La produzione francese nel XVI secolo

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La produzione francese nel XVI secolo


L'umanesimo francese nel XVI secolo

In Francia le manifestazioni dell'umanesimo-rinascimento raggiungono il massimo nei primi decenni del XVI secolo, sotto il regno di Francesco I e Enrico II (1515\1559): nella seconda metà del secolo è un rapido declinare, in connessione con le stragi delle guerre di religione. Il fervore della prima metà del secolo significa riscoperta dell'antico e lavoro filologico (Guillaume Budé), fiducia nelle possibilità dell'uomo, oltre che coscienza dei limiti secondo le linee di un sincretismo culturale che unisce la lezione della Bibbia e dei Padri della Chiesa con filosofi antichi come Ermete Trismegisto, Zoroastro, Orfeo, e moderni come Cusano, Ficino, Pico, e soprattutto Geertsz. Sono editi e tradotti i testi classici che vengono diffusi anche grazie all'apporto dei nuovi tipografi (in questo campo si distingue la famiglia di umanisti e tipografi Estienne formata da Henri I, Robert I e Henri II). In questo campo si distingue particolarmente Jacques Amyot. Amyot non è certamente il solo. E' tutto un mondo culturale, che si apre all'erudizione e al classicismo. Tipico il caso di Lazare de Baïf. Suo figlio, Jean-Antoine Baïf fece parte della Pléiade. La cultura esce dalle universitates e dalle chiese e entra nel mondo. Gli umanisti trovano il loro ideale di vita nei collegi: il Collége de France è creato nel 1530 con l'approvazione di Francesco I e grazie all'iniziativa di Guillaume Budé ; oltre che nelle corti dove si diffondono i costumi italiani: nel 1537 è tradotto il "Cortigiano" di Baldesar Castiglione.


Il rinnovamento religioso

Centrale è il problema religioso. Nel primo XVI secolo si tratta di un evangelismo disposto alla sintesi e alla tolleranza: Jacques Lefèvre d'Etaples, G. Briçonnet, Ch. Bovelles, Sébastien Castellion.

Jacques Lefèvre d'Etaples, G. Briçonnet, Ch. Bovelles , Sébastien Castellion influenzano letterati come Jean Marot, Marguerite di Navarra autore dell'Heptaméron, F. Rabelais (1494\1553) che con Gargantua e Pantagruel del 1532-1552 scrive la migliore, multiforme e virtuosistica opera narrativa del secolo, Étienne Dolet, Bonaventure Des Périers autore del Cymbalum mundi.


La fiction e la poesia

Il romanzo d'avventure gode di grande favore presso il pubblico e il miglior prodotto è dato dagli Amadis de Gaule di N. Herberay des Essarts (1540-1548).

In poesia, in francese, si continuano le forme tradizionali ad opera dei "rhétoriqueurs". La prima figura originale è quella di Jean Lemaire de Belges e del suo discepolo Clément Marot.


Centri culturali: Lione

Lione, accanto a Paris, ha una centralità culturale importante; città cosmopolita, detiene il primato in campo tipografico. Vi operano Maurice Scève, Louise Labé , la colta Pernette du Guillet e altri.

All'interno dell'ambiente poetico lionese molto dibattuto fu la "querelle des femmes". Interessante il poema didascalico in 1660 versi, La perfetta amica (La parfait amie, 1542), di Antoine Héroët, che si inserisce nel quadro di una discussione sulla presenza delle donne nella vita culturale di cui sono echi anche in Rabelais e Marguerite di Navarra.


La Pléiade


Seconda metà del XVI secolo: le lotte religiose

Dopo l'"affaire des placards" (1534) e con la nascita del cal vinismo ufficiale, si inasprisce il conflitto religioso. Si in crina la fiducia nelle possibilità di risolvere pacificamente e armoniosamente i problemi umani. Pietro Ramo, uno tra i maggiori filosofi del secolo, viene ucciso nella notte di san Bartolomeo (1572). Fiorisce intensa la pubblicistica politica, ampiamente diffusa grazie alla stampa in forma di libelli e "pamphlets". Le cose migliori sono i testi di Etienne de la Boétie (Contro uno) e di Jean Bodin (Sei libri della repubblica) pubblicati nel 1576. E La satira menippea, raccolta anonima del 1594. La satira menippea apparve a Paris nel 1594. Questo libello è una relazione in chiave burlesca degli Stati generali del 1593, in seguito ai quali Enrico di Navarra divenuto re con il nome di Enrico IV abiurò il protestantesimo per porre fine alla lunga opposizione della Lega Santa che in nome dell'integralismo cattolico voleva impadronirsi del potere fin dagli anni del regno di Enrico III. "La satira menippea" è un'opera collettiva di un gruppo di borghesi di Paris, felici di assistere, con la sconfitta della Lega, al trionfo della ragione. Tra gli autori vi erano certamente Jean Passerat, e noti giuristi come Gilles Durant, Nicolas Rapin, Pierre Pithou. L'opera era divisa in 13 parti. Si ispirava nelle forme alle composizioni drammatiche tradizionali. Nel titolo si rifà al filosofo cinico Menippo (III secolo -). L'intento è di ridicolizzare l'avversario, attribuendogli tesi spropositate e formulate in un linguaggio cinico e ingenuo allo stesso tempo: ciò dà maggior risalto al buon senso delle opinioni espresse dagli autori, con eloquenza di derivazione ciceroniana, a favore di Enrico IV e della pace.

Nel 1580 escono i primi due libri dei "Saggi" di Michel de Montaigne (1533\1592) con il suo intreccio inusitato di riflessioni filosofiche, morali, psicologiche, divagazioni letterarie, spunti autobiografici e storici. Si apre la serie dei grandi moralisti francesi. Scompaiono le grandi certezze umanistiche, si dà spazio con ironia disincantata alle nuove inquietudini. Preva lente diventa l'ideale del letterato non più nel mondo ma dedito a una studiosa vita solitaria: l' "honnête homme".

In campo poetico è il manierismo e le avvisaglie del barocchismo, il tentativo di superamento dei modi legati alla Pléiade. I più noti sono forse Guillaume du Bartas, e Desportes, grandi avversari di Ronsard.



[1997]


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