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d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili |
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Forme della politica e forme della partecipazione
[Carlentini e le vicende nazionali] [Documento:
La sconfitta del 1990] [La vittoria del 1994]
[Documento: Comitati Prodi e PDS] [Carlentini
dal 1995 al 1997] [Nota finale]

Introduzione
Carlentini è un grosso centro agricolo, circa 15 mila abitanti, a una
trentina di chilometri da Catania e a una quarantina da Siracusa. Grazie
a questa equidistanza, risulta provincia amministrativa di Siracusa,
ma distretto telefonico di Catania. Non ha stazione ferroviaria, di
cui utilizza quella della vicina Lentini. Con Lentini, con cui sta ormai
praticamente attaccata, vive un rapporto di odio-amore. Carlentini si
è sviluppata a metà del Cinquecento per volere degli spagnoli (il nome
della città è una dedica all'imperatore Carlo V), per proteggere gli
abitanti della sottostante Lentini dalle incursioni saracene e dalla
malaria. Con Lentini e Francofonte, ha condiviso l'età dei feudi e gli
andamenti agricoli, fino all'attuale crisi agrumicola. Negli anni Settanta
ha dato sfogo al boom edilizio facendo sorgere un "quartiere"
residenziale" staccato dal centro storico, Santuzzi, che ha visto
l'afflusso di neocittadini da Lentini e il sorgere di nuovi problemi
- un quartiere che è quasi una città, ma senza servizi e fino a qualche
anno fa senza neppure negozi. La vita politica a Carlentini è stata
in gran parte simile a quella di Lentini e Francofonte. Una grossa presenza
del PCI, con una base data dal sindacato bracciantile. La DC che ha
raccolto i voti e le aspirazioni dei ceti professionali e dei commercianti.
Negli anni Ottanta, il blocco dei partiti, mentre si rafforzavano le
infiltrazioni mafiose e le ingerenze sui lavori pubblici - a Lentini
la cosca di Nardo (referente Nitto Santapaola a Catania).
Poi l'89, il tracollo dei partiti tradizionali (primo tra tutti la DC),
gli effetti indiretti di tangentopoli e la reazione alle uccisioni palermitane
di Falcone e Borsellino. I vecchi esponenti della DC hanno fatto tutti
un passo indietro ("kinati ka passa a gghina
"): a Carlentini
l'esponente di spicco è Basso, politico della DC che ha saputo gestire
l'amministrazione comunale servendosi anche di una parte del PCI ("consociativo").
La "stagione", che è durata pochissimi mesi, tra la fine del
93 e l'inizio del 94, in cui sembrava che ci sarebbe stata la vittoria
della "gioiosa macchina da guerra" occhettiana. Si hanno le
elezioni, a Lentini e a Carlentini. Vince la sinistra, in due modi diversi.
Dopo pochi mesi si fanno le elezioni anche a Francofonte ma nel frattempo
c'è stata la vittoria nazionale di Berlusconi: vince la destra. A dimostrazione
come i tempi in politica sono importanti e come a livello locale non
sempre le cose si muovono secondo influenze totalmente autonome e "indigene".

Documento 1: La sconfitta del 1990
Giugno 1990. Sono le nove di sera [,] nella sezione del P.C.I. si respira
un'aria da funerale. Primi tra gli eletti, risultano a parte il capolista
Carnazzo, Silvana Pirruccello e Fabio Carlentini seguiti da Liuzzo (che
non conosco ancora), Menta e Vacante. Clamorosa la non elezione del
sindaco uscente Scamporrino e dell'ingegnere Angelo Mangano. Il P.C.I.
passa da 10 a 6 consiglieri. E' il prezzo politico pagato al consociativismo
con la DC in quella legislatura che ha varato concorsi pubblici al alto
tasso di clientelismo e nepotismo. Nel corso della campagna elettorale
il movimento "Città di tutti" da una parte e un P.S.I. ringalluzzito
e relativamente affidabile, perché meno coinvolto dall'altra, riescono
ad orientare il consenso dei cittadini sulle persone e non più solo
sui partiti. Era stata una campagna elettorale dura e faticosa, per
la prima volta dopo quasi un decennio di militanza nel P.C.I. ero stata
costretta a chiedere il voto personale e non solo per la falce e martello
oramai screditata dall'alleanza con la D.C. di Pippo Basso. Quella sera
di giugno ricordo di aver appena invitato Fabio [Carlentini] ad andare
a bere qualcosa al bar, quando si sente un clamore in piazza e ci affacciamo
al balcone per capire di cosa si tratta. Un gruppo di persone acclama
il nono dei consiglieri eletti nelle liste del P.S.I. Sergio Monaco.
Non lo conosco personalmente, credo si tratti di un infermiere dell'ospedale
di Lentini, mi dicono che è un medico, libero professionista. Qualcuno
commenta che ha fatto incetta dei voti che gli ha procurato il nipote
aprendo e rafforzando una sezione di giovani socialisti, unica organizzazione
giovanile della città. Comunque sia, Fabio ed io non abbiamo ancora
cenato, perciò decidiamo di andare a prendere un toast al Prestige.
A noi si unisce Massimo, il fratello di Fabio. Nonostante la nostra
vittoria personale non riusciamo ad essere pienamente contenti, ci rendiamo
conto che il P.C.I. ha dimezzato i propri consensi e che ci attende
una strada tutta in salita. Ci sentiamo in dovere di augurare un buon
lavoro e riteniamo di avere d'ora innanzi un elettorato cui dover rendere
conto e ragione del nostro operato.
Poche settimane dopo viene convocata la prima seduta del Consiglio Comunale
che viene puntualmente preceduto da una riunione in sezione. Carnazzo
abbozza una pseudo-analisi del voto e l'unica cosa che risulta convincente
per i suoi accoliti è che Fabio è il terzo degli eletti solo perché
ha avuto la fortuna di capitare il numero 5, il suo stesso numero alla
Provincia! I soliti ignoranti elettori del P.C.I. hanno votato per Fabio
credendo di votare per lui sulla scheda per le comunali. L'ampio consenso
su di me proviene invece dai Lentinesi di Santuzzi. E' una analisi che
nella sua grossolanità tende a cancellare il valore politico della nostra
elezione. Non ci sentiamo di smentirla. Ci guardiamo e decidiamo senza
comunicarcelo che non è il caso di perdere tempo perché alle sette dobbiamo
essere al Polivalente e soprattutto perché non abbiamo nessuno da convincere.
(Su oltre 300 preferenze, quelle delle sezioni di Santuzzi assommano
ad una ventina e quasi tutte le preferenze per Fabio erano assieme alle
mie)
In macchina per il Polivalente dissi a Fabio di avere ancora negli occhi
i volti di tutte quelle persone che con riconoscenza per le mie prese
di posizione al consiglio comunale (sola contro tutti) e con la voglia
di voler continuare a credere nella politica dei comunisti mi confidavano
di aver fatto il loro dovere e che adesso toccava a noi rinnovare il
partito. Al polivalente mi sedetti come prassi nell'ala sinistra. Fabio
alla mia destra e alla mia sinistra Alfio Castro con altri socialisti.
A lui chiesi di indicarmi chi fosse questo Sergio Monaco. Me lo indicò:
pantaloni avana, camicia bianca seduto tra i democristiani con altri
socialisti. Quando mi fu presentato 'puntualizzai' che i socialisti
stanno seduti coi comunisti anche se tendono a fare sempre le alleanze
coi democristiani [.]

La vittoria della Sinistra a Carlentini nel 1994
L'analisi della vittoria della sinistra a Carlentini, all'inizio del
1994 interessa ai fini del nostro discorso sulla formazione della partecipazione
alla vita politica da parte dei "cittadini". Chi vince appartiene
non ai partiti tradizionali (anche se molti di loro vi hanno militato,
avendo anche ruoli di primo piano), ma a quella che viene chiamata "società
civile". E' un termine questo in auge negli anni Ottanta, frutto
della crisi dei partiti e del blocco del sistema che si è avuto in quegli
anni. Il tentativo, quasi sempre infruttuoso, di far sorgere dai gruppi
delle associazioni, dei salotti e dei clubs, un rinnovamento di quadri
e di metodologia della politica, che ottenga il consenso e dunque la
conquista del potere politico. In quadro sostanzialmente bloccato, in
cui negli anni Ottanta anche deboli percentuali potevano spostare alleanze
e poteri, la capacità di consenso di questi circoli - non di massa ma
sostanzialmente borghesi e d'élite -, ha avuto modo di interessare le
bramosie anche dei partiti maggiori dell'epoca (DC per i gruppi cattolici,
PSI, PCI ecc.). In Sicilia si era andati un po' più avanti, con la nascita
della Rete. La profonda crisi del PCI dopo l'uccisione di Pio La Torre,
non risolta dall' "inviato speciale" Folena, aveva aperto
a sinistra spazi praticabili; tanto più che anche il potere tradizionale
della DC, il ferreo sistema politica & mafia, mostrava crepe.
La vittoria della sinistra nel 1994 a Carlentini (ma diverso è il caso
di Lentini, e questo è a nostro avviso altrettanto importante), nasce
all'interno dei gruppi della "società civile". Vi è un momento
particolare, la crisi sociale è vistosamente segnata dall'emergenza
terremoto (dicembre 1990, il "terremoto di santa Lucia" che
provoca a Carlentini alcune vittime e decine di senzatetto). "L'amministrazione
esistente è incapace di rispondere al dramma del momento se non con
provvedimenti tampone" ricorda Silvana Pirruccello. Tanto più che
i maggiori partiti sono interessati dalla crisi che coinvolge le loro
strutture organizzative. All'interno di questo contesto, Silvana Pirruccello
e Fabio Carlentini formano all'interno del Consiglio comunale e della
maggioranza un gruppo nei fatti indipendente e autonomo, anche se formalmente
appartenete al PCI. All'interno degli equilibri risicati della maggioranza,
il piccolo gruppo riesce a avere una sua funzione. Quando Fabio Carlentini
accetta la nomina ad assessore - che secondo Pirruccello è una manovra
fatta anche per dividere il gruppo -, tale azione non viene meno.
Tra le cose più importanti che secondo Silvana Pirruccello vengono decise
dal punto di vista amministrativo e su cui lei e Carlentini hanno posto
con più forza la necessità, anche contro il parere degli altri esponenti
della maggioranza, la scelta della ricostruzione in situ, delle case
lesionate o danneggiate dal terremoto. Aver scelto questa soluzione,
al posto di una ricostruzione in altre aree da espropriare, ha avuto
l'effetto di sveltire gli iter burocratici per la ricostruzione.
All'inizio del dicembre 1993, l'associazione Il Ponte si rimette in
movimento. Il 4 dicembre una prima riunione, cui partecipano i soci
fondatori - Silvana Pirruccello, Fabio Carlentini -, oltre a Nino Anzalone
che si aggiunge. La proposta è la costituzione di un coordinamento dei
gruppi democratici esistenti a Carlentini, per elaborare e proporre
idee-progetto per la città. Il 7 dicembre nuova riunione, con l'ammissione
di nuovi soci (Nino Inserra, Nuccio Roccella, Antonio Russo - insegnante
al geometra di Lentini ma abitante a Santuzzi). Il 14 dicembre riunione,
nell'atrio della Chiesa del Carmine, con La Ginestra, Legambiente (Sabrina
Aliano), Alfio Castro, Vacirca - commerciante, insieme al fratello possiede
una catena di tre negozi di abbigliamento tra Lentini e Carlentini -,
il Gruppo Santuzzi. E' il primo abbozzo di Coordinamento delle associazioni
democratiche di Carlentini. Ma è soprattutto Il Ponte a muoversi. Tra
dicembre e aprile le riunioni sono continue. Il 21 dicembre si formano
tre gruppi di lavoro, su scuola, assistenza, piano regolatore. Di questi
tre gruppi, quello più attivo (in pratica, l'unico che funzionerà) sarà
quello sul piano regolatore, intimamente connesso ai problemi del terremoto.
Alle riunioni del Coordinamento dell'11, 18 e 25 gennaio 1994, nel salone
della Chiesa del Carmine, saranno presenti anche i consiglieri comunali
Carveni, Guercio e Chiarenza. Dopo l'8 marzo non saranno fatte altre
riunioni del Coordinamento (l'impellenza politica fa saltare qualsiasi
idea di coordinamento). Il Ponte invece continua la sua attività di
discussione ed elaborazione. Alle riunioni di aprile viene fatto il
resoconto delle riunioni con i gruppi di base di Sortino e della provincia
di Siracusa, in preparazione delle elezioni provinciali. A maggio inizia
la campagna elettorale.
Il 5 giugno vede l'affermazione della lista capeggiata da Sergio Monaco.
La macchina amministrativa si rimette in moto. La sensazione è che da
una parte il momento amministrativo assorba ormai totalmente il momento
politico che prima era stato "fuori" le istituzioni. L'entrata
nelle istituzioni significa che gli elementi chiamati e selezionati
per questo lavoro si impegnano totalmente nel lavoro amministrativo;
ciò sottrae energie al gruppo che rimane fuori. Il gruppo cerca in qualche
modo di contrastare tale deriva, cercando di sviluppare una propria
autonomia che non può però essere contrastiva rispetto all'amministrazione
(dopotutto si stanno facendo le cose che si sono sempre dette si sarebbero
dovute fare, da parte di persone di cui ci si fida sostanzialmente,
tenendo sempre presente che l'amministrazione vive di tempi propri,
del lavoro "giorno per giorno", e dell'emergenza terremoto
nello specifico carlentinese di allora) né può trovare nell'indignazione
e nella competenza delle cose amministrative motivo di coesione. All'indomani
del voto, la volontà di continuare a essere forza critica e di coesione
da parte de Il Ponte viene affermata nel momento stesso in cui ci si
riunisce, il 14 giugno, per l'analisi del voto. Nelle riunioni successive
si valutano alcune proposte culturali relative all'estate (luglio e
agosto) carlentinese, tra cui l'idea del cinema nei quartieri. Silvana
Pirruccello contatta anche Alfio Grimaldi, alcuni anni prima dirigente
Arci a Lentini e appassionato di cinema, per avere una mano d'aiuto.
L'estate è un periodo tradizionalmente inadatto a qualsiasi attività
politica e sociale. Fino ad allora le "estati culturali" sono
state inesistenti, la gran parte della popolazione diserta la città
per riversarsi nelle seconde case dell'abusivismo edilizio della costa
(Agnone, in territorio di Augusta).
Le attività politiche e sociali riprendono a settembre . Nelle riunioni
di settembre tuttavia, non si riesce ad andar oltre la pura dichiarazione
dell'esigenza di una ripresa delle attività. Nelle riunioni di ottobre
si riesce a elaborare un volantino sul Piano Regolatore, che il mese
successivo viene finalmente diffuso. Nelle riunioni di dicembre si pone
la questione interna della necessità di una sede come momento di autonomia
e acquisizione di una visibilità dell'associazione. Nel gennaio 1995
parte il tesseramento per il nuovo anno e si pone il problema di quale
iniziative programmare.
E' avvertibile un forte disagio all'interno dell'associazione. Un malessere
che si trascina per diversi mesi. Solo nel febbraio 1995 viene posto
con più chiarezza il problema della ricollocazione politica (e partitica)
del gruppo. Nella riunione di domenica 5 marzo 1995 Il Ponte si fa promotore
del Comitato di sostegno a Prodi. Nelle riunioni successive viene fatto
il resoconto degli incontri avviati con gli altri gruppi. Alla riunione
del 19 marzo 1995 viene convocata alle 11 l'assemblea dei soci con all'ordine
del giorno le dimissioni del presidente e le elezioni interne del nuovo
presidente.

Documento 2: Dai Comitati Prodi alla scelta nel PDS
Autunno/Inverno '95 [.] Viene inviato un FAX di adesione al comitato
Prodi di Bologna a firma di singoli componenti e del PONTE. Le riunioni
si tengono nello studio dell'ingegnere [...]. Viene nominato coordinatore
Nuccio Vacirca. Seguono frenetiche riunioni dell'ULIVO.
8 Dicembre 1995 per iniziativa di Franco Inserra e Alfio La Ferla viene
programmato un cineforum da Gennaio ad Aprile 1996. Si dimette Lucio
Circo, viene nominato assessore Nino Ristuccia. In Aprile si vota per
le nazionali, viene eletto Rino Piscitello. Prima decade di Maggio:
Sergio Monaco accetta la candidatura propostagli dal P.D.S. per le Regionali.
Il 3 Maggio lo avevo incontrato per comunicargli che Rifondazione Comunista
mi aveva offerto di candidarmi da indipendente e che avrei accettato
solo nel caso che lui non si fosse presentato. Mi dice che quasi sicuramente
non si sarebbe candidato ed io aggiunsi che non mi sarebbe dispiaciuto
affatto togliere un po' di voti al P.D.S. di Nino Consiglio. Non avrei
fatto una brutta figura [;] in quanto agli impegni successivi pensavo
di aprire una sezione di Rifondazione Comunista e di tornare ad impegnarmi
in Politica. Allora non potevo immaginare che invece avrei dirottato
i voti Pidiessini su Sergio Monaco che intendeva candidarsi nel P.D.S.
non solo per trovare una collocazione politica ben definita ma per 'puntare
a Consiglio' [...] come mi confessò tornando da una riunione, nella
sezione di Sortino: "Dobbiamo farcela! Non ci sto nel partito di
Nino Consiglio"

Dal 1995 al novembre 1997
Nel novembre 1997 le elezioni a Carlentini premiano di stretta misura
il PDS con, candidato sindaco, Liuzzo. Sergio Monaco non si presenta.
Cosa è successo? Le vicende politiche e sociali scorrono su piani paralleli
spesso intersecandosi. [La vicenda comunale]
[La vicenda politica provinciale]
[Il gran rifiuto] [La
vicenda personale]

La vicenda comunale
Il lavoro portato avanti da Sergio Monaco e da un gruppo molto ristretto
di collaboratori è stato importante, relativamente alla assenza e incapacità
delle precedenti amministrazioni e di quelle compresenti nell'area contemporaneamente
(Lentini e Francofonte, ma anche i Comuni del siracusano per i problemi
comuni come quelli della "ricostruzione" post-sisma). L'amministrazione
di Sergio Monaco si è concentrata quasi esclusivamente a sbloccare pratiche
e finanziamenti per la ricostruzione. Tutta l'attenzione politica e
sociale è concentrata su questa "emergenza".
Quando Monaco, divenuto onorevole regionale, deve rallentare la sua
azione a Carlentini, il lavoro amministrativo ordinario ormai impostato
viene portato avanti dal vicesindaco e dall'assessore allo spettacolo
Battaglia, grazie a cui viene potenziato tra l'altro il ruolo delle
rappresentazioni classiche scolastiche al Parco Archeologico che diventano
sempre di più "fiore d'occhiello" e motivo di attrazione culturale
territoriale; Battaglia permette il finanziamento del Teatro Scuola
di Anzalone, noto teatrante locale, anche qui con negli anni un notevole
avanzamento del grado culturale espresso e del coinvolgimento.
Il Ponte come organizzazione scompare. Non sembra che si siano fatte
più riunioni nel corso degli anni successivi al 1995. Alla fine del
1996 nasce, all'interno del gruppo di amici - Franco Inserra, Alfio
La Ferla, l'esigenza di "fare qualcosa" di visibile e culturalmente
coinvolgente: di qui l'idea di un cineforum. Viene coinvolta nella faccenda
il circolo cinematografico CinemaNovecento appena nato a Lentini. tra
gennaio e aprile 1996 vengono proiettate una serie di videocassette
usanto il videoproiettore del Polivalente di Carlentini. L'organizzazione
è assicurata da 3-4 soci del circolo CinemaNovecento di Lentini, e da
una mezza dozzina di carlentinesi. Alle proiezioni assistono centinaia
di persone, viene fatto un tesseramento che raggiunge i 500 soci, di
tutte le età. Il cineforum in quei mesi diventa un gioioso rito di famiglie,
di ragazzi e di ragazze, che animano le serate e i pomeriggi carlentinesi
altrimenti vuoti. All'indomani del successo dell'iniziativa, il gruppo
guidato da Inserra decide la costituzione del circolo Meta (che nei
fatti assorbe CinemaNovecento incapace e non interessata a gestire una
associazione che conta virtualmente centinaia di soci). Esso si farà
promotore di un concorso video nelle scuole, avviando i contatti con
tutte le scuole medie superiori italiane. Il concorso "Iskra"
ha un notevole successo, che le scarse forze finanziarie e organizzative
dell'associazione non riescono a sfruttare adeguatamente. Tutta l'associazione
vive tuttavia attorno alla voglia di muoversi di Inserra, non sembra
avere una base più ampia.
Altro gruppo che sembra muoversi in maniera organizzata a Carlentini
è quello costituito dalla Pro Loco. Si tratta di giovani di provenienza
democristiana, che trovano in Monaco un referente che li appoggia anche
se si tratta di due mondi ideologici diversi. L'alleanza che si instaura
a Carlentini, uno dei motivi del "successo" di Monaco è, subito
dopo la forzatura data dalla vittoria alle elezioni che scardina i vecchi
schemi e le vecchie alleanze - proprio quella che avviene tra un lumpen-proletariat
(borghese) giovanile di cultura democristiana e l'amministrazione elargitrice
di finanziamenti. La Pro Loco di Carlentini riesce a muoversi in maniera
più organizzata, esprime un proprio giornale e trova connessioni all'interno
della Pro Loco regionale. Alla Pro Loco fanno riferimento Silvio Breci,
giovane aspirante giornalista di formazione cattolica fondamentalista
e che tra il 1995 e il 1996 compie una decisa svolta nella direzione
dell'inserimento all'interno delle strutture esistenti fino ad allora
osteggiate in quanto "compromesse" (il passaggio da Antenna
Uno a Video Triangolo); e Salvatore Di Salvo che con i fratelli è interessato
a una azienda cooperativa che è entrata nel gioco delle committenze
per il metano ma che è da cosiderarsi anche lui parte di quel ceto aspirante
al "posto" piccolo-borghese e di matrice ideologica lumpen-proletariat.
Di Salvo diventa anche, lui che aveva fatto campagna elettorale contro
Monaco, addetto stampa di Monaco scavalcando nella funzione Silvana
Pirruccello.

La vicenda politica provinciale
Il prestigio ottenuto da Monaco nella sua azione amministrativa, ne
permettono l'ascesa politica. E' il PDS, nell'assenza di altre formazioni
politiche, a riuscire a "agganciare" il leader carlentinese
che diventa in questo modo organico al PDS. Alle elezioni regionali
Carlentini vota compatta per Monaco permettendone l'elezione all'Assemblea
Regionale Siciliana; il PDS contemporaneamente presentava nel siracusano
Nino Consiglio, uno dei leader dominanti alla Regione e egemone nel
siracusano: Consiglio viene sconfitto alle elezioni.
All'interno del PDS si gioca una lotta (democratica) interna. Due nuclei
(di cui uno virtuale), mentre una larga maggioranza sembra indifferente
e interessata più alla ripetizione dei riti della "sinistra"
ormai divenuti solo formali. Non c'è un coinvolgimento di masse di militanti
o di discussioni assembleari di sezione. Tutto si svolge da una parte
nel cerchio ristretto delle segreterie interne, dall'altro nei piccoli
salotti extra-partito, al di fuori della sezione: presso associazioni
o case private di piccoli esponenti. I due nuclei sono dati: da una
parte da coloro che detengono il potere, rappresentano la struttura
del partito. Essi si sono raggrumati attorno a alcune figure egemoni
(leader di corrente), specie dopo il mutamento del nome che ha scardinato
sia i rapporti tra il PDS isolano e quello nazionale, sia la struttura
di autocontrollo interna. Nel siracusano la corrente di potere egemone
è guidata da Nino Consiglio. A lui fanno riferimento tutti gli ex funzionari
organici del partito rimasti; quelli che se ne sono andati via, scacciati
dal PDS di Consiglio e dalle vicende politiche storiche recenti, hanno
smesso di fare politica. Il nucleo che si "contrappone" a
Consiglio non ha una organizzazione, ma deriva dalla stessa confluenza
di esponenti e singoli dell'area democratica che si è avuta nel partito
nel momento della rottura tra il vecchio PCI e la nascita del PDS che
si presentava come il nuovo partito laico democratico. L'altra componente
consistente di confluiti nel PDS all'epoca, proveniente dallo sfaldato
PSI, ha una minore capacità di manovra anche perché sottoposta maggiormente
al "peccato d'origine" (il fiancheggiamento del partito craxiano
e corrotto) e, per le caratteristiche specifiche - la figura del leader
craxiana ha avuto effetti sulla psicologia degli ultimi socialisti rendendoli
particolarmente sensibili al bisogno di un leader cui obbedire - più
propensa all'obbedienza e a essere usata nei quadri intermedi di un
esercito che sembra non avere più bisogno di soldati.
All'interno del PDS siracusano, a un certo punto sembra che i democratici
avessero trovato nella figura di Fabio Moschella, un leader capace di
contrapporsi alle capacità di manovra politica di Consiglio. Moschella,
un passato nell'Arci siracusana, aveva come modello non tanto il PDS
dalemiano quanto quello veltroniano. Consiglio riesce a disinnescare
la potenziale mina Moschella - priva del resto di reale forza politica,
non avendo egli personalmente né base elettorale né un insieme organizzato
all'interno del partito. Monaco diventa de facto la figura su cui si
concentrano le speranze dei democratici interni al PDS o immediatamente
limitrofi (cioè "fuori" dal PDS con l'alibi della presenza
di Consiglio e così nei fatti corresponsabili della debolezza della
componente democratica del PDS). Le elezioni regionali rappresentano
il momento più alto di queste speranze. Monaco stesso, all'indomani
delle elezioni regionali, effettua una serie di atti concreti che sembrano
andare in questa direzione:
- procede alla creazione, tramite il finanziamento diretto, di sezioni
del PDS locali nel territorio del siracusano (Lentini, Francofonte,
oltre a Carlentini);
- procede a una serie di incontri con le componenti locali di questi
gruppi.
Nel giro di un anno si consuma il "tentativo Monaco". Nel
momento stesso in cui Monaco rinuncia a candidarsi come sindaco di Carlentini,
perde la sua base elettorale e si riduce a semplice onorevole regionale.
E' nei fatti tagliato fuori dalla lotta politica interna provinciale.
Diventa "l'onorevole" che va in giro per i paesi a propagandare
il PDS, saldamente tornato nelle mani di Nino Consiglio che è l'unico
in grado di porsi come leader interno strutturale del PDS siracusano
e interlocutore rispetto agli "alleati" della coalizione dell'Ulivo,
cosa quest'ultima non secondaria. All'interno di una "coalizione"
eterogenea come quella dell'Ulivo, caratterizzata per lo più da formazioni
sub-partitiche guidate da ex leader di passate vicende politiche, coetanei
di Consiglio.
La debolezza del resto delle formazioni democratiche si caratterizza
oltre nella incapacità a strutturarsi in maniera coerente e organizzata,
nella incapacità di elaborare programmi e metodiche politiche non dico
"vincenti" ma quantomeno che trovino un momento comune o una
identificazione chiara e comune - nella forma di un manifesto o di altro.
I democratici non riescono a portare nelle sezioni il lavoro e le discussioni
dei propri circoli associativi e dei propri salotti. Quando un esponente
singolo di questi circoli arriva al provinciale, trova un muro fatto
di linguaggi e regole completamente diverse, cui egli o si adegua oppure
viene immediatamente escluso, in cui non trova interlocutori.

Il gran rifiuto
Quello di Sergio Monaco, nel novembre 1997 è un "gran rifiuto"
di stampo (ironicamente) celestiniano. Quella che è apparsa la scelta
di un suicidio politico agli occhi di chi vede la politica anche come
fatto militare, di forze (elettorali e in termini di clientele) in campo.
Per i monachiani si è trattato di "errore"; per Monaco la
scelta sembra essere stata dettata dalla necessità, da una parte di
scegliere in termini di tempo uno solo degli impegni per lui possibili
(o quello di sindaco o quello di onorevole regionale) e dall'altra dall'idea
che questa scelta significasse anche dal punto di vista simbolico il
suo essere "per il partito", un atto di dedizione al partito
nel momento in cui accettava "le scelte" della propria sezione
di partito. Per altri - per coloro che hanno visto la lotta politica
interna al PDS in termini manichei -, è stata una scelta opportunistica
o comunque di resa a Consiglio. Nei fatti, quelle sezioni che erano
nate all'indomani delle elezioni regionali, vengono abbandonate e mollate
al loro destino; il caso di Francofonte può essere emblematico. Monaco
viene usato dai locali leader cittadini per le presentazioni ufficiali
o nei periodi elettorali quale "testimonial" riverito e applaudito
ma nei fatti politicamente ininfluente.

La vicenda personale
All'interno del contesto cittadino e provinciale, la vicenda personale
di Silvana Pirruccello. Vi è una vicenda personale politica, e una vicenda
personale familiare propria. Su quest'ultima, basti ricordare le difficoltà
di chi vive l'impegno quotidiano, sottrattivo di gran parte del proprio
tempo e delle energie, all'interno della scuola come insegnante impegnata
nella didattica sperimentale: la passione di chi con i ragazzi si trova
bene, avvia dei percorsi di educazione e di crescita. Studia e continua
a studiare. Le vicende familiari più intime.
Lei ha pagato sulla propria pelle, prima lo scontro politico interno
al PCI - che in Sicilia è stato tra "miglioristi" e "consociativisti",
questi ultimi vincenti riuscendo a ampliare la propria base con l'alleanza
con esponenti del sindacato e della struttura dei funzionari regionali.
Poi, nel momento in cui la vita politica esprimeva la propria ansia
di mutamento con la promozione del "nuovismo", pagando la
sua militanza politica decennale. Per ceto sociale, Silvana Pirruccello
appartiene al ceto degli insegnanti, di derivazione edil-bracciantile;
ciò la porta da una parte a immettere nel proprio fare politica una
carica ideale che manca spesso in personale proveniente da altri ceti
sociali, ma nello stesso tempo con la debolezza di chi non possiede
una propria "forza elettorale". All'interno del PCI Pirruccello
è stata "imposta dal partito" e non dalla base, secondo quegli
atti di preveggenza illuminata che erano propri del partito di Togliatti.
Le sue elezioni al consiglio comunale sono avvenute grazie alla forza
del partito e non a quelle sue personali. Alle elezioni del 1990 si
presenta all'interno del PCI non più appoggiata dal partito ormai egemonizzato
dalla corrente "consociativa" (vedi Documento 1). La sua vicenda
politica è quella di chi ha vissuto intimamente e si è formata all'interno
della struttura del partito e secondo l'influenza della corrente "emiliana",
ma che appartiene per ceto sociale e esprime idee che non fanno più
riferimento né alla classe operaia né a quella contadina o edile; è
una medio-piccola borghesia che ha le idee e i gusti della borghesia,
il linguaggio della borghesia, ma non riesce a formare un blocco sociale
tanto consistente da avere una forza elettorale, spesso non riesce neppure
a esprimere una propria rappresentanza politica - schiacciata tra l'elite
dei professionisti e dai rappresentanti delle forze feudali, e il lumpen-proletariat
che cerca nella politica un impiego per sé e per i propri familiari.
Silvana ha fatto la scelta di mettere al servizio di Monaco, all'indomani
delle elezioni del 1995, le proprie competenze e conoscenze politiche,
soffrendo l'esclusione dall'inserimento in posti di comando o direttivi
- Monaco d'altra parte non ha potuto utilizzare appieno le capacità
direttive di Silvana essendo egli troppo debole all'interno del partito
per imporre sue scelte strutturali (ricordiamo le origini "socialiste"
come motivo di debolezza per chi si muove all'interno del PDS), zavorrato
dall'accusa di "vecchio" che veniva rivolta alla figura politica
di Silvana. Quando Pippo Moncada, per le elezioni regionali, propone
a Silvana la candidatura - ricordiamo che tra Moncada e Silvana esiste
una trentennale amicizia: i contatti tra le persone avvengono anche
tramite questi nessi solidaristici -, Silvana pur essendo costituzionalmente
"migliorista", aver militato tra le forze del "sì"
all'interno del PCI per il cambiamento del nome e dell'anima del partito,
avere introiettato l'idea che in politica occorre vincere e non serve
a niente la "testimonianza", sta per procedere ad accettare
questa candidatura. Monaco senza dire niente ai suoi collaboratori,
accetta la candidatura del PDS e Silvana fa un passo indietro: non può
contrapporsi a Monaco per ragioni di amicizia e di coerenza con il lavoro
politico e sociale fino ad allora svolto, e nello stesso tempo sa che
Monaco a Carlentini sarebbe stato stra-votato.
Nel momento in cui Monaco diventa onorevole regionale, i rapporti tra
lui e Silvana si allentano, anche per motivi di tempo (Monaco è ora
doppiamente impegnato). Nel frattempo l'impossibilità di utilizzo di
Silvana - e del gruppo che aveva un riferimento ne Il Ponte - all'interno
della sezione comporta il permanere della debolezza di Monaco all'interno
della propria sezione. Le decisioni politiche continuano a passare,
nel PDS, all'interno della sezione. Il PDS continua a essere un partito
che distingue la propria rappresentanza politica e amministrativa dalla
struttura organizzativa interna. All'interno della sezione è così possibile
coagularsi di esponenti che mirano a una ascesa politica personale,
anche in contrapposizione a quella di Monaco. E a trovare referenti
politici e collaborazione all'interno della federazione, cosa che non
è possibile per Monaco dopo la sconfitta di Moschella.
Per le elezioni del 1997, Silvana Pirruccello tenta di avviare contatti
perché candidato sindaco del PDS potesse essere qualcuno che garantisse
la continuità politica dell'amministrazione Monaco: di qui il puntare
su un paio degli ex componenti la giunta Monaco. E' un tentativo che
abortisce. Il PDS boccia qualsiasi ipotesi di esponente proveniente
dall'ex giunta. Viene candidato Liuzzo, segretario del PDS e nel segno
anche di una contrapposizione rispetto alle altre forze dell'Ulivo -
che a Carlentini sono piuttosto deboli -, così come avviene a Lentini
con la candidatura di Raiti contrapposta a quella di Bosco (l'anti-Consiglio
storico della provincia di Siracusa). Per Silvana, Liuzzo è "uomo
di" Consiglio o che trova in Consiglio il referente provinciale,
e dunque si tratta di una candidatura da lei avversata. L'avversione
si risolve, data l'impossibilità di trovare soluzione politica - la
sordità degli altri "amici" del gruppo -, nel ritiro nel proprio
privato. All'interno della giunta Liuzzo, è presente Antonella Raudino,
giovane e donna, non implicata nelle lotte partitiche di Carlentini
e con un breve passato nelle lotte degli articolisti, vicina per questioni
culturali all'area di Silvana ma non coordinata: Antonella era stata
convinta a entrare come candidata assessore da una telefonata di Silvana,
quando ancora era aperta la discussione sul nome del candidato sindaco.
Alle elezioni del 1997 si va alla contrapposizione tra il PDS consigliano
e una lista guidata da un ex-socialista attorno a cui cercano di trovare
un coagulo anche ex appartenenti alla giunta Monaco (tra cui il vicesindaco).
Monaco non interviene, di fatto appoggiando il PDS ma senza il coraggio
di un appoggio chiaro e diretto in prima persona. Liuzzo vince per poche
decine di voti di scarto.
All'indomani delle elezioni, la rabbia per lo scacco che sembra mettere
fine a un' "avventura" di 5-6 anni, da parte di Silvana. Il
tentativo di riflettere su questa vicenda - gli appunti, le discussioni
con Sergio Failla - e di ricontattare il gruppo de Il Ponte, che però
di mostra del tutto disinteressato a un ricoinvolgimento. Anche il tentativo
di un coagularsi degli esponenti democratici sconfitti dalle elezioni
(Carveni ecc.) sembra non avere alcun risultato, anche nella mancanza
di un partito di riferimento che possa guidare e fare da collante per
questi sparsi esponenti.

Nota finale
I due Documenti utilizzati all'interno di questo fail sono la trascrizione
di alcuni fogli che Silvana Pirruccello mi ha consegnato, all'inizio
del 1998. Per le vicende relative a "Il Ponte" mi sono basato
su un foglietto contenente date e schemi. In quella occasione Silvana
mi ha a lungo parlato, ricostruendo la sua vicenda politica personale
degli ultimi anni. Compio questo lavoro di trascrizione e compilazione
nel giugno 1998, nella certezza di avere molto colpevolmente dimenticato
di quello che Silvana mi ha detto. Gran parte della ricostruzione d'altra
parte, è una mia interpretazione, che non riflette il modo di pensare
e l'impostazione ideologica di Silvana.
All'interno del nostro racconto abbiamo introdotto un concetto sociologico,
quello di lumpen-proletariat borghese. La necessità di tale ceto (o
non-ceto) sociale ci è servito per cominciare a determinare lo statuto
e le caratteristiche di una categoria di persone che si sono affacciate
alla politica senza avere una connotazione di classe tradizionale, se
non quella piccolo-borghese pervasiva. Una aspirazione a far parte della
piccola-borghesia, cui non corrispondono mezzi economici né autonomia
lavorativa: massa di manodopera della politica che nella politica trova
sistemazione, anche se in misura minore rispetto al passato per la riduzione
del personale politico di cui gli apparati politici abbisognano.
Released: May, 1998

******July,
2000
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