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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 59 / dicembre 1999 - Speciale 2000

La guerra ONUSA-Irak

da ilManifesto, 17 dicembre 1999

GUERRA ALL'IRAQ

Desert Fox un anno dopo Saddam resta, l'Onu no

Sono le Nazioni unite la vittima dell'attacco voluto dagli Usa

- R. ZAN.

I l gendarme del pianeta e il suo ascaro europeo, rispettivamente gli Stati uniti e la Gran Bretagna, lanciarono un anno fa, nella notte fra il 16 e il 17 dicembre del '98, l'operazione "Desert Fox" sui cieli dell'Iraq. Nelle intenzioni degli aggressori - a cui Turchia, Arabia saudita e Kuwait misero a disposizione le proprie basi aeree - l'operazione rappresentava l'unilaterale punizione decisa dal più forte, in spregio all'Onu, per punire il presunto rifiuto di Baghdad di cooperare con gli ispettori dell'Onu inviati a verificare il disarmo iracheno. Il Pentagono disse di aver lanciato 524 missili durante 70 ore di offensiva martellante in cui sarebbero stati colpiti almeno 100 obiettivi iracheni, e definì l'operazione un successo.

A un anno di distanza gli ispettori non sono mai più tornati, Saddam Hussein resta saldo in sella e ieri, in occasione dell'anniversario, ha dichiarato trionfalmente che "grazie alla sua fermezza l'Iraq è diventato un esempio per il mondo arabo". Poi ha insignito con onoreficenze al valor militare i membri del suo partito unico, il Baath, e del Consiglio del comando della rivoluzione, l'organismo decisionale da lui stesso presieduto.

Il paese però porta ancora i segni degli attacchi di quei giorni che distrussero centrali di comunicazione, ospedali, scuole e case. Fu distrutto anche il palazzo di Hala, una delle figlie di Saddam. Gli iracheni affermano di aver ricostruito ogni mattone distrutto nell'incursione ma Baghdad è ancora piena di impalcature, il sud del paese ha le linee telefoniche danneggiate (dalla capitale è ancora difficile chiamare Bassora) e le trasmissioni radio e tv non hanno mai ripreso l'efficienza di un tempo.

In un anno, inoltre, l'embargo dichiarato per la guerra del Golfo ha continuato a mietere le sue vittime tra la popolazione irachena, embargo appena alleviato dall'accordo oil for food che sempre più faticosamente si è trascinato alla settima fase: due milioni di barili di crudo iracheno sono pronti a partire dal porto petrolifero di Mina al-Bakr. A parte una quota prefissata di petrolio pari a 5,2 miliardi di dollari al semestre (circa 10mila miliardi di lire) da investire in cibo e medicinali, all'Iraq è vietato ogni altra cosa, a parte la fame.

Il destino del paese si gioca sul tavolo del Consiglio di sicurezza. L'Onu non si è mai più ripresa dal terribile ceffone di "Desert Fox", e la credibilità del principale organismo politico mondiale da allora non ha fatto che precipitare. Ora la Francia ha rinviato all'ultimo minuto una riunione del Consiglio che dovrebbe rispedire gli ispettori Onu in Iraq e alleviare le sanzioni: Russia e Cina si asterrebbero, Usa e Gran Bretagna voterebbero contro, Parigi non sa che fare temendo rappresaglie contro le sue Elf e Total-Fina che già competono con i giganti americani. Pura diplomazia petrolifera, esercitata sulla pelle degli iracheni.

 


Released online: December, 1999

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