Paul Valéry

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Paul Valéry


Nato a Sète nel 1871, da madre italiana e padre corso, Paul Valéry ebbe precocemente quella consuetudine con il mare e con il paesaggio mediterraneo che avrebbero suggerito alla sua opera immagini e spunti di meditazione. Studiò alla facoltà di legge di Montpellier: lì strinse amicizia con Pierre Louys che lo mise in contat to con André Gide e con Mallarmé. Si avvia alla carriera poetica, ma nel 1896 è la crisi che lo porta al silenzio per vent'anni.
Trasferitosi a Paris, Valéry si dedica a intensi studi di matematica. Entra come impiegato al ministero della guerra, e poi segretario del direttore dell'agenzia Havas. Nel 1917, grazie a Gide rompe il silenzio poetico riniziando a pubblicare.
Valéry nel 1925 diviene membro dell'Accademia Francese: figura dunque dell'accademia, smette di riscuotere appeal tra i giovani intellettuali francesi, che si dedicano a altre sperimentazioni; ma non invece per gli intellettuali europei, per cui rimane figura di riferimento. Dal 1937 tenne corsi al Collège de France. Viaggia molto, tiene conferenze. Morì a Paris nel 1945.
Incoraggiato da Mallarmé pubblicò alcune poesie sulla rivista simbolista «La Conque». Ne scrisse poi altre fino al 1896. Le sue letture erano Baudelaire, Poe, Huysmans.
Sembrava che tutto procedesse verso una lineare carriera letteraria. Invece nel 1892 una violenta crisi, intellettuale e sentimentale, lo portò alla decisione di rompere con l'attività poetica: i biografi parlano di «notte di Genova» paragonandola alla famosa «notte» di Pascal. Fu un periodo molto importante della sua esperienza: gli si erano infranti gli «idoli» dell'amore e della poesia, idoli che ora giudica ripugnanti, che mettono in moto le forze più oscure e incontrollabili della personalità, «cose vaghe» che appannano la lucidità sovrana dell'intelletto. Rigore e lucidità diventano per Valéry gli unici valori che meritino di essere perseguiti. L'intelligenza deve analizzare i meccanismi e le condizioni del suo proprio funzionamento.

I primi risultati delle sue meditazioni le riporta nella Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci (Introduction à la méthode de Léonard de Vinci, 1895). Leonardo, personaggio-mito, rappresenta qui lo spirito universale capace di cogliere le più complesse e sottili connessioni tra i fenomeni, e per il quale non esistono i confini tradizionali tra il razionale e l'esteti co. Altro mito, in parte autobiografico, è quello di Monsieur Teste, il personaggio intorno al quale si impernia La serata con il signor Teste (La soirée avec Monsieur Teste, 1896). Teste rappre senta l'uomo perfettamente padrone della propria vita mentale, la coscienza lucida e assoluta, non turbata da passioni o da desideri.
Nel 1917 torna alla poesia dopo vent'anni di silenzio con La giovane Parca (La jeune Parque), pubblicato su insistenza di Gide. Valéry descrive «gli stati successivi d'una coscienza che passa dal sonno al risveglio»: è un «esercizio spirituale», un sondaggio delle proprie facoltà espressive. Valéry mantiene le sue riserve sulla poesia in quanto attività «mista», in cui en trano cioè anche l'irrazionale e l'impreciso, ma l'esercizio poetico lo attraggono per il suo aspetto di «gioco difficile»: per questo egli moltiplica i vincoli metrici, le allitterazioni, le assonanze. Il tema de "La giovane Parca" è il progressivo risveglio dell'autocoscienza ebbra di assoluto, in lotta contro l'appetito dei sensi.
Il successo de "La giovane Parca" spinge Valéry a continuare. Compone così il poema Il cimitero marino (Le cimitière marin, 1920), una meditazione sulla vita e sulla morte tradotta in imma gini di straordinaria luminosità. E' il periodo di maturità della sua opera: Album d'antichi versi (Album de vers anciens, 1920) in cui raccoglie 20 liriche della prima giovinezza.
Charmes (1922) la sua raccolta lirica più significativa. Il titolo equivale al latino «carmina»: canto incanto e magia. I temi di questa raccolta riguardano quello che Valéry chiama il «dramma dell'intelligenza» nel suo sforzo di conoscere: le speranze, le attese, le tentazioni dell'autocoscienza e della scienza, l'appello della vita e dei sensi. Nonostante la cerebralità dei temi, le poesie risultano raramente aride, per la capacità di Valéry di associare il pensiero a immagini di sensualità avida e prontissima.
E' poi la volta di L'anima e la danza (L'âme et la dance, 1923) e Eupalinos o l'architetto (Eupalinos ou l'architecte, 1923), due dialoghi alla maniera di Plato, che descrivono il primo l'estasi magica del ritmo che trasforma i comuni oggetti in presenze soprannaturali; il secondo una esaltazione dell'archi tettura come opera d'arte. Si tratta di due opere importantissime sui temi della conoscenza e del metodo. Importante anche il saggio Anacleta (1921).
Dopo la sua nomina ad accademico, si fa prevalente la sua opera critica e saggistica. Dai suoi quaderni di appunti trae diver si volumi di saggi: Sguardi sul mondo attuale (Regards sur le monde actuel, 1931), Cattivi pensieri (Mauvaises pensées, 1943), Tal quale (Tel quel, 1941-1943). Molte delle sue conferenze sono raccolte nei cinque volumi di Varietà (Variétés, 1924- 1944).
Il rapporto tra esistenza e conoscenza, tra io e mondo, è ancora il tema dei suoi abbozzi teatrali dell'ultimo ventennio, pubblicati postumi, nel 1945, sotto il titolo complessivo de Il mio Faust (Mon Faust): "Lust" e "Il solitario" (Le solitaire).
Ancora postumi, a ravvivare l'interesse per la sua opera nel dopoguerra, il saggio Descartes (1961), e una edizione fotostati ca dei suoi Quaderni (Cahiers, 1963) contenenti le osservazioni sui fenomeni mentali, l'attenzione, la conoscenza, il sogno, il linguaggio, che Valéry andò annotando durante la sua esistenza: una attività di ricerca 'fenomenologica' e filosofico-scientifica sentita da lui non come accessoria ma centrale.
Egli rappresenta il momento più rarefatto della poesia simbo lista. Nella poetica di Valéry è fondamentale la "Serata con il signor Teste": Teste è la personificazione dell'intelletto astratto di cui Valéry vuole celebrare il primato sulle forze ir razionali del sentimento e delle passioni. Ciò che conta per Teste è l'assidua ricerca delle "leggi dello spirito" ignote ai co muni mortali, la solitaria ascesi intellettuale alla scoperta del punto fermo attorno cui ruota il caotico flusso delle cose umane. E' il miraggio di una poesia alta e difficile, di una "poesia pu ra" svincolata dai travagli del mondo: «L'inconveniente che presenta il termine 'poesia pura' è di far pensare a una purezza morale che non è qui in causa, poiché l'idea di una poesia pura è al contrario per me un'i dea essenzialmente analitica. La poesia pura è insomma una finzione dedotta dall'osservazione, che deve servirci a precisare l'idea della poesia in generale e guidarci allo stu dio così difficile e così importante delle relazioni diverse e multiforme tra il linguaggio e gli effetti che produce su gli uomini. Meglio forse il luogo di 'poesia pura' [...] dire 'poesia assoluta'». La poesia di Valéry si articola secondo due momenti fondamentali:
  1. il significato razionale, metodico e critico della poesia;
  2. lo studio attento, scientifico, del linguaggio.
«Una poesia deve essere una festa dell'intelletto» dichiara Valéry: per Valéry l'ispirazione immediata, romanticisticamente intesa, non basta all'artista che voglia condurre a termine la propria opera sul piano formale. Ciò che conta, condizione indi spensabile ma non sufficiente, è il lavoro attento e paziente compiuto sul linguaggio, il freno critico all'esuberanza della passione, la coscienza per il poeta di operare un intervento con tinuo e importante sul linguaggio.
La parola poetica viene a essere il veicolo unificatore dell'esperienza umana, non arido semantema o glossa scientista, ma lacrima o riso che, depurato dall'intelletto, affonda le sue radici nel fondo dell'esistenza. Il poeta, come per i simbolisti, è vate cui compito è «incantare» colui che legge, guidarlo alla scoperta di un «ordine universale» e di una «saggezza divina». Il pubblico è ristretto a una élite: nasce un linguaggio ermetico, che si svincola dai contenuti immediati per diventare sofisticato criptogramma dischiuso a pochi fedeli: «un linguaggio della poe sia», come dice Valéry riprendendo il programma di Mallarmé che aveva posto il compito di «sottrarre il linguaggio all'uso che ne fa la tribù».

Bibliografia: Paul Valéry

Introduction à la méthode de Léonard de Vinci (1895)
La soirée avec M. Teste (1896)
La jeune Parque (1917)
Le cimitière marin (1920)
Album de vers anciens (1920)
Eupalinos ou l'architecte (1921)
Anacleta (1921)
Charmes (1922)
L'âme et la danse (1923)
Regards sur le monde actuel (1931)
Mauvaises pensées (1943)
Tel quel (1941-1943)
Variétés (1924-1944)
Mon Faust (1945)
Descartes (1961)
Cahiers (1963)



[1997]


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