Archeologia Industriale

mercoledì 19 luglio 2006, di Tano Rizza

Report fotografico dalla zona industriale di Siracusa. Nel mirino delle nostre digitali sono finiti gli impanti abbandonati e in disuso. Abbiamo messo piede nell’ex Es.Pe.Si, nell’ ex Eternit siciliana, e all’ex Mattatoio comunale. Strutture abbandonate e territorio in attesa di bonifica...

Nella zona di Siracusa si sviluppa uno dei più imponenti insediamenti industriali d’Italia, un petrolchimico che si estende nel triangolo che comprende i centri abitati di Mellili, Priolo e Augusta. Ma, oltre a portare posti di lavoro, investimenti e industrie, ha anche portato deturpazione del territorio e inquinamento. Il petrolchimico ha iniziato a svilupparsi nell’immediato dopo guerra quando sono arrivati i primi imprenditori dal nord Italia e le prime multinazionali. Questi uomini delle industrie hanno subito notato la costa, il suo punto particolarmente srategico dato dalla sua vicinanza con i porti del medioriente, e hanno deciso di piazzare sul territorio siracusano le loro fabbriche e i loro stabilimenti industriali. Cancellando così la fruibilità di 20Km di costa, e sottraedro terra all’agricoltura per darla all’industria. Da allora sono passati quasi cinquant’anni, e molti di questi impianti, con il passare del tempo, hanno chiuso i battenti per diversi motivi. Al loro posto restano gli scheletri industriali di quelli che prima erano impianti produttivi. Ferite che sono ancora ben visibili nel volto della costa siracusana.

Abbiamo fatto un sopraluogo partendo della zona della Penisola Magnisi (in territorio priolese) seguendo la costa fino ad arrivare all’ingresso di Siracusa. Il nostro obiettivo è stato quello di scoprire, e fotografare, gli impianti industriali in disuso e vedere a che punto è l’opera di bonifica del territorio. Ne abbiamo individuati molti, ma qui ve ne illustreremo tre.

Partiamo con la nostra perlustrazione dalla Penisola Magnisi, piccolo lembo di Sicilia, bagnato dal mar Jonio, abitato già in epoca paleolitica. Nell’immediato ingresso della penisola, a poche decine di metri dal mare, troviamo la struttura dell’ex stabilimento Es.Pe.Si. (Estrazioni Petrolchimiche Siciliane), costruito negli anni cinquanta. La sua attività produttiva si concentrava nell’estrazione del bromuro di etilene e bromo dall’acqua di mare. L’industria fu attiva solo per poco tempo perche la produzione fu subito caratterizzata dall’alto tasso di inquinamento, e quindi fermata. Oggi di quell’imponente insediamento (composto da tre grandi capannoni, un corpo centrale, diversi edifici e grandi spazi) resta solo un rudere, che non ha finito di fare i suoi danni, infatti buona parte dei tetti e delle strutture è costruita in amianto. Un cartello, all’ingresso della fabbrica, ci avverte che è in corso la bonifica del sito, ma gettando uno sguardo al di là delle recinzioni si può subito notare che i residui e gli scarti industriali sono ammassati un pò dappertutto, che ci sono sparsi rifiuti d’ogni tipo e che l’intera struttura sta cadendo a pezzi. La bonifica qui è ancora allo stato iniziale.

Lasciamo la Penisola Magnisi e ci avviamo, sempre seguendo la costa, verso la zona di Marina di Mellili. Sorpassiamo il paese fantasma di Marina, e ci imbattiamo nello scheletro dell’ ex Eternit Siciliana di contrada Targia. L’industria fu costruita negli anni cinquanta, produceva semilavorati in amianto. Nel 1992 l’organizzazione mondiale della sanità stabilì che la produzione di manufatti contenenti fibre di amianto era illegale, i manufatti prodotti cancerogeni e causano il tumore. L’industria siracusana fu dichiarata fallita nel 1994, ma l’opera di bonifica, anche se i fondi sono stati assegnati e i progetti ci sono, non è tutt’ora iniziata (tranne che per il tratto di costa, dove è da poco stata avviata l’opera di bonifica dall’amianto sedimentato sul fondo del mare). L’impianto è stato posto sotto sequestro quest’anno, e sulle teste degli ex proprietari svizzeri pendono diverse indagini giudiziarie. Ma quello che interessa a noi, in questa sede, è lo stato in cui l’impianto industriale verte.

Entrando nello stabilimento di contrada Targia la prima cosa che ci assale sono i brividi. La struttura si estende su una superficie di circa 74.000 metri quadrati, c’è un enorme capannone, altri cinque più piccoli, gli uffici, e vari magazzini. A colpirci è il silenzio. Abbiamo fatto un breve e veloce (cercando, per quanto possibile, di non repirare le polveri) giro perlustrativo e la cosa che c’è saltata all’occhio è stata la pericolosa presenza a cielo aperto di sacchi di polvere d’amianto, semilavorati, lastre d’amianto, manufatti in eternit, automobili bruciate, pietre di amianto, polveri. Tutte cose che li non ci dovrebbero essere perche cancerogene, o ricoperte da una fitta polvere d’amianto. L’area, che versa nel più totale stato d’abbandono, non è ancora stata bonificata, inoltre l’intero impianto è costruito in amianto. La vicinanza al mare, alla strada statale, alla stazione dei treni, e alle altre industrie ancora funzionanti non è una buona cosa per la salute di chi, a pochi metri dall’ex Eternit, ci lavora. Costatiamo la non bonifica di questo territorio e andiamo via.

Lasciamo l’ex Eternit alle nostre spalle e ci dirigiamo verso Siracusa, l’ultimo impianto che visitiamo è l’ex Mattatoio comunale. Finì la sua attività produttiva negli anni novanta quando le direttive dell’Unione Europea furono applicate anche nel nostro territorio nazionale. L’impianto risultò non conforme alle norme CEE. Un’area molto grande, con spazi immensi. Ultimamente anche quest’area è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria, al suo interno e tutto attorno al suo perimetro, è stata trovata una discarica abusiva.

Quello che più ci colpisce, non è la mancata bonifica, ma il mancato riadattamento di questa struttura. In Italia, con l’ingresso delle normative CEE sono stati diversi i mattatoi che hanno chiuso i battenti, ma la stragrande maggioranza di essi è tornata a nuova vita come strutture adibite a spazi sociali. Gli esempi di riqualificazione sono tanti, ma basta anadare nella vicina Catania dove l’ex mattatoio di via Zurria è diventato un’efficiente centro polifunzionale che ospita attività sportive e culturali.

Ci sembra uno spreco che in una città come Siracusa, priva di spazi sociali, non si sia fatto nulla per recuperare lo spazio dell’ex mattatoio. Potrebbe essere un piccolo risarcimento alla città, che per una volta potrebbe trarre un beneficio sociale da una struttura che sorge nell’area industriale. Questa struttura non ha bisogno di un’opera di bonifica ma di un progetto di riqualificazione serio.

Portfolio

ex stabilimento Es.Pe.Si nella Penisola Magnisi ex stabilimento Es.Pe.Si ex stabilimento Es.Pe.Si Ex Eternit siciliana, in contrada Targia residui di lavorazione dell'Ex Eternit siciliana, in contrada (...) semilavorati abbandonati a cielo aperto dell'Ex Eternit siciliana, in (...) Uno dei capannoni dell'Ex Eternit siciliana, in contrada Targia Un'altro capannone dell'Ex Eternit siciliana, in contrada Targia Uffici dell'Ex Eternit siciliana, in contrada Targia altri semilavorati abbandonati dell'Ex Eternit siciliana, in contrada (...) tegole in amianto altri capannoni nell'area della Ex Eternit siciliana, in contrada (...) Lastre in amianto abbandonate sacchi conteneti polvere d'amianto auto all'interno dello stabilimeto eternit pezzi di lastre d'amianto dentro i capannoni una vasca in aminato Ex Eternit siciliana vista dalla stazione delle ferrovie di (...) l'ex mattatoio di Siracusa, in contrada Targia Interno l'ex mattatoio di Siracusa, in contrada Targia interno dell'ex mattatoio di Siracusa l'ex mattatoio di Siracusa, in contrada Targia interno dell'ex mattatoio di Siracusa interno dell'ex mattatoio di Siracusa interno dell'ex mattatoio di Siracusa Interno l'ex mattatoio di Siracusa, in contrada Targia ex mattatoio di Siracusa ex mattatoio di Siracusa

Tano Rizza

:.: Città invisibili

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