Le ferrovie siciliane dismesse una risorsa per il territorio


Immaginate di percorrere a piedi un sentiero in mezzo ai campi. La passeggiata è piacevole e rilassante, il percorso è caratterizzato da lievi pendenze e dolci curve. All’improvviso avete la sensazione di sentire un fischio, ripetuto più volte, ed un acre odore di fumo. Un treno a vapore? Ma non vi sono binari nelle vicinanze. E’ vero, eppure una volta …


di Morris Bober pubblicato il 24 novembre 2004

Lo sviluppo esponenziale del trasporto di gomma ha portato con gli anni al progressivo abbandono di linee ferroviarie non più redditizie sotto il profilo economico.

Queste linee sono state smantellate, ma il tracciato è ancora visibile. E lungo il percorso ecco i caselli e le vecchie stazioni. Che farne?

Il tracciato di una linea ferroviaria dismessa potrebbe essere utilizzato per passeggiare, andare in bicicletta o a cavallo in un contesto alternativo alla tradizionale rete stradale. D’altronde tali percorsi, concepiti per collegare centri abitati, presentano solitamente scarsi contatti con le diverse tipologie di traffico motorizzato.

Il recupero di tali linee, unitamente al recupero di strade a basso traffico veicolare, sentieri, argini di fiumi, alzaie di canali, ecc., potrebbe contribuire alla realizzazione di una vasta rete di percorsi naturali.

Da diversi anni si assiste in Europa e negli Stati Uniti ad un sempre maggior riutilizzo delle linee ferroviarie abbandonate in percorsi destinati ad un traffico non motorizzato.

In Gran Bretagna li chiamano "railway paths", negli Stati Uniti "rails-trails", in Francia "chemins du rail", in Spagna "vias verdes".

In Italia viene utilizzato il termine "greenways" che, in un’accezione più ampia, indica un sistema di percorsi naturali dedicati alla circolazione non motorizzata, o attrezzati per uso pedonale e ciclistico.

La trasformazione delle linee ferroviarie abbandonate in "greenways" costituisce un’opportunità per la valorizzazione del patrimonio territoriale rappresentato dalle ferrovie e, al contempo, una modalità di trasporto sostenibile, rispettosa dell’ambiente e del territorio.

Anche la Sicilia non ha voluto essere da meno. D’altronde 740 chilometri di linee ferroviarie dismesse, unitamente alle risorse paesaggistiche culturali e climatiche della regione, si prestano a questa riconversione.

Alcuni giorni fa, il 4 novembre scorso, il Dipartimento Trasporti della Regione ha presentato il "Piano regionale della mobilità non motorizzata in Sicilia".

Il piano, oltre al recupero delle linee ferroviarie dismesse, prevede itinerari su strada per oltre 2200 chilometri, la maggior parte dei quali, circa 1800, su strade a basso traffico, sentieri, regie trazzere.

La realizzazione della rete siciliana rientra in un più ampio progetto che prevede la creazione di una rete verde per l’area mediterranea occidentale che coinvolge, dunque, Portogallo Spagna Francia e Italia.

Nei prossimi numeri di "Girodivite" illustreremo alcuni itinerari che sono ricavati da linee ferroviarie siciliane dismesse.


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