Dopo i costi della politica i costi della chiesa cattolica


Ma saranno tutti d’accordo i cittadini italiani a sborsare quattro miliardi di euro per la Chiesa cattolica? E avranno qualche diritto a sapere come vengono spesi?


di Pina La Villa pubblicato il 30 settembre 2007

Ma saranno tutti d’accordo i cittadini italiani a sborsare quattro miliardi di euro per la Chiesa cattolica? E avranno qualche diritto a sapere come vengono spesi?

Avevo notato qualcosa di strano nel libro di Rizzo e Stella sui costi della politica: la casta era rappresentata solo in parte, mancava un suo pezzo fondamentale, la Chiesa cattolica.

Fra otto per mille, stipendi agli insegnanti di religione, esenzione dal pagamento dell’Ici, ogni anno arrivano dallo Stato alle strutture della Chiesa circa quattro miliardi di euro, più o meno quanto ci costa la politica secondo i calcoli di Rizzo e Stella. Risparmiarli sarebbe un bel vantaggio, viste le condizioni delle nostre finanze. E’ quanto potrebbero dire i cittadini non cattolici, per ovvi motivi, ma è quanto potrebbbero pensare anche i cattolici visto che contribuiscono in modi diversi alle finanze delle loro parrocchie. Si dirà che la Chiesa li spende meglio, questi soldi. Non è detto, le cose non sembrano stare proprio così. Chi ricorda lo Ior e lo scandalo della Banca ambrosiana? A quando calcoli più organici e un bel libro sulla “casta” clericale? Nell’attesa qualche dato, tratto da un articolo di Curzio Maltese su Repubblica.

http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/conti-della-chiesa/conti-della-chiesa/conti-della-chiesa.html

"La Chiesa cattolica, non eletta dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici, costa agli italiani come il sistema politico”.

“Oltre quattro miliardi di euro all’anno, tra finanziamenti diretti dello Stato e degli enti locali e mancato gettito fiscale. La prima voce comprende il miliardo di euro dell’otto per mille, i 650 milioni per gli stipendi dei 22 mila insegnanti dell’ora di religione [...] altri 700 milioni versati da Stato ed enti locali per le convenzioni su scuola e sanità. Poi c’è la voce variabile dei finanziamenti ai Grandi Eventi, dal Giubileo (3500 miliardi di lire) all’ultimo raduno di Loreto (2,5 milioni di euro), per una media annua, nell’ultimo decennio, di 250 milioni. A questi due miliardi 600 milioni di contributi diretti alla Chiesa occorre aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano, oggi al centro di un’inchiesta dell’Unione Europea per "aiuti di Stato". L’elenco è immenso, nazionale e locale. Sempre con prudenza si può valutare in una forbice fra 400 ai 700 milioni il mancato incasso per l’Ici (stime "non di mercato" dell’associazione dei Comuni), in 500 milioni le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, in altri 600 milioni l’elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l’Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini. Il totale supera i quattro miliardi all’anno, dunque una mezza finanziaria, un Ponte sullo Stretto o un Mose all’anno, più qualche decina di milioni".


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