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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 59 / dicembre 1999 - Speciale 2000

Morti in carcere

di Rossana Rossanda, da ilManifesto, 15 dicembre 1999

LA MORTE DI MARCO

ROSSANA ROSSANDA

N on è tollerabile che un uomo di 37 anni entri venerdì a Regina Coeli e il lunedì sera sia portato di furia, collassato e disidratato, a morire fra due ospedali. E che a un mese di distanza, il ministro di grazia e giustizia Diliberto, che chiede giustamente di togliere il segreto a una tragedia nazionale di trenta anni fa, non abbia trovato opportuno dire come e perché è avvenuta la morte di un detenuto, che le sue strutture avevano in custodia.

Non si tratta di individuare l'ultimo anello della polizia penitenziaria e del Centro medico di Regina Coeli, sul quale scaraventare la responsabilità di quel che ha visto e non visto, fatto e non fatto. Si tratta di impedire che le strutture del carcere continuino a funzionare così.

Non deve succedere che la polizia penitenziaria, che ha l'ordine di scortare per primo colui che il tribunale assegna agli arresti domiciliari - e si presume che per un incensurato dotato di professione, domicilio e parenti, non occorrano duecento gazzelle - non lo faccia. Neanche se c'erano da fare altri cento trasferimenti, e non c'erano. C'era il ponte dal 30 ottobre al 1 novembre, questo c'era. Per Marco Ciuffreda si è trasformato in un sequestro.

Non è tollerabile che il Centro medico di Regina Coeli quando arriva una persona che cura la propria tossicodipendenza assumendo il metadone presso un Sert, glielo neghi. Chi ha deciso che il metadone, che altri carceri danno a chi ne ha bisogno, a Regina Coeli non si dà? Per quali ragioni si espone il detenuto all'inevitabile crisi di astinenza? E che cosa gli è stato propinato perché si reggesse in piedi al tribunale, senza urlare e dar la testa al muro, soffrendo come un cane? Sedativi, dicono, "in dosi discretamente forti". E bravi. Lo mandano in ipotensione, a collassare. Da quando? Domenica mattina un medico lo vede senza sensi, gli fa un'iniezione ma non lo ricovera in infermeria. Lo lascia in cella. Un collassato non dà fastidio. Nessun medico lo vedrà fino alla sera seguente, quando non resta che spedirlo in un ospedale perché non muoia in via della Lungara. E come, se vi arriva disidratato, denutrito, pressione a zero, e in crisi respiratoria? In un'ambulanza a terapia intensiva? Il primo ospedale non ha le strutture per far fronte, al secondo arriva in agonia.

Il solo a riconoscere la tragedia e dolersi con la famiglia - che la polizia penitenziaria non ha avvertito e cui neanche a morte avvenuta ha avuto la decenza di presentarsi - è stato qualche giorno fa il dottor Caselli. Ma che cosa intende fare perché l'istituzione che detiene la gente, giorni festivi inclusi, si permetta di non custodirne né i diritti né la vita durante i ponti vacanze? E che cosa aspetta per trasferire i Centri medici del carcere al ministero della sanità?

Perché è una vecchia storia, di competenze, di finanziamenti, di corporazioni. Se ne occupino anche i deputati, e subito, prima che in galera ne muoiano altri. Perché succede. Marco Ciuffreda è stato soltanto il più visibile.

 

 


Released online: December, 1999

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