica. La campagna IO NON DISCRIMINO può rappresentare la speranza
per milioni di persone per le quali dove c'è discriminazione non vi è libertà, non vi è giustizia, non vi sono diritti umani".


Roma, 19 marzo 2003

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:

Amnesty International - Ufficio stampa
Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

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