
Intanto una suggestione: il film "Angela" di Roberta
Torre (2002). Ambientato a Palermo è la storia di una
donna (nella realtà delle cronache giudiziarie, la
moglie del boss Molina) che partecipa attivamente alla vita
mafiosa del marito e della sua cerchia di amici. Se la fotografia
di Daniele Ciprì e la regia di Roberta Torre danno
il tono concentrato e privo di fronzoli a tutto il film, è
il significato della storia che ancora ci colpisce. Il ruolo
della donna all'interno della società mafiosa, che
negli anni Ottanta e Novanta non è più subalterno
né secondario. E' tutta una società che si è
evoluta, non nella direzione della "rivoluzione borghese"
sperata dai circoli della società civile. Neppure l'amore
e la vicenda giudiziaria conducono alla "redenzione"
e al "ritorno nei ranghi". Angela è una siciliana
sentimentale ma non retorica. La "vita reale" in
cui i rapporti di forza sono ancora dalla parte del realismo
mafioso, è più forte di qualsiasi esaltazione
ideologica.
Sui rapporti tra mafia e donne solo negli ultimi anni la
pubblicistica e gli studi "sulla mafia" hanno cominciato
a produrre. Il quadro che ne viene fuori è inquietante,
forse più delle sconfitte che il movimento e la lotta
antimafiosa hanno subito negli ultimi anni dopo la reazione
militare messa in campo all'indomani dell'uccisione di Giovanni
Falcone, di sua moglie e degli uomini della scorta. La mafia
non è una questione di pochi capi e manovalanza, che
basta segregare in carcere con il 41 bis. In mancanza di una
prospettiva diversa, di una società diversa, l'offensiva
militare dello Stato dopo aver registrato i suoi successi
è destinata a fermarsi e recedere.
"Sherazade" pubblica nel suo sesto numero la breve
ricerca di Pina La Villa, "Quelle di Cosa Nostra".
Non è una ricerca esaustiva, ma una indagine intanto
su quello che è stato pubblicato attorno all'argomento.
Un primo approccio. Mettiamo intanto sul tavolo dei dati e
delle "storie" concrete, e poi parliamone. Partendo
anche dalla nostra esperienza di tutti i giorni. Perché
la mafia non è una cosa che esiste sui giornali o sui
libri militanti, ma per chi vive in Sicilia e nei paesi del
Sud è una cosa che si vive tutti i giorni, all'interno
delle famiglie, per le strade. Fa parte della nostra esperienza.
di Marta Di Stefano
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