I Monologhi della vagina - eccezionale ma difettato


La mia su questo libro


di Salvatore Mica pubblicato il 23 febbraio 2006

I Monologhi della vagina

Autrice: Eve Ensler Prezzo di copertina: Euro 9,50 Casa editrice: Marco Tropea editore Pagine: 127

Un libro, alcune interviste, un successo planetario, soprattutto un manifesto politico. Al centro di tutto la vagina, attorno le donne, gli uomini, il femminismo, la politica, la società. “La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati, ma robusti.”

Il libro nasce dall’amore unito alla preoccupazione e alla rabbia per come la vagina viene trattata dal mondo. “Cominciamo dalla parola “vagina”. Nel migliore dei casi fa venire in mente un’infezione, forse uno strumento chirurgico: “Presto infermiera, mi porti la vagina”. “Vagina.” “Vagina.” Puoi dirla quante volte ti pare, ma non suona mai come una parola che hai voglia di pronunciare. E’ una parola assolutamente ridicola, non ha niente di sexy.”

Nelle interviste, la vagina si confessa, la donna appare quasi una “portatrice di vagina”; le brevi storie sono divertenti, choccanti, tristi, fantasiose...Si passa da un estremo all’altro in maniera molto disinvolta: si parla della donna che ha sofferto il suo primo rapporto sessuale, della nonnina che per la prima volta prova il piacere dell’orgasmo multiplo, dei racconti di ragazzine disinibite per finire con orripilanti descrizioni di stupri realmente avvenuti. L’autrice ha svolto oltre duecento interviste alle quali si è ispirata per comporre questo successo, il risultato è quanto mai variegato ed ambiguo, gli argomenti trattati, senza dubbio legati al mondo della vagina, rappresentano solo una parte dell’opera: l’autrice è andata oltre ponendo bizzarre domande che ben mettono in luce i rapporti tra “donna” e “vagina”: "Se la tua vagina parlasse, che cosa direbbe?"; oppure: "Se la tua vagina si vestisse, che cosa indosserebbe?". Questo testo è diventato un’opera teatrale che ha calcato i palcoscenici di moltissime città registrando sempre il tutto esaurito nonostante i ripetuti tentativi di censura. Nel 2000 l’opera venne finalmente pubblicata anche in Italia.

Dare un giudizio su un mostro sacro come questo è sempre complicato, specie se a farlo è un maschio che, effettivamente poco sa, del mondo della vagina. Profanamente, possiamo dire di aver amato questo libro: è un testo leggero, di facile lettura, scorrevole ma abbiamo registrato anche alcune incredibili cadute di stile che abbassano decisamente il tono ed il livello dell’opera: la "donna che ama le vagine" è un racconto squallido e scialbo - in una raccolta del genere veramente fuori posto - Lo stesso dicasi del racconto in cui si fa l ’"analisi linguistica" della parola FICA(!!!), “F come Fiamma I come Imola” Il tutto atto a dimostrare che la parola FICA dona un gran senso di libertà! Ci è sembrato quantomeno infantile.

Insomma bello, ma se l’autrice avesse evitato di pubblicare certe banalità, sarebbe stato certamente meglio.


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