Regia/soggetto/sceneggiatura
Carlo Luglio
Fotografia Frederic Fasano
Con: Emanuele Valenti, Francesco Vitiello, Alberto Cretara,
Luca Riemma, Stig Henric Høff
35mm coloro
durata: 103 min
Lingua originale: italiano, norvegese, inglese
Sinossi:
Quattro giovani napoletani partiti verso il nord europa
per fare il "colpo" che gli avrebbe cambiato
la vita si ritrovano a dover affrontare, invece, un
paese straniero, senza soldi, senza casa, senza conoscere
la lingua, senza lavoro, senza amici…
Questa condizione di emarginati li costringe a confrontarsi
con un mondo completamente nuovo ed allo stesso tempo
con se stessi.
Come lo
abbiamo visto noi:
Il film pur essendo l'opera prima di Carlo Luglio
mostra una notevole abilità registica e facilità
nel raccontare una storia complessa e vivace. Accattivante
nell'uso di una fotografia tra il documentaristico
e il videoclip il cui i protagonisti si trovano spesso
stagliati su uno sfondo sfumato come e incerto come
le strade che percorrono. Spigliato e sincero nella
recitazione dei giovani attori che in maniera piuttosto
riuscita non fanno altro che rappresentare la loro
spensierata adolescenza fatta di scherzi sciocchi
e di litigate di risate e di perplessità nell'affrontare
una vita che li costringe, man mano, ad abbandonare
i panni adolescenziali per quelli più onerosi
della maturità.
La trama, di per se, è debole e quasi inconsistente.
Utile solo a spiegare e giustificare la situazione
in cui i quattro giovani protagonisti vengono catapultati.
Il resto del film è fatto di incontri e di
scontri, di amori che nascono e muoiono, di amicizie,
di sogni, di speranze, di vite vissute che si raccontano
l'un l'altra. Senza mai la pretesa di riuscire a raggiungere
verità assolute ma solo il piacere dello scoprirsi
piano piano uguali e diversi insieme, indipendentemente
dalla lingua che si parla e dell'età e della
razza. Il tutto, dicevamo, con una leggerezza e una
spontaneità che riesce, in parte, a far dimenticare
quel vizio di una buona parte del cinema italiano
contemporaneo a non riuscire a prendere una strada
decisa tra la commedia e il dramma preferendo restare
sulla linea di confine che permette di narrare la
vita senza, però, tuffarcisi dentro.
Verso Nord si dipana così tra le vicende dei
quattro ragazzi come una sorta di coro in cui ognuno
dei protagonisti canta la sua canzone senza preoccuparsi
di cosa facciano gli altri. E l'inserimento dei personaggi
"indigeni" in cui i quattro si imbattono,
tutti tratteggiati con abilità e recitati splendidamente,
rende questa strana musicalità ancora più
interessante e sfaccettata, sincera e poliedrica.
Sincera proprio nel suo non essere univoca. Come dice
lo stesso regista: "Storia che cambia in continuazione
umore, stile, genere e che gira circolarmente con
la medesima confusione insita nei personaggi. Storia
da assaporare per le atmosfere, gli umori ed i colori…"
Il limite del film (paradossalmente ma con sincerità)
sta nel fatto che chiunque andrà a vederlo
non ne rimarrà deluso.
Buona visione. |
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