"Andreotti fu l'ideatore del delitto
Pecorelli"
Depositate le motivazioni della sentenza
che ha condannato il senatore a vita a 24 anni di reclusione per
l'omicidio del giornalista. "Aveva un forte interesse a che
Pecorelli non pubblicasse certe notizie".
PERUGIA - “E’ stato l’ideatore dell’omicidio
Pecorelli”. E’ per questo motivo che i giudici della
Corte d’Appello di Perugia hanno condannato, a 24 anni di
carcere il senatore a vita Giulio Andreotti. Lo hanno spiegato il
presidente Gabriele Verrina e il giudice relatore Maurizio Muscato
nelle motivazioni della sentenza, depositate alla cancelleria penale
della Corte.
I giudici ritengono che il movente del delitto
sia da collegare all’attività del giornalista. “Andreotti
- si legge ancora nelle motivazioni - aveva un forte interesse
a che Pecorelli non pubblicasse certe notizie scottanti o le pubblicasse
comunque in maniera addolcita”.
La corte spiega di aver dato una “insuperabile
valenza probatoria” alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta,
che ha detto di aver ricevuto da Badalamenti e Bontate “confidenze”
in merito al delitto. “L'omicidio – ha detto Buscetta
ed hanno ripetuto i giudici - era stato organizzato da Bontate
e Badalamenti”. “Il movente – sempre secondo
Buscetta - era individuabile nell'attività di giornalista
che Carmine Pecorelli svolgeva in collaborazione con il generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa e che era riferibile a documenti segreti
provenienti da Aldo Moro o, comunque, riguardanti il caso Moro”.
''Se Bontate e Badalamenti - sostengono i giudici
- hanno programmato di eliminare lo scomodo giornalista in uno
scenario politico alquanto torbido, lo hanno fatto a seguito di
un'esplicita richiesta di un'entità politica riconducibile
all'imputato Andreotti”. “Ciò – continuano
- appare evidente, se si considera che il sistema mafioso è
un sistema complesso, esteso, resistente, che ha i suoi referenti
anche e soprattutto nei partiti”. “L'omicidio Pecorelli
– concludono - è stato un delitto che ha avuto come
movente il mandante politico, che è stato solo organizzato
ed eseguito da esponenti della mafia, perchè intorno all'eliminazione
di Pecorelli confluivano, per modo diretto, interessi politici
e criminali legati da un comune filo conduttore”.
La Corte d’assise d’Appello di
Perugia condannò il 17 novembre scorso Giulio Andreotti
e il boss mafioso Gaetano Badalamenti per l’omicidio di
Mino Pecorelli, direttore di Op. Il delitto avvenne il 20 marzo
del 1979. La sentenza ha in parte ribaltato quella di primo grado,
che assolse tutti gli imputati: il senatore Andreotti, i mafiosi
Badalamenti, Calò e La Barbera e l’estremista neo
fascista Carminati.
Fonte:
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,170046,00.html
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