Libero Bigiaretti

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Libero Bigiaretti

Segue un po' tutte le stagioni della narrativa italiana Libero Bigiaretti, che le rispecchia nella sua opera, anche se in forme attutite e minori. Nato a Matelica [Macerata, Marche] nel 1906 (è morto a Roma il 3 maggio 1993, per broncopolmonite, a 88 anni), trasferitosi giovanissimo a Roma, ha fatto svari mestieri, dall'apprendista muratore al disegnatore tecnico; dopo la guerra è stato direttore dell'ufficio stampa dell'Olivetti a Ivrea. Ha cominciato l'attività letteraria alla fine degli anni '30, con le poesie di Ore e stagioni (1936) e Care ombre (1939), e quella narrativa con Esterina (1942). Ha scritto di sé , con buona autoanalisi: «come ho fatto la rosolia nell'età infantile, così nel '35 inalavo un'ermetizzante 'aura poetica'. Nei primi anni '40 mi infatuai della sfaccettatura dei sentimenti. Dopo il '45 ho fatto, a mio modo, il neorealismo. Ho avuto poi una o più ricadute di psicologismo, sono stato tentato dal romanzo aziendale e psicologico, dalla poetica del parlato e dell'oggettività». Caratteristiche della sua opera sono un certo severo moralismo, e l'indagine introspettiva dei personaggi: Il villino (1946), I figli (1945), Un discorso d'amore (1948). In quest'ultimo romanzo, attraverso l'analisi di una storia d'amore, Bigiaretti coglie il corrompersi del sentimento e le ambiguità dell'animo, in cui convivono sempre sfiducia e malafede, amore e inimicizia. Del 1950 Carlone, storia di un uomo che vive con veemenza le lacerazioni dell'italia con idee rudimentali di giustizia sociale ereditate da un cappellaio anarchico. Nel 1956 accanto alla ristampa di "Un discorso d'amore" esce Risposta, da cui scaturiràil romanzo Disamore (1964) in cui Bigiaretti getta le basi di una vera e propria psicologia del disincanto. Del 1957 è Carte romane. Il congresso (1963) è un contributo alla letteratura ispirata dall'industria, attraverso l'esame del rapporto tra un uomo di cultura e alcuni operai. Ne Le indulgenze (1966) è il racconto minuzioso di una lunga serata di una societàartistico-letteraria, svela la falsitàdi un mondo in cui affarismo e mercificazione sono spacciati per politica, arte, cultura. Un racconto di soli interni in cui imperversano noia, indecisione, incapacitàa vivere. Seguirono: Il dito puntato (1967), La controfigura (1968), L'uomo che mangia il leone (1974), Due senza (1979). Tra gli altri scritti, Dalla donna alla luna (1972), Il viaggiatore (1984).



© Antenati, 1995-6


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