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Girodivite - n° 59 / dicembre 1999 - Speciale 2000

Come ereditare il femminismo

di Ida Dominijanni, da ilManifesto, 21 dicembre 1999.

POLITICA O QUASI

Come ereditare il femminismo

IDA DOMINIJANNI

C he cosa rimane, che cosa è passato per le giovani donne di quel movimento quasi trentennale chiamato femminismo? E della politica delle donne in Italia, delle sue pratiche, delle sue parole, dei desideri che ha liberato? E che ne è, oggi, della scommessa di dare visibilità e valore alle relazioni fra donne, di farne il paradigma di un'altra politica?". Sono domande non nuove, e oggi urgenti, per la generazione che ha vissuto il femminismo degli anni '70, '80, '90. Nuovo è che, sul numero 44-45 della rivista "Via Dogana", a porsele siano invece alcune giovani ventenni o giù di lì di oggi: le eredi potenziali del femminismo o, come loro si battezzano e "Via Dogana" titola, "le ereditiere". Il rovesciamento del cannocchiale, dalla vecchia alla giovane generazione, è fecondo: fa fare un salto al discorso, dal problema della trasmissione a quello della recezione del femminismo. Anche ricevere un'eredità infatti è un problema, salvo che per i parassiti; tantopiù se chi la trasmette non è morto ma vivo e vegeto. E per ereditare in vita, osserva Antonia De Vita, giovane laureata in filosofia con Luisa Muraro, bisogna capire "come sopportare il peso della ricchezza ricevuta, come praticare la gratitudine senza farsi immobilizzare dall'ingombrante presenza delle donne che ci hanno precedute" (è come ricevere in regalo una magnifica casa, aggiungono Laura Sebastio e Barbara Bertaiola, e non sapere cosa spostare e cosa tenere per farne casa propria). Problema principe per la vita di qualunque tradizione politica, che troppo spesso le tradizioni politiche hanno affrontato in modo velatamente autoritario, immaginando il rapporto fra generazioni o come copia conforme dell'originale o come ineluttabile rottura, senza mediazione "tra un voltare le spalle e l'eccessiva prossimità con l'origine".

V ia Dogana" cerca invece questa mediazione, e la indica in un intervallo fra le due generazioni femminili, un vuoto dove qualcosa che per le anziane era importante può cadere ("non tutto è ereditabile"), e qualcosa che è importante per le giovani può nascere, "un nuovo inizio, un'altra lettura, un'altra scommessa", scrive sempre De Vita. Non che sia facile: la rivista mette francamente in scena tutti gli attriti della comunicazione fra le due generazioni in questione. Pia Marcolivio, Giannina Longobardi e Anna Maria Piussi, tre "anziane" da anni impegnate nella pedagogia della differenza, mettono nero su bianco osservazioni e fantasie sulle "giovani", e non sempre sono rose e fiori, come del resto tutte sappiamo nei nostri luoghi di lavoro, manifesto compreso. Piussi parte anzi da tre dati negativi: le ventenni hanno poche notizie del femminismo, tendenzialmente ignorano il sapere delle donne e al solo sentir parlaredi differenza sessuale reagiscono con un bel rifiuto. Longobardi corregge il tiro: il problema è che le ventenni portano tutti i segni del cambiamento prodotto dal femminismo (migliore rapporto con la madre, libertà sessuale, rapporto più contrattuale e meno dipendente coi maschi, relazioni tenaci con altre donne, maternità come scelta e non come destino), e tuttavia non "sanno" il cambiamento, non ne hanno consapevolezza storica, pensano che sia piovuto dall'alto. "Una rivoluzione è avvenuta a livello profondo e si mostra nel comportamento che rivela la voglia e la sicurezza di contare nel mondo proprio come donne, anche se non con la chiarezza di come riuscirci - scrivono Piussi e Longobardi -. Ma la rivoluzione non è giunta al livello della coscienza, il conflitto fra i sessi non ha dimensione simbolica, il rapporto con la madre è lasciato in sospeso". Sarà perché, continuano, nel suo insieme "il tempo che stiamo vivendo è tempo di guerra, ma il conflitto politico fa fatica ad emergere". O anche perché, come riconosce la giovane De Vita, nel gran desiderio di esistenza sociale delle giovani rischiano di inabissarsi "il vissuto emozionale" e "il desiderio nella sua radicalità rivoluzionaria", e "erotismo e piacere rischiano di essere inghiottiti da progetti, doveri e responsabilità"?

 


Released online: December, 1999

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