
Il diario di Sherazade
In questa pagina vogliamo riportare la
"storia" della rivista, rendere conto delle discussioni interne ecc.
Vorremmo che alle discussioni interne possano partecipare anche in questo modo
le lettrici e i lettori della rivista.
L'inizio di un Diario... / di Marta Di Stefano
Come si inizia un Diario? Un diario poi speciale come quello
di una rivista, una specie di "libro di bordo" in cui dare conto
di ciò che all'interno della "redazione", del nostro gruppo
insomma, si dice, si pensa, si propone... Una cosa che serva soprattutto per
noi, ma anche per quante vogliano "ficcare il naso" all'interno,
e magari conoscerci meglio e aiutarci direttamente in questa cosa che ci è
venuta in testa di voler fare... Sono già all'inizio di questa cosa
e già me ne pento, sono in mezzo ai guai e all'imbarazzo. Confesso
che l'ideazza di questo diario è stata mia. Mia la colpa, mio
il fardello... Intanto è un esperimento. Per me tutta questa faccenda
della rivista è un esperimento, un po' (anche) una avventura. Sarà
che nel piccolo gruppetto di amiche, accomunate dall'interesse per la storia
e per la storia nostra, delle donne, sono la più piccola (in
senso dell'età) - forse, anche, la più ansiosa di dire, esprimere,
analizzare, vedere per bene...
Tutto è iniziato... Già, quand'è iniziata questa faccenda?
Come? "Di chi la colpa...". So che Pina (La Villa) e Valeria si
sono sentite e viste alla fine del 1998. Io mi sono aggiunta nel gennaio 1999.
Una telefonata di Pina: "Ti andrebbe di...". Io e lei ci conosciamo
da diversi anni. Pina da sempre si è occupata di diritti, emancipazione,
e recentemente anche di storia di donne, storia di genere ecc. Per me è
stata una gran gioia che lei abbia pensato a me. Finalmente, il 6 gennaio
ci vediamo tutte e tre da Pina. Non vi dico le pene per trovare posto con
la macchina... Se mi si dovesse dire "di chi è stata l'idea",
dovrei dire che è "tutta colpa" di Pina e Valeria. Quanto
a me... La faccenda dell'Internet mi ha sempre interessata. E allora...
"Stampare una rivista costa", fa Valeria. "Servono autorizzazioni?
Il Tribunale..." osserva Pina. "E se uscissimo in fotocopie?".
Pina e io inorridiamo. Dovremmo proprio essere disperate per dover uscire
con le fotocopie... "Veramente oggi come oggi le fotocopie non vengono
poi tanto male..." comincia a dubitare Pina. "E perché non
facciamo una rivista internet?" propongo io. Le mie amiche non accennano
a nessuna reazione. Dovevo saperlo: non sanno neppure come funziona la cosa.
"Potremmo avere dello spazio su Internet, pubblicare lì la nostra
rivista e poi, alla fine dell'anno raccogliendo i soldi oppure trovando un
editore, potremmo pubblicare su carta le cose migliori che nel frattempo abbiamo
messo in Internet!". Io faccio l'entusiasta. Pina comincia ad essere
possibilista. Valeria è scettica. Per lei una rivista su Internet non
ha consistenza, non ha "lettrici", non esiste... "Sentite.
Intanto cominciamo a scrivere e produrre delle cose. Ce le passiamo l'una
con l'altra. Tu [si rivolge a me] vedi un po' questa faccenda di Internet...".
Una settimana dopo torniamo a vederci, sempre a casa di Pina. "Lo spazio
su Internet lo possiamo trovare. Ormai diversi siti anche italiani mettono
a disposizione dello spazio gratuito. Dobbiamo solo pensare a compilare le
pagine in Html...". "E chi lo sa fare?". "Il mio ragazzo
è malato cronico di Internet, un internet-dipendente. Lo facciamo fare
a lui. Se glielo dico, lo fa". "Sì, ma fare una rivista...
una intera rivista...". A Pina sono venute le ricorrenti crisi sulle
sue capacità. Bene, se cominciamo così, penso, cominciamo davvero
bene...
Sono un po' le nostre faccende private, la scuola, le famiglie. Un po', anche,
questo continuo dubitare sulle nostre capacità, sull'interesse che
la cosa possa avere, sulle relazioni che potremmo essere in grado di costruire
e che permettano a una rivista come "Sherazade" di vivere. Ci vediamo
sempre di mercoledì, ma il 10 febbraio. Stavolta però portiamo
qualcosa. Delle recensioni fatte a libri che Pina e Valeria avevano ritrovato
- in libreria, nelle bancarelle, nelle proprie biblioteche di casa -, un modo
per ri-leggere, per ritornare su una memoria storica, sulla nostra storia...
Stavolta Valeria comincia a vedere le cose in maniera più concreta.
Vede gli articoli, alcuni dei libri accanto, poggiati sul tavolino basso davanti
a noi. Insomma, comincia a "vedere" anche la rivista. "Mettiamo
insieme quello che abbiamo", è la proposta di Pina: "Può
essere interessante o meno, importante o non importante. Intanto facciamo
un numero zero. Poi lavoriamo su quello, miglioriamo. Lanciamo il sasso. Non
è detto che rimaniamo solo noi a voler fare questa cosa...".
Il 24 sono di nuovo a casa di Pina. Valeria non è potuta venire. Infilo
il dischetto con le prime pagine della rivista compilate in Html. L'emozione
di vedere sullo schermo qualcosa che non esisteva prima. Il giallo che avevamo
suggerito è forse troppo forte. Anche il logo, forse... "Senti,
ma c'è davvero bisogno di mettere le nostre biografie? Chi vuoi che
gliene freghi alla gente...". Pina vorrebbe non apparire, sono io a insistere
che i "lettori" debbono poter sapere chi sta loro davanti; è
come con le copertine dei libri, non si tratta di esibizionismo né
di vanità. Pina storce il naso: "Bastano i nomi, senza date di
nascita, senza biografie...", insiste.
L'8 marzo decido di festeggiare. Non l'ho mai fatto. Pensavo fino a ieri
fosse una cosa sciocca. Effetto della rivista? Credo che c'è un fondo
più importante. C'è questo clima in giro che si respira, questo
senso di abbandono... Le mie amiche più anziane pensano che non c'è
più bisogno, le mie amiche più giovani non sanno neppure "cosa"
si festeggia davvero per l'8 marzo. Si va in discoteca, in qualche pub, si
approfitta dello spazio di questo giorno per poter uscire. Ma poi si torna
a casa e si deve fare i conti con questi anni che non sono più opulenti.
E intanto è scoppiata la guerra. Pina mi telefona. Ha fatto vedere
alcuni dei nostri articoli a Emma Baeri. Emma le ha dato un articolo suo inedito
e un appello contro la guerra da parte degli insegnanti riuniti a Bacoli.
La necessità di fare una rivista come la nostra è sempre
più forte...
Marta - 31 marzo 1999
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