Homepage di Girodivite

Home | Archivio | Rubriche | Dossier | E.Mail | Cerca | Redazione

 
Interviste

Intervista a Giulietto Chiesa
In occasione della presentazione di Megachip a Catani, l'osservatorio italiano sui media, abbiamo intervistato Giulietto Chiesa, presidente dell'associazione e inviato di guerra de "La Stampa", a confronto su media, guerra e comunicazione


di Alessandro Calleri
In una tua recente intervista affermi che la guerra è ormai stabilita, si farà comunque, cosa possiamo immaginare per le prossime settimane, qual è lo scenario che dovremo aspettarci

Nelle prossime settimane gli americani attaccheranno l’Iraq sia che ci sia l’autorizzazione della nazioni unite sia che non ci sia. La mia riflessione deriva dall’analisi del fatto che l’attuale gruppo dirigente degli stati uniti ha bisogno della guerra, ne ha bisogno perché l’america è in crisi, è in una drammatica crisi politica. La globalizzazione americana è fallita e questi venti anni di presunto sviluppo mondiale hanno portato il mondo in un vicolo cieco. Il meccanismo americano presuppone una disparità nella distribuzione del reddito intollerabile nel mondo, ma soprattutto presuppone la prosecuzione indefinita di un sistema di rapina che non è compatibile non solo con la povertà del mondo, ci sono circa cinque miliardi di persone su sei che non sono in condizioni di sopravvivere, ma soprattutto presuppone un conflitto inesorabile con la natura stessa, cioè con le condizioni di vita del nostro pianeta. Quindi avendo perduto l’egemonia da un punto di vista economico gli Stati Uniti hanno bisogno di ricostituirla con una militarizzazione del sistema che consenta un rilancio delle spese militari, il controllo totale sulle risorse energetiche ma soprattutto un dominio imperiale. Di questo sono perfettamente consapevoli i politici di cui l’America ha bisogno per mantenere il suo dominio, quindi non ci sono vie di mezzo. Se l’America non fa la guerra dovrebbe riformare se stessa, come ha scritto Gorbaciov dovrebbero fare la perestroika dell’america, ma non sono ne capaci di farlo ne hanno voglia di farlo.

Tra le possibili soluzioni quella dell’esilio di Saddam sembra più una barzelletta che una reale soluzione politica, ma qual è il reale futuro possibile per l’Iraq?

L’eventuale futuro dell’Iraq si individua in un protettorato americano con un controllo diretto sulle sue risorse energetiche, cioè 112 miliardi di barili di petrolio. Il futuro dell’Iraq è questo, il protettorato, un ritorno, in parole povere, all’epoca coloniale con un governa dettato dall’esterno, dipendente. In buona sostanza per l'Irak non ci sarà nessun futuro, in questo modo gli americani non fanno altro che incrementare la diffusione del terrorismo internazionale perché, quale che sia la loro valutazione, questa guerra produra un ulteriore avvitamento dell’odio contro gli Stati Uniti, un odio generalizzato in tutto il mondo arabo, parliamo di un miliardo di persone. Loro sanno benissimo che in questo modo destabilizzano tutta l’area e destabilizzano tutto il mondo arabo e musulmano. Penso però che siano consapevoli di questo, più o meno sarà quello che pensano di poter ottenere. Non sono interessati ad una stabilizzazione o a nuovi equilibri, l’attuale gruppo dirigente degli Stati Uniti è interessato invece ad una perenne tensione perché solo attraverso una permanente tensione e la paura diffusa in tutto l’occidente possono procedere alla militarizzazione dell’economia americana e prepararsi così al grande scontro con la Cina. Se si prevedesse un futuro di equilibri gli americani avrebbero già abbassato di molto le pretese ma siccome hanno bisogno di squilibrio lo stanno creando e lo creeranno nel corso di diversi anni, tanto è vero che questo è l’unico modo con cui è possibile spiegare la frase pronunciata più volte da Dick Cheney secondo il quale stiamo per entrare in una guerra che durerà trent’anni.

Parliamo di Megachip, l’osservatorio Italiano sui Media, quali sono gli obbiettivi dell’associazione.

Aprire una discussione con le forze democratiche italiane sul ruolo dei media nella trasformazione della vita politica di questo paese. Io continuo a rilevare che le forze dell’opposizione non hanno ancora capito niente del sistema della comunicazione, salvo rare eccezioni. Tant’è vero che il centro-sinistra quando è stato al governo, ha fatto fare alla televisione pubblica esattamente quello che fanno le reti private di Berlusconi. Questo dimostra che non hanno nessuna idea dell’importanza del problema e della grave situaziona che il monopolio produce per la democrazia italiana. Megachip è uno strumento per aprire una discussione politica, tra le forze non si rendono conto che sono manipolati e che siccome manipolare un’intera popolazione significa di fatto alterare la democrazia di un paese io penso che Megachip come strumento di autodifesa collettiva dei cittadini diventa un importante momento di discussione attraverso cui potremo salvare la nostra democrazia. Quindi una cosa un po’ più ampia della democrazia nella comunicazione ma una proposta di battaglia politica per cambiare il terreno della politica sulla comunicazione e cioè per cambiare il terreno della nostra democrazia e riportare l’Italia all’interno dei confini Costituzionali attuali dai quali è stata portata fuori con l’inganno e la violenza.

Trascendendo il panorama nazionale delle “comunicazioni”, cosa possiamo dire invece delle dinamiche locali in cui spesso, le distorsioni appaiono più accentuate, è possibile aprire la soglia del conflitto a livelli più bassi di quello rappresentato dallo scenario nazionale? A Catania con il gruppo ciancio che domina i media locali penso che rappresenti un caso clamoroso….

La Sicilia rappresenta una caricatura, l’italia rappresenta una caricatura da un punto di vista mediatico perchè è un paese dove un uomo solo detiene sei televisioni contemporaneamente e che nello stesso momento capo è del governo, un’assurdità incredibile, ma qui in Sicilia esiste un’altra assurdità, esiste un altro monopolio, un monopolio dentro il monopolio, con un’altra persona che ha in mano tutti i mezzi di comunicazione locali e regionali. Io ritengo che l’azione di megachip si sposa benissimo con questo genere di situazione, bisogna rompere questo monopolio, significa di fatto che la popolazione dovrebbe iniziare a dotarsi di strumenti per cominciare a contestare questo tipo di sistema della comunicazione, come ad esempio costituire dei nuclei di lettori dei giornali di questo monopolista (Mario Ciancio, ndr.), a cominciare dalla scuole. Bisogna leggere i suoi giornali e vedere come eroga l’informazione e, nel caso in cui vengano raccontate delle bugie o delle distorsioni bisognerebbe assolutamente metterlo in mutande di fronte ai suoi stessi lettori, proprio come Megachip cerca di fare a livello nazionale, creare dei luoghi dove si inizia a ragionare sulla comunicazione.

Come è cambiato di fatto il lavoro giornalistico e l’ambito della comunicazione in generale grazie all’uso delle nuove tecnologie.

Internet è un grandissimo strumento per gli specialisti e per coloro che si occupano di informazione e comunicazione, per gli scienziati, per tutti coloro che hanno “attività professionali raffinate”, consente di mettersi in contatto con il mondo e rappresenta certamente un grande balzo in avanti, siamo certamente di fronte all’inizio di una grande rivoluzione tecnologica che introdurrà altri cambiamenti. Bisogna anche dire però che la rete non risolverà certamente il problema dei media. Milioni di persone non andranno mai su internet, milioni di persone andranno per giocare su internet, milioni di persone andranno in rete per occuparsi dei loro hobby o per inseguire specifiche informazioni ma la formazione dell’opinione pubblica avverrà nel lungo tempo attraverso i sistemi di comunicazione di massa che sono indubbiamente più comodi, la gente schiaccia un pulsante e guarda comodamente la televisione, non si può pretendere da tutti di diventare mediattivist. Questo errore lo fanno appunto molti dei mediattivisti attuali i quali scambiano la realtà per quello che c’è sullo schermo, non è così e non lo sarà mai. Se pensiamo che internet sia uno strumento di comunicazione allora sono pienamente d’accordo, io lo uso come strumento di organizzazione per comunicare con gli altri, per scambiare le informazioni che mi consentono di uscire dalla rete e di fare Genova, di uscire dalla rete e di fare Firenze. Chi pensa che la rete rappresenta la zona della libertà vive una cantonata colossale e questa è una delle ragioni per cui nasce megachip. Possiamo ipotizzare che tra cento anni forse le cose saranno diverse e la rete acquisirà dei valori aggiunti rispetto a quelli attuali ma attualmente io vedo purtroppo che lacrisi politica che matura con la guerra non maturerà nei prossimi cento anni ma maturerà nel corso di questa generazione, quindi al momento bisogna lavorare fuori dalla rete per vincere la battaglia sulla comunicazione nella società in tutta la sua articolazione.

Giro Mailing List
Nome
E.mail
Tieniti aggiornato sulle prossime uscite e sulle iniziative di Girodivite
Iscriviti
Cancellati

Cerca in "giro"
Cerca nel web
powered by FreeFind

Indietro | Girodivite è on-line dal 1994 | Info | Disclaimer | Contatti | Redazione | Stampa | Invia | Up |