Non è la Gasparri, né la Cirami, né la finanziaria. Ma è un altro colpo alla democrazia e allo Stato laico in Italia. Stavolta col beneplacito di una parte del centro-sinistra...
Quando una persona o una coppia - di qualsiasi genere - non può avere figli, aumenta la voglia di averli. E’ un fatto. Si, c’è l’adozione. Ma la scienza e la tecnica hanno messo a disposizione di chi vuol avere un figlio proprio alcuni strumenti. In fondo si stratta di una malattia, di un mancato funzionamento del nostro corpo. E’ giusto che la medicina se ne occupi. E se ne è occupata. A seconda del tipo di problema, si possono impiantare gli spermatozoi nell’utero, oppure prelevare gli ovuli, fecondarli, e poi impiantarli nell’utero: insomma la fecondazione assistita, la procreazione artificiale. A Bristol , il 25 luglio di quest’anno, circa mille persone hanno festeggiato il compleanno di Louis Joy Brown, la prima bambina concepita grazie a una fecondazione artificiale, "in vitro", fuori dall’utero della madre. Le mille persone avevano buone ragioni per festeggiarla: è grazie al successo di quella prima nascita che anche loro sono nate. In Inghilterra l’inseminazione artificiale - cioé l’introduzione degli spermatozoi nell’utero - è consentita a tutte le donne. Sposate, in qualsiasi altra forma di coppia, single. Per l’inseminazione la legge non distingue tra la fecondazione omologa (in cui gli spermatozoi vengono dal partner) e quella eterologa.
Punti "qualificanti" della legge sulla fecondazione assistita approvata in Italia dal senato in questi giorni: Obbligo di produrre non più di tre embrioni per volta Obbligo di impianto anche dell’eventuale embrione malato Procreazione assistita fuori dal servizio sanitario nazionale Esclusa l’inseminazione eterologa Esclusi single e gay si alle coppie conviventi ma solo se rispondono ai requisiti di stabilità dettati dal governo.
In sintesi la situazione è questa, dice il Manifesto di oggi, 11 dicembre 2003:
"Pancia in dentro": La fecondazione assistita in Italia è di fatto proibita. Il Parlamento italiano vara la legge più oscurantista d’Europa sulle tecniche per aiutare la procreazione: no all’eterologa, no ai single, no alla ricerca scientifica. No alla salute della donna e ai suoi diritti. Si al turismo procreativo per chi può pagare. La tutela dell’embrione vince su tutto, in vista dell’attacco alla legge sull’aborto. Il governo mette il timbro sulla legge, Rutelli ci mette il partito. L’ex Ulivo si rompe in nome della "libertà di coscienza". Il fronte del no: andremo al referendum".
La questione è: ognuno di noi, personalmente, può essere favorevole o contrario a ricorrere a una di queste tecniche per avere un figlio proprio a tutti i costi. Ma lo Stato ha il diritto di legiferare su questa materia discriminando fra ricchi e poveri (interventi al di fuori del servizio sanitario nazionale) e tra single, coppie sposate e coppie di fatto, omosessuali e no? Lo Stato può, in nome dei diritti dell’embrione, imporre alle donne di sottoporsi a ripetuti tentativi di impianto (il limite dei tre embrioni) che mettono a rischio la loro salute? Lo Stato può obbligare la donna a portare avanti la gravidanza se l’embrione è malato? (ricordiamoci che prima ancora dell’approvazione della 194 - la legge che regolamenta l’aborto, approvata nel 1978 - era consentito in Italia l’aborto terapeutico, cioé in caso di malformazione del nascituro). Lo Stato può sindacare nella scelta di una coppia che vuole ricorrere all’inseminazione eterologa?
Qui la questione non è essere cattolici o no. Ognuno deve essere libero di fare le scelte che sono più consone ai propri valori. Qui la questione è se lo Stato deve essere dalla parte dei cattolici, o delle coppie sposate, a scapito di tutti gli altri cittadini. Qui la questione è, ancora una volta, la laicità dello Stato.
Da questo punto di vista l’atteggiamento dei deputati della Margherita che hanno votato a favore della legge voluta dalla maggioranza, e in un momento in cui si parla del partito unico dell’Ulivo, deve far riflettere. Non si può continuare a ritenere importante l’intesa sulle riforme istituzionali e meno importante un atteggiamento comune su questioni come la fecondazione assistita (che, come abbiamo cercato di chiarire, investe la stessa concezione dello Stato).
Non mi interessa il motivo per cui l’hanno fatto: convinzione profonda o opportunismo politico (il voto dei cattolici).
Dice Ida Dominjianni nell’editoriale di oggi del Manifesto: coloro che hanno votato la legge (quindi anche i deputati della Margherita) "ritengono che l’embrione sia una persona contrapposta alla madre, che le donne siano mediamente delle irresponsabili e i ginecologi dei delinquenti. Che la ricerca medica sia sospetta per definizione. [...]Che l’unica famiglia degna di chiamarsi tale sia quella col bollo del parroco o del sindaco, che single e gay godono di diritti inferiori a quelli degli eterosessuali e degli accoppiati. [...] Questa è la radiografia del legislatore italiano[...] la radiografia di una classe politica mediamente incolta e disinformata, invasa da incubi fantascientifici, animata da sentimenti di revanche maschile sulla libertà femminile, convinta di rispondere a una cittadinanza e a un elettorato incapace di intendere e di volere. Questo per due terzi. E nel terzo che rimane a sinistra , più colta, più informata, meno invasa da fantasmi, ma inadeguata a valutare la posta in gioco e dire: da qui non si passa." Una brutta legge si può abrogare (si parla già di indire un referendum), e questi divieti difficilmente impediranno il desiderio di essere o non essere madre.
E’ il resto che è un casino, non si può continuare a far passare leggi come questa, come la Gasparri, come la Cirami....e prima ci rendiamo conto che ne va non genericamente della "politica" di palazzo o di salotto, ma della qualità della nostra vita quotidiana, meglio è.