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Interviste

Librino è bello intervista ad Antonio Presti di Pina La Villa


Una favola come progetto, o progetti come favole. Ieri sera l'intervista ad Antonio Presti, raffreddatissimo, una sciarpa scura attorno al collo, in una delle stanze che inaugurate il 18 dicembre presso Stesicorea, la casa museo voluta dall’associazione fiumara d’arte.
C'è chi le favole le racconta, costruisce la trama, sceglie i personaggi, poi l'intreccio si aggroviglia, si sviluppa, appaiono nuovi personaggi, nuovi sfondi, si percorrono strade poco battute, si superano ostacoli …Nel frattempo è stato creato un mondo. Il bello della favola è proprio questo. La creazione di un mondo che prima non c'era, che prima non era immaginabile, neanche da chi si accingeva a raccontare la favola.
Così sono i progetti di Antonio Presti, così è il progetto di Librino che ci siamo fatti raccontare. Ed è stato come ascoltare una favola, ma una favola che si realizza, che si è in parte realizzata, che attende nuovi, interessanti sviluppi…

Possiamo già fare una storia della tua iniziativa su Librino? Quando è iniziata l'avventura?

L'avventura di Librino è nata con un atto di rinuncia, che era la rinuncia alla forma, alla rappresentazione della bellezza.
Quando io mi sono trasferito a Catania ho chiesto a quella forma un atto di rinuncia e ho fatto il cero di Antonio PrestiArnaldo Pomodoro. Ho consegnato al fuoco l'annullamento di quella posizione…è stato un momento estatico tanto potente e tanto forte da impaurire e quindi da sorriderci su ma questo andava fatto e io lo sapevo cosa dovevo fare e io dovevo fare Librino perché dal cero di Pomodoro, da quell'atto di rinuncia della forma rinasce la bellezza. La bellezza rinasce non come rappresentazione del suo essere bello ma nell'affermare la tua bellezza, questo è il terz'occhio. Allora noi a Librino non siamo andati a fare tante opere di forme, strutture e di rappresentazione della bellezza. Figli di quell'atto di rinuncia, siamo andati a spiegare che cos'è la bellezza - tu sei bello - quindi un lavoro sulla coscienza, sullo spirito, nelle scuole, lo spirito del luogo, lo spirito di Librino. Facendo rinascere lo spirito del luogo in quel luogo rinasce la possibilità del divenire.
Attraverso le varie iniziative fin qui realizzate - il treno dei poeti, i poeti a Librino, il chilometro di tela, la casa dei poeti in Piazza Stesicoro, che si rinnova ogni anno e che quest'anno ha per titolo EXTRA-ordinario stiamo affermando che il valore, a Catania, per un impegno civile, è essere Librino. La società, nel senso di polis, di appartenenza, ha dimenticato l'essere valore delegando e facendosi rappresentare in quanto tale da una classe politica che governa il nulla. La politica, errore gravissimo, si è allontanata dall'anima, dallo spirito del cittadino, dalle esigenze della signora che non può salire nel palazzo di diciotto piani perché l'ascensore è rotto, e quindi è in una condizione di arresti domiciliari…ecco, la politica questo non lo sa, non gli interessa. Non sa, la politica, che quando lascia 100.000 persone in uno stato di disagio, in una posizione di malessere è tutta una catena di male, cioè…"Librino fa schifo…", "la gente di Librino fa schifo…", "è tutto brutto…". Io sto vedendo - io parlo da straniero - che il 99,9% dei catanesi - sembrerebbe impossibile, ma è reale - non conosce Librino, non è mai andata a Librino. Una società, una città, una polis che non riconosce il territorio di 100.000 persone, 100.000 cittadini… o Librino è un'altra città e allora si fa comune a sé, o, se è Catania, un catanese ha il dovere di andare a conoscere…Se conosci un luogo lo rispetti e se vedi che è un po' a disagio, da cittadino, lo aiuti, non lo rimuovi. E allora qui c'è stato un atto di rimozione.

A proposito di rimozione, tu non credi che, oltre ad aver rimosso Librino, Catania abbia rimosso anche le tue iniziative, quello che tu stai facendo a Librino? O è cambiato qualcosa nell'atteggiamento della città?

No, no, non è cambiato nulla. La città è completamente assente, ma è assente nella coscienza. La città in questo momento - non in quanto istituzione, politica ma in quanto anima della città - la città sta vivendo un momento di grande implosione interiore e allora c'è un passaggio di consegne generazionale che ha dei minimi comuni denominatori che partono da Sant'Agata e finiscono all'Etna. Ma nella coscienza la città non ha vissuto il suo divenire. La somatizzazione della cenere a Catania è come un volere ridare a quello spirito un seppellimento, una copertura di spirito, la cenere sulla città è una copertura spirituale, non è un'eruzione benefica. Nei miei riguardi - io non ho il rapporto con la città, nel senso di cittadino catanese, ma di straniero "obiettore" - la città si è comportata da catanese a catanese cioè pensando che io fossi un catanese e quindi ha naturalmente manifestato tutto il suo potere, in questo caso cioè l'isolamento… la prova… Come se io dovessi dimostrare - a chi e a che cosa? -. Eppure io non devo dare conto di qualcosa di particolare, mi sembra, io non ho un esame da superare qui a Catania. Le risposte le conosco, ma queste risposte non le hanno dato altri, chi non ha superato l'esame sono altri. Io per esempio non sto togliendo niente a nessuno, anzi sto aggiungendo un valore culturale alla città, che è una città provinciale, molto chiusa, una città di provincia. La città deve ridiscutersi, nel suo valore, non è più il tempo del pub come movida in quanto birra. La movida è un qualcosa che è in quanto pensiero, in quanto azione, in quanto fatto: qui ci siamo fermati a una movida che è finita come birra. E allora noi come generazione abbiamo un dovere etico di affermare anche valori di coscienza, se ne abbiamo. Se la nostra generazione non manifesta questo valore vuol dire che non ce l'ha, chiaramente, e parlo dei quarantenni cinquantenni, come generazione matura. Nei miei riguardi c'è stato l'isolamento - è pazzu, picchì u fa. Una cosa che mi rattrista moltissimo: ogni volta che succede qualcosa di violento a Librino, tipo lo scippo, il ragazzo che spara dal balcone, un qualcosa di negativo che succede a Librino, io ricevo tante telefonate - da catanesi - che mi dicono - sai - come per dire "perché continui" - a Librino hanno scippato a uno, è uscito sul giornale e ti abbiamo pensato - E io mi domando, ma scusa…non è che le sorti di Librino…non ho la bacchetta magica, non sono maga maghella, io sto facendo il mio lavoro culturale, di politica culturale, questo è chiaro…
L'unico motivo, l'unico valore per cui io sono a Catania, si chiama Librino. Per me Librino è un valore, non è la periferia, non è un qualcosa da recuperare, è un mio valore. in quanto è un mio valore io metto al servizio il mio essere valore per Librino e quindi io faccio questo… Quando questo si afferma crea distanza e quindi nessun aiuto economico, nessun aiuto a livello politico, anche solo un "grazie"… io sono l'unico privato che pensa di essere venuto a Catania da più di cinque anni che ha donato grande passione senza aver tolto niente a nessuno, senza soldi per il nome di una città, per una città che si chiama Librino e non aver avuto mai detto manco grazie… rispetto sì, ma rispetto degli amici, rispetto delle persone … ma della città in quanto città un grazie non c'è stato: Ma l'amore, siccome vive di una condizione che è di grazia…ringrazia [ride] si autoalimenta.

Da quanto è in atto il progetto Librino è bello?

Due anni…abbiamo iniziato simbolicamente col treno, col cero e tutto…ma l'azione territoriale è due anni. Mi è sembrato doveroso oltre che contattare tutti i condomini, farsi conoscere eccetera, andare veramente nelle case della gente, quindi andare nelle scuole e quindi il lavoro didattico…per esempio l'anno scorso Librino, e questo nessuno lo vuole dire e nessuno ha il coraggio di dire, perché dire questo significa sconfessare tutto quello che normalmente si dice su Librino, l'anno scorso la scuola è stata la prima scuola in Italia ad avere un progetto culturale così importante e così sostenuto…perché ha avuto la presenza e il passaggio di grandi poeti …che nessuna scuola in Italia ha avuto - e allora paradossalmente la didattica a Librino, per esempio, è ai primi posti perché la cultura si riafferma come valore. Non è la zona a rischio qui in zona B, C2…ci sono gli insegnanti di Librino che non si vogliono più trasferire.

Noi abbiamo una responsabilità a starcene chiusi nelle gallerie nei musei anche questa è una indicazione per il mondo dell'arte, di rivedere il concetto di contenitore di museo , di scatola, di galleria e di libreria. Un museo tu non puoi farlo a Librino o prendere un palazzo e fargli una galleria di quadri, non funzionerebbe, cambia un modo di pensare il museo non c'è più la proprietà privata dell'opera d'arte che significa io ne posso fare mille vale cento milioni la brucia perché la brucio perché ho la possibilità di farne cento non ti metti là a fare il quadretto lo metti nel museo e non lo vede nessuno e tutti si chiedono che significa e tutti si chiedono che significa perché l'arte quando ha avuto la domanda che significa vuol dire che l'arte non toccava le corde dello spirito. Quando tu fai un arte che tocca tutte le corde dello spirito, passa ed è il suo lavoro. E allora il lavoro che l'arte fa a Librino è un lavoro spirituale tutto quello che si farà a Librino toccherà sempre le corde dello spirito. Qui in questa casa verranno 5.000 bambini di Librino caricheranno la casa di energia potente. Tu credi che se passano 5000 bambini da questa casa in quattro giorni io non mi carico di energia potente, per amare ancora di più Librino? E' chiaro, mi innamorerò di più e donerò sempre di più amore. Ora infatti siamo passati dall'informazione "Librino è bello" all'affermazione “io amo Librino”. Ogni catanese quando passa legge "io amo Librino" prima risposta della coscienza : ma a te che cazzo ti interessa di Librino? se lo ami non lo ami? Seconda mozione della coscienza è: ma scusa perché non ami Librino? Chi tti ficiru? Ma allora sei stronzo? E allora nasce la domanda: la domanda che nascerà a ogni catanese che passa è se lo amo o non lo amo. Se non lo conosci non puoi dire fa schifo. Prima vai . Andare a conoscere un luogo è il primo atto di rispetto e poi si discute e poi si discute su cosa fare tu fai qualcosa io ne faccio un'altra si porta la vita e diventa una città nuova, una città, la politica faccia il suo lavoro, faccia la fogna, porti gli uffici, no? Tu lo usi per trasformarlo.

La risposta di Librino alle tue iniziative?

Quando chi va straniero in un luogo si pone in una posizione di rispetto la risposta è di rispetto. Certo io non conoscerò tutte le persone di Librino, però una persona che parla di un luogo in maniera positiva Quando i bambini che vengono qui torneranno nelle famiglie diranno che hanno visto un luogo al centro di Catania dove c'è scritto “Io amo Librino”. E' una testimonianza bella, autentica, non c'è mistificazione. L'unica perplessità, giustamente, che queste persone possono avere rispetto a un progetto come questo è non che non lo capiscano - questa è una presunzione -. L'unica difficoltà giusta che loro hanno rispetto a questo fare è se tu lo fai. La perplessità non è nel capire, è se lo fai… e siccome di cose dette e promesse e fatte ce ne sono state poche , allora giustamente dicono "pi ku u fa" pensando che io posso essere un politico. Io l'ho detto chiaramente, io non sono venuto a Catania per cercare voti, non ho nessun interesse di essere al servizio di un assessorato o di una sindacatura, non ho interessi elettorali. Io fatto Librino andrò via da Catania, non ho interesse a restare in città a specularci sopra, non ho questo fine. Il mio è speculare rispetto all'anima e se l'uomo specula rispetto all'anima non c'è niente di male, non interferisco con gli interessi della città, non mi interessano, non sono al servizio di un denaro, quindi non sono al servizio di un potere, sono al servizio di uno spirito. Quindi faccio questo. E la gente di Librino penso che piano piano si renderà conto che quando sentirà parlare dell'arte, della cultura, degli artisti…sono delle persone semplici, magari un po’ strambe un po’ così… però sono delle persone che se assumono un impegno, è un pegno. E tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso per Librino lo stiamo rispettando.


Anno dopo anno, nonostante che da questa parte della città c'è un silenzio e un'indifferenza e un'assistere a una prova che non capisce che cos'è l'esame, perché non ho un esame io da superare, qui a Catania perché io peraltro provengo da una storia dove già gli esami sono stati abbondantemente superati e collaudati. Collaudato dall'esame di Fiumara d'Arte - quella solitudine e quell'indifferenza non nuoce ma alimenta - poi il fatto di donare un museo anche al carcere di Bicocca mi pare una cosa giusta. Alla fine quando questo museo sarà realizzato non è che voglio donarlo a un'istituzione pubblica come il comune o altro, vorrei donarlo proprio a ciò che è ritenuto il male, all'uomo che ha sbagliato. Mi piace che quando, ecco, quest'uomo esce dal carcere dopo aver espiato una colpa, una pena, non venga più anche lui visto come ex detenuto e anche lui da recuperare, ma diventa attore di bellezza. Quindi mi piace molto l'idea di vedere questo museo gestito da una cooperativa di ragazzi a rischio, anche del carcere femminile, perché non si parla mai del carcere femminile…non è mai visto , come se non esistesse…nessuno le pensa né come donne né come carcerate…
E' un po' un miracolo di Sant'Agata laico, un devoto della santa è soltanto bello. Questa è la circolarità dei tutto il progetto. In fondo, in principio i vasi erano comunicanti… poi noi li abbiamo interrotti per presunzione…

La prossima fase? Tu parlavi di grandi personaggi che verranno …

Adesso il progetto deve diventare internazionale deve far conoscere Librino a livello internazionale, faccio il viaggio in Sicilia, faccio il grand tour e invito i nove più grandi scrittori del mondo, ogni scrittore parte da una provincia, da Palermo, da Trapani, da Siracusa. Tutti i viaggi del grand tour hanno in comune che ogni scrittore partirà da una periferia e l'ultimo giorno lo scrittore sbarca sempre a Librino, perché Librino scegliendo la bellezza viene sigillata nel grand tour di Sicilia. Quindi io ti faccio un grand tour di Sicilia con i nove più grandi scrittori che sigillano Librino come quella periferia che scegliendo la bellezza rinasce a vita, quindi una botta storica .

E questo comincerà a Gennaio…

A Gennaio facciamo il tour. Poi lo scrittore… il grand tour non è un grand tour iconografico, Per esempio, Trapani sarà vista dai tunisini. Caltanissetta facciamo dalla miniera di Floristella al petrolchimico di Gela, un viaggio sulla classe operaia del post industriale, com'è la realtà dove è passata l'industria, uno schifo, una tragedia. Ad Agrigento una risposta culturale sull'acqua in Sicilia… e voglio affermare che l'acqua c'è… vorrei segnare simbolicamente tutte le sorgenti di acqua di Agrigento… Ben Jalloun, Gunter Grass, Vasquez Montalban, Arundathi Roy, Paco Ignacio Taibo, Jonathan Coe...

Io penso che in questo momento anche per le nuove generazioni bisogna dare una via anche concreta di un fare. Non possiamo stare ancora ad affermare che questa è una società senza valori, io non me la sento. Certo Alla fine saranno 5-10 anni di lavoro, però se con 5-10 anni di lavoro serio, onesto riesci a contribuire ad accelerare un fenomeno di trasformazione, perché non farlo? qual è il tuo lavoro? Questo è il lavoro della cultura…

Link:
www.librino.org
www.ateliersulmare.com
stesicorea.interfree.it

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