La Sicilia fascista (2)

martedì 7 novembre 2017, di Sergej

Dalla Sicilia in divisa alla Sicilia picchiatrice. Fino alla Sicilia in grigio di Musumeci.

E’ interessante ricordare il rapporto che l’isola ha avuto con il fascismo negli anni del ventennio: sempre tiepida, con larghe frange di profittatori e la popolazione che non fu mai fascistizzata ma restò indifferente. Il fascismo in Sicilia cominciò ad attecchire come nostalgia, negli anni postumi alla guerra. Dopo il fallimento delle velleità indipendentiste. E fu cosa propria delle città e dei ceti della piccola borghesia, non delle campagne e del tessuto variegato esistente. Un siciliano fu quello che attentò alla vita di Togliatti, siciliani negli anni Settanta si addestravano per partecipare ai tentativi di golpe in Italia. La Sicilia fu "nera" con vent’anni di ritardo. A Catania c’era Benito Paolone, manesco e colorito personaggio: una specie di Massimino (per decenni sponsor del Catania calcio) della politica. A Ragusa le cose erano sempre più posate e silenziose: ma per decenni lì l’economia non era tale da rappresentare alcunché in Sicilia, solo con l’avvento delle serre (e gli accordi internazionali) quella provincia vedrà un po’ di luce. A Messina negli anni Settanta c’erano gli studenti greci figli della dittatura, e da Reggio Calabria venivano i picchiatori che misero il silenzio all’Università messinese sessantottina. Il fascismo nell’isola ha camminato sui piedi di avvocati (il catanese Musumeci, appunto, a Lentini c’era Salvatore Neri) e dagli anni Ottanta in poi dei "tifosi" organizzati nei vari club delle squadre cittadine che hanno sostituito i giovani frequentatori delle sezioni di Fuan e altre sigle.

E ora abbiamo Musumeci, ma a fronte di una storia (quella della destra fascista) ormai morta da diversi anni, uccisa in gran parte proprio dall’acquisto che Berlusconi ha fatto del personale proveniente da quelle parti. Il quadro politico si ricompone, ma attorno a una sostanziale staticità della società siciliana: si provano nuove pedine, ma il grosso della stiva rimane quello di sempre. Quelli che sono contro lo stato esistente continuano ad essere il 30% dei votanti: solo che prima si esprimevano nel PCI e ora nel Movimento Cinque Stelle. Il resto pensa di stare bene dov’è o non vede alternative alla Regione clientelare. Stavolta a sventolare sul ponte sarebbe la bandiera nera, ma lo si vede già che è una bandiera grigia.

(E’ sintomatico che per i 100 anni della "rivoluzione russa" la Sicilia omaggi gli attuali dominanti con questo grigio ritorno al passato).


Leggi: La Sicilia fascista (1)

Ma anche no: Primo anno dell’Era Musumeci.



Sergej

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