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DARIO FO Discorso del Nobel 1997
CONTRA JOGULATORES OBLOQUENTES Legge emessa da Federico II (1221, Messina)
che permetteva di infliggere violenza ai giullari senza incorrere in alcuna
pena o sanzione Le tavole che vi sto mostrando sono state disegnate e
dipinte da me. A voi sono state distribuite delle immagini leggermente
ridotte rispetto a queste. Ecco, io sono abituato da tanto tempo a realizzare
dei discorsi con le immagini, invece di scriverli li disegno. Questo mi
permette di andare a soggetto, di improvvisare, di esercitare la mia fantasia
e di costringere voi ad usare la vostra. Mentre io leggerò questi testi,
ogni tanto vi mostrerò dove siamo, così non perderete il filo, e questo
servirà soprattutto a coloro che non conoscono né l'italiano né lo svedese;
gli inglesi avranno un vantaggio straordinario perché si immagineranno
cose che io non ho detto né pensato. C'è il problema delle due risate:
quelli che capiscono l'italiano rideranno subito, quelli che debbono aspettare
per ridere la traduzione in svedese di Anna (Anna Barsotti, la traduttrice,
n.d.t.) e gli altri che non sanno se ridere alla prima battuta o alla
seconda. Ad ogni modo cominciamo. Signore e Signori: il titolo di questa
mia chiaccherata è "contra jogulatores obloquentes" e avete capito tutti
che si tratta di latino, latino medievale. Questo è il frontespizio di
una legge che è stata promulgata nel 1221 in Sicilia dall'Imperatore Federico
II di Svevia, un "Unto del Signore" che a scuola ci presentano come un
imperatore illuminato straordinario, liberale. Ora voi, da quello che
segue, giudicherete se questo prossimo a Dio fosse veramente liberale.
"Jogulatores obloquentes" significa "giullari che diffamano e insultano".
La legge in questione permetteva a tutti i cittadini di insultare i giullari,
di bastonarli e, se si era un po' nervosi, anche di ammazzarli senza rischiare
alcun processo con relativa condanna. Vi avverto subito che questa legge
è decaduta e quindi posso continuare, tranquillo. Signore e Signori.......
Alcuni amici miei, letterati, artisti famosi, intervistati da giornali
e televisioni, hanno dichiarato: "I1 premio più alto va dato senz'altro
quest'anno ai Membri dell'Accademia svedese che hanno avuto il coraggio
di assegnare il Nobel a un giullare!" Eh sì, il Vostro è stato davvero
un atto di coraggio che rasenta la provocazione. Basta vedere il putiferio
che ha causato: poeti e pensatori sublimi che normalmente volano alto...
e poco si degnano di quelli che campano rasoterra... si sono trovati all'istante
travolti da una specie di tromba d'aria. Ebbene, io applaudo e sono d'accordo
con loro. Stavano già beati nel Parnaso degli eletti e Voi, con questa
Vostra insolenza, li avete abbattuti e precipitati giù a sbattere musi
e pance nel fango della normalità. Si son levati urla e improperi tremendi,
rivolti all'Accademia di Svezia, ai suoi Membri e ai loro parenti prossimi
e lontani fino alla settima generazione. I più scatenati hanno gridato:
''Abbasso il Re... di Norvegia!". Nel trambusto si sono sbagliati di dinastia.
A questo punto potete voltare pagina... vedete che c'è l'immagine di un
poeta nudo travolto da un turbine di vento. Qualcuno ha battuto anche
la parte bassa: ci sono stati dei poeti e scrittori che hanno avuto crisi
di nervi e di fegato spaventose. In quei giorni in Italia, nelle farmacie,
non si trovavano più calmanti. Ma bisogna ammetterlo, diciamo la verità,
cari Membri dell'Accademia, stavolta avete esagerato: andiamo, avete cominciato
una diecina d'anni fa col premiare un nero... un Nobel di colore. Poi
avete dato il Nobel a un ebreo... adesso addirittura a un giullare!! Ma
che, - come dicono i napoletani -pazziamme? Anche nel clero alto ci sono
stati momenti di pazzia... proprio i grandi elettori del Papa: vescovi,
cardinali, prelati dell'Opus Dei sono andati in escandescenze. Tant'è
che costoro hanno richiesto che venga ripristinata la legge che permette
di bruciare i giullari sul rogo: una cosa delicata, a fuoco lento. Per
contrasto devo dirVi che però ci sono state masse straordinarie di persone
che hanno gioito con me in modo incredibile per questa Vostra scelta.
E io Vi porto il più festoso dei ringraziamenti da parte di una caterva
di guitti, di giullari, di clown, di saltimbanchi, di contastorie. Siamo
arrivati qua (mostra una tavola). E 'a proposito di contastorie non posso
dimenticare i fabulatori del mio paese sul Lago Maggiore, dove sono nato
e cresciuto e dove c'è una grande tradizione di fabulatori; loro, i vecchi
fabulatori, maestri soffiatori di vetro, che hanno insegnato a me e ad
altri ragazzi il mestiere, l'arte, di raccontare assurde favole, che noi
ascoltavamo commentandole con sghignazzi e silenzi improvvisi a strozzagola
per la tragica allegoria che di colpo sormontava ogni sarcasmo. Ancora
mi ricordo la favola della Rocca di Caldé."Tanti anni fa... - raccontava
il maestro soffiatore -sul dorso scosceso di quel cocuzzolo che si erge
dal lago... lassù, stava arroccato un paese di nome Caldé, che giorno
dopo giorno franava tutt'in blocco giù verso il fondo del dirupo. Era
uno splendido paese con il campanile, con le torri arroccate proprio in
cima, con tutte le case una dietro l’altra. E' un paese che esisteva e
adesso non c'è più: nel 1400 è sparito. 'Ehi... - gli gridavano i contadini
e i pescatori di fondovalle - attenti, state franando... sloggiate di
lassù!'. Ma i roccaroli non ascoltavano, anzi ridevano, scherzavano, sfottevano:'Furbi
voi, cercate di terrorizzarci per convincerci a scappare, andare via lasciando
le case, i nostri terreni per poi fregarveli voi. Non ci caschiamo.'E
così continuavano a potare le viti, seminare i campi, sposarsi, fare all'amore.
Andavano a messa. Sentivano slittare la roccia sotto le fondamenta delle
case... ma non se ne curavano più di tanto: ‘Normali mosse d'assestamento...'
si rassicuravano. La grande scheggia di roccia stava affondando nel lago.
'Attenti, avete i piedi nell'acqua!', gridavano dalla costa.'Macché, è
l'acqua di scolo delle fontane, è soltanto un po' più umido'; e così,
piano piano ma inesorabilmente, il paese intiero s'affonda nel lago. Glu...
glu... pluf... affondano... case, uomini, donne, due cavalli, tre asini...
iaa... glu... I1 prete continuava imperterrito a confessare una suora:
'Te absolvi... animus... santi... gluu... Aame... Glu...'. Scompare la
torre, va sotto il campanile con le campane: don... din... dop...plok...'
"Ancora oggi - raccontava il vecchio soffiatore di vetro - se ci si affaccia
dallo spuntone di roccia rimasto a picco in quel punto del lago... se
in quell'istante scoppia un temporale, i lampi riescono ad illuminare
il fondo dell'acqua e, incredibile, là sotto si scorge il paese affondato
con le case e le strade ancora intatte e, come in un presepe vivente,
si scoprono loro, gli abitanti della vecchia Rocca, che si muovono ancora...
e imperterriti ripetono: 'Non è successo niente'. I pesci passano loro
davanti agli occhi di quà e di là... fin nelle orecchie... 'Niente paura!...
è solo un tipo di pesce che ha imparato a nuotare nell'aria', commentano.
'Eccì!'.'Salute!'.'Grazie... fa un po' umido oggi... fa più umido di ieri...
ma va tutto bene!' Sono sprofondati... ma per loro non è successo assolutamente
nulla." Non si può negare che una favola del genere sia ancora oggi di
sconvolgente attualità. Ripeto, devo molto a quei miei maestri soffiatori
di vetro e anche loro, Vi assicuro, oggi sono immensamente grati a Voi,
Signori Membri dell'Accademia, per aver premiato un loro allievo. E in
modo follemente esplosivo Ve lo manifestano. Infatti al mio paese giurano
che la notte in cui si è saputo del Nobel a un loro concittadino fabulatore,
si è sentito un tremendo botto! Dal grande forno della vetreria spenta
da cinquant'anni, è esplosa una bordata di lava infuocata e una miriade
di schegge di vetro fuso colorato s'è proiettata altissima in aria come
in un finale di fuochi d’artificio... ed è ricaduta rovente nel lago,
sparando gran vapore. Mentre voi applaudite bevo un po' d'acqua; (rivolgendosi
all'interprete) ne vuoi anche tu? Importante è che mentre beviamo voi
parliate tra di voi perché se tentate di sentire il glu glu glu che fa
l'acqua che scende ci va tutto di traverso e cominciamo a tossire. Allora
parlate: "o che bella serata che è questa". Secondo tempo: pagina nove.
Ma adesso sarò veloce, non preoccupatevi. Sopra tutti, questa sera a Voi
si leva il grazie solenne e fragoroso di uno straordinario teatrante della
mia terra, poco conosciuto non soltanto da voi e in Francia, Norvegia,
Finlandia... ma poco noto anche in Italia. Ma che è senz'altro il più
grande autore di teatro che l'Europa abbia avuto nel Rinascimento prima
ancora dell'avvento di Shakespeare. Sto parlando di Ruzzante Beolco, il
mio più grande maestro insieme a Molière: entrambi attori-autori, entrambi
sbeffeggiati dai sommi letterati del loro tempo. Disprezzati soprattutto
perché portavano in scena il quotidiano, la gioia disperazione della gente
comune, l'ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante ingiustizia.
E soprattutto avevano un difetto tremendo: raccontavano queste cose facendo
ridere. I1 riso non piace al potere. Ruzzante poi, vero padre dei comici
dell'Arte, si costruì una lingua, un lessico del tutto teatrale, composto
di idiomi diversi; dialetti della Padania, espressioni latine, spagnole,
perfino tedesche, miste a suoni onomatopeici completamente inventati.
Da lui, dal Beolco Ruzzante ho imparato a liberarmi della scrittura letteraria
convenzionale e ad esprimermi con parole da masticare, con suoni inconsueti,
ritmiche e respiri diversi, fino agli sproloqui folli del grammelot. A
lui, al Ruzzante, permettetemi di dedicare una parte del riconoscimento
prestigioso che Voi mi offrite. Qualche giorno fa, un giovane attore di
grande talento mi ha detto: "Maestro, tu devi cercare di proiettare la
tua energia, il tuo entusiasmo ai giovani. Questa carica che tu hai devi
darla a loro. Ai giovani devi dare la conoscenza e la sapienza del tuo
mestiere". Io e Franca (mia moglie) ci siamo guardati e abbiamo detto:
"Ha ragione". Ma quando noi insegneremo un mestiere, daremo una carica
effervescente di fantasia, poi a che cosa servirà, dove verrà portata
questa fantasia, questa vitalità, questo entusiasmo, questo mestiere?
A che scopo e verso cosa far proiettare vitalità e entusiasmo? Negli ultimi
mesi mi è capitato con Franca di girare per parecchie Università tenendo
stages e organizzando conferenze davanti a platee di giovani. La cosa
che più ci ha colpiti e quasi sconvolti, è stato scoprire la loro ignoranza
rispetto al tempo in cui stiamo vivendo. Raccontavamo loro del processo
che si sta svolgendo in Turchia contro gli esecutori della strage di Sivas.
In Anatolia trentasette intellettuali democratici fra i più prestigiosi
del paese, riuniti per ricordare un famoso giullare del Medioevo ottomano,
venivano bruciati vivi, intrappolati dento un Hotel, in piena notte. Ad
appiccare il fuoco era stata una banda di fanatici integralisti ben protetta
da elementi di governo. In una notte, trentasette fra i più importanti
artisti, scrittori, registi, attori e attrici, famose danzatrici del rito
curdo, sono stati all'istante cancellati dalla terra. In un sol colpo
quei fanatici avevano distrutto, si può dire, gli uomini più importanti
della cultura di quel paese. Ascoltavano questo nostro racconto migliaia
di studenti, che ci guardavano attoniti, increduli. Non sapevano nulla
di quel massacro. La cosa che mi ha impressionato è che anche i professori
presenti a questo mio discorso non ne sapevano niente. Eppure la Turchia
è lì, nel Mediterraneo, quasi di fronte a noi, insiste per essere ammessa
nella Comunità Economica Europea... ma loro del massacro nulla sapevano.
Giustamente Salvini, un grande democratico del nostro Paese, diceva: "L'ignoranza
diffusa dei fatti è il maggior supporto all'ingiustizia." Ma questa assenza
distratta dei giovani viene da chi li educa e li dovrebbe informare, e
costoro sono invece i primi assenti e disinformati, parlo dei maestri
e dei responsabili della scuola. I giovani, in gran parte, soccombono
al bombardamento di banalità e oscenità gratuite che ogni giorno i mass-media
propinano loro: telefilms truculenti dove in dieci minuti avvengono tre
stupri, due assassinii... un pestaggio e uno scontro di dieci auto su
un ponte che crolla e tutti, macchine, autisti e passeggeri, precipitano
nel mare... solo uno si salva, però non sa nuotare e annega fra le risate
dei curiosi accorsi in massa. In un'altra Università abbiamo denunciato
il progetto, ormai in via di realizzazione, della manipolazione genetica...
cioè di brevettare organismi viventi, proposto dal Parlamento Europeo...
abbiamo sentito un gran gelo salire dalla platea. Io e Franca spiegavamo
come i nostri eurocrati, stimolati dalle strapotenti e onnipresenti multinazionali,
stanno preparando un piano degno di un film di fantascienza-trucida dal
titolo "I1 fratello porco di Frankenstein". Vogliono cioè approvare una
direttiva che (attenti alla trovata) autorizzi le industrie a brevettare
esseri viventi, o loro parti, create con quella tecnica da apprendista
stregone che è la manipolazione genetica. Le cose andrebbero così: uno
scienziato riesce, andando a mettere le mani nel corredo genetico di un
maiale, a renderlo più simile all'uomo, col risultato, stravolgente, che
grazie a questo arrangiamento sarà più facile staccargli il fegato, o
un rene... a scelta, per trapiantarlo in un uomo. Ma per essere più sicuri
che gli organi trapiantati attecchiscano, bisognerà inserire nell'uomo
delle particelle del maiale che ne condizionino e modifichino la struttura;
avremo così, finalmente, un uomo-maiale (voi direte che ne abbiamo già
tanti) o un maiale-uomo... e ogni parte di questo nuovo essere si potrà
brevettare, imporgli il copyright; e chi vorrà un pezzo di questo porco
umanizzato dovrà pagare i diritti d'autore all'industria che lo avrà "inventato".
Malattie conseguenti, deformazioni mostruose, morbi trasmettibili in massa...
tutti sono optional inclusi nel prezzo. Il Papa è rimasto indignato da
questa operazione, da questa mostruosità genetica da bassa stregoneria,
e l'ha chiamata un obbrobrio contro l'umanità, contro la dignità dell'uomo,
l'ha insultata ricordando che la morale in questo caso è spenta ed è ridotta
a livello sotto-animale. La cosa incredibile è che nello stesso tempo
c'è un americano, uno stregone straordinario, voi l'avete letto sul giornale
sicuramente: è quello che taglia la testa a un babbuino e poi mozza la
testa a un altro babbuino, prende la prima testa e la seconda testa e
le scambia. I1 babbuino rimane un po' male. In verità rimangono sempre
paralizzati, tanto l'uno che l'altro, poi muoiono ma l'esperimento è riuscito
che è una meraviglia. La cosa incredibile è che questo personaggio che
si chiama White, professor White, sembra proprio Frankenstein. Questo
White è membro dell'Accademia delle Scienze del Vaticano. Bisognerebbe
avvertire il Papa. Ecco, noi raccontavamo queste farse criminali ai ragazzi,
agli studenti e loro ridevano come dei matti: dicevano di me e di Franca:
"Ma come sono simpatici, si inventano delle storie incredibili"; non avevano
assolutamente, neanche per 1'anticamera del cervello, 1'idea che quello
che raccontavamo fosse vero. Allora sempre di più siamo convinti, come
incitava Savinio, un grande poeta italiano: "raccontate, uomini, la vostra
storia". Il nostro dovere di intellettuali, di gente che monta in cattedra
o sul palcoscenico, che parla soprattutto con i giovani è quello non soltanto
di insegnare come si muovono le braccia, come si respira per recitare,
come si usa lo stomaco, la voce, il falsetto, il contraccampo. Non basta
insegnare uno stile: bisogna informarli di quello che succede intorno.
Loro devono raccontare la loro storia. Un teatro, una letteratura, una
espressione d'arte che non parli del proprio tempo è inesistente. Io sono
andato ultimamente a un grande congresso con tantissima gente e cercavo
di spiegare a loro e soprattutto ai giovani un processo che si è svolto
in Italia, un processo che si è sviluppato in sette processi; alla fine
di questi processi, tre politici di sinistra sono stati condannati a 21
anni di carcere, accusati di aver trucidato un commissario di polizia.
Io ho studiato le carte del processo come avevo fatto con "Morte accidentale
di un anarchico". Ebbene, raccontavo i fatti di questo processo assurdo,
addirittura farsesco nel modo in cui è stato condotto, e a un certo punto
ho capito che parlavo nel vuoto perché la gente non era al corrente degli
antefatti, non conosceva cosa era successo cinque anni prima, dieci anni
prima: le violenze, il terrorismo, niente sapeva, non sapeva delle stragi
di stato avvenute in Italia, né dei treni che sono saltati in aria, né
delle bombe nelle piazze, né dei processi che sono stati portati avanti
come farse. I1 guaio terribile è che per raccontare la storia di oggi
devo cominciare a raccontare la storia da trent'anni fa a venire avanti,
non mi basta raccontare di adesso; e state attenti, questo succede dappertutto,
in tutta l'Europa. Io ho provato in Spagna ed era lo stesso discorso,
ho provato in Francia, ho provato in Germania, devo ancora provare qui
da voi in Svezia, ma verrò a provare. E per finire permettete che io dedichi
una buona metà della medaglia che mi offrite, a Franca. Franca Rame, la
mia compagna di vita e d'arte che Voi, Membri dell'Accademia, ricordate
nella motivazione del premio come attrice e autrice, che con me ha scritto
più di un testo del nostro teatro. Franca proprio in questo momento sta
recitando in Italia ma dopodomani sarà qui: arriva a mezzogiorno, se volete
venire andiamo tutti insieme a prenderla all'aeroporto. Franca è molto
spiritosa, ve lo assicuro. A dei giornalisti che le chiedevano: "Ma scusi,
lei come si sente adesso ad essere la moglie di un Nobel? Con un monumento
in casa?" rispondeva: "Non sono preoccupata, non mi sento a disagio perché
mi sono sempre allenata. Tutte le mattine faccio flessioni: mi piego in
due appoggiando le mani a terra, così mi sono abituata a diventare piedestallo
al monumento. Ci riesco benissimo." Vi avevo detto che è molto spiritosa...
e a volte addirittura autolesionista nella sua ironia. Ma davvero senza
di lei per una vita al mio fianco personalmente non ce l'avrei mai fatta
a meritare questo premio. Insieme abbiamo montato e recitato migliaia
di spettacoli in teatri, fabbriche occupate, Università in lotta... perfino
in chiese sconsacrate, in carceri, in piazza col sole e la pioggia, sempre
insieme. Abbiamo sopportato vessazioni, cariche della polizia, insulti
dei benpensanti e le violenze. E soprattutto è lei, Franca, che ha subito
la più atroce delle aggressioni. Lei, più di tutti, sulla sua pelle, ha
pagato per la solidarietà che davamo agli umili e ai battuti. I1 giorno
in cui mi è stato designato il Nobel mi trovavo davanti al Teatro in via
di Porta Romana, a Milano, dove Franca stava recitando, con Giorgio Albertazzi,
"Il diavolo con le zinne." All'istante è arrivata una turba di fotoreporter,
cronisti, operatori con le loro telecamere. Un tram che transitava in
quel momento s'è fermato, il conduttore s'è sporto a salutarmi, sono scesi
tutti i passeggeri, mi applaudivano, mi volevano stringere la mano per
felicitarsi... ma poi si sono bloccati e tutti in coro hanno gridato:
"E Franca dov'è?" e hanno chiamato a gran voce "Francaaa!" e lei dopo
un po' è apparsa... frastornata... commossa alle lacrime, ed è venuta
ad abbracciarmi. All'improvviso, come dal nulla, è apparsa una banda musicale
di soli fiati con tamburi, erano tutti ragazzi, che accorrevano da punti
diversi della città, musici che suonavano insieme per la prima volta,
hanno intonato "Porta Romana bella, Porta Romana" a ritmo di samba. Non
ho mai sentito stonare a quel modo ma era la più bella musica che Franca
e io avessimo mai ascoltato. Credetemi, questo premio l'avete proprio
dato a tutti e due. Grazie. July, 2000
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