Logo Girodivite: vai a notizie sulla redazione
articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

***** ***
Girodivite - n° 59 / dicembre 1999 - Speciale 2000

Venezuela e elezioni

da ilManifesto, 17 dicembre 1999.

VENEZUELA 71% DI SI' NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE

L'uragano Chávez

I no al 29% ma l'astensione è stata del 54%: solo a causa del maltempo? "Un'era nefasta si chiude, la repubblica dell'oligarchia è finita"

- S.D.C. - CARACAS

E' andata come si prevedeva: il referendum di ieri in Venezuela si è risolto in una valanga di sì a favore della nuova costituzione e, sopratutto, in un plebiscito per Hugo Chávez. 71% di sì contro il 29% dei no. Unico dato controverso l'astensione, altissima il 54%: un segnale politico, tenta di accreditare l'opposizione; un fattore meterologico, ribattono i chavisti per via delle piogge torrenziali che hanno provocato disastri e morti (almeno 37) sulla costa caraibica del Venezuela.

La nuova costituzione dunque, la ventiseiesima dall'indipendenza del 1821, è stata, come prevedibile, approvata, e è entrata in vigore al posto di quella del '61.

A Chávez è riuscito in un anno, e finora in termini sostanzialmente democratici, quel che altri governanti non si potrebbero neppure sognare: l'eliminazione indolore del vecchio ordine politico e la creazione di un nuovo Stato.

Mercoledì sera, quando il trionfo dei sì era gi delinato, un Chávez conciliante è apparso in tv: "Grazie a Dio oggi si è chiusa un'era nefasta - ha detto -, la repubblica dell'oligarchia è finita. Onore ai vinti e gloria ai vincitori".

Prima del voto i toni erano stati assai meno concilianti, da entrambe le parti. Ma Chávez dice che grazie alla sua "rivoluzione democratica e pacifica", oltreché "bolivariana" (un aggettivo che ora Venezuela si porterà ufficialmente nel nome), è riuscito a "disinnescare" quella "bomba a tempo" costituita da un paese in cui corruzione e malgoverno hanno spinto l'80% della popolazione sotto il livello della povertà.

Gli effetti dell'entrata in vigore della nuova costituzione sono immediati e vistosi. Il primo è la chiusura definitiva del Congresso (sostituito provvisoriamente dall'Assemblea costituente che resterà in vigore fino al 3 febbraio), già messo in quarantena da Chávez, finora bicamerale e dalla prossima legislatura unicamerale, controllato dai vecchi partiti tradizionali - socialdemocratici e socialcristiani - ma solo in quanto eletto prima dell'arrivo dell'uragano Hugo alla presidenza nel deicembre '98.Nonostante l'opposizione dei poteri forti - il business, la banca, la Chiesa cattolica, l'establishment politico -, e nonostante l'aggravarsi drammatico della peggior recessione nella storia del paese (l'economia ha segnato un indice negativo del 10% nei primi sei mesi del '99 e la disoccupazione è balzata al 18%), la popolarità del "vendicatore" Chávez non ha fatto che aumentare e viaggia ora, secondo le stime generali, intorno all'80% (la stessa percentuale dei venezuelani poveri).

Chávez è il presidente più poderoso nella storia del Venezuela, anche più dell'ultimo dittatore militare, il generale Marcos Pérez Jiménez, in quanto il suo potere è un potere democratico e non dittatoriale.Il problema è che ormai, spazzato via tutto il vecchio e "rancido" Venezuela della "oligarchia corrotta", una volta approvata la sua costituzione, non ha più vie d'uscita. Ora ha l'investitura democratica, il campo (relativamente) libero e gli strumenti di potere che chiedeva per governare.

Non gli resta che attendere le prossime elezioni, fissate per febbraio-marzo, quando si voterà ancora per il nuovo parlamento unicamerale, i governatori, i sindaci e, anche, per la presidenza della repubblica: con la costituzione chavista infatti il mandato presidenziale durerà 6 anziché 5 anni e sarà immediatamente rinnovabile per una volta. Elezioni che, a meno di cataclismi, confermeranno la sparizione del vecchio duopolio Ad-Copei dalla mappa politica del parlamento, dei governatori statali, dei sindaci.

Una grande occasione per Chávez di riempire di contenuti la sua strategia economica in controtendenza rispetto all'ideologia dominante del neo-liberalismo, e la sua linea politica per una "democrazia partecipativa". Ma anche il pericolo, se va male, che si concretizzino quella "dittatura costituzionale" e quelle "tendenze autoritarie" su cui si straccia le vesti ora l'establishment tradizionale per giustificare il proprio suicidio politico.

 


Released online: December, 1999

Vai a inizio paginaVai alla Homepage


© Giro di Vite, 1994-1999 - E-mail: giro@girodivite.it

******July, 2000
 
© 1994-2004, by Girodivite - E-mail: giro@girodivite.it