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HEGEL, HOLDERLIN E LA TRAGEDIA GRECA
di Pina La Villa
La filosofia ha evitato di pensare ciò che non ha una soluzione,
mentre i due autori portano il senso del tragico. Entrambi nati nel
1770 conoscono un sodalizio fortissimo fino al 1805.
HOLDERLIN
"La mia generazione non ha avuto bisogno di un dramma interiore
perché aveva avuto un dramma esteriore"(la seconda guerra mondiale)
(Giaime Pintor, traduttore di Rilke). Lo stesso discorso può valere
per Hegel e Holderlin (rivoluzione francese). Non c'è rifugio, non c'è
caverna in cui rifugiarsi per sfuggire al tempo storico e c'è un solo
modo per uscire da un mondo in frantumi (un modo "femminile",anche):
stare di fronte al negativo, stare in faccia alla morte. Platone, nel
mito della caverna, consiglia di non guardare subito il sole, di cui
possiamo avere solo una fuggevole visione, anche se vi arriviamo gradualmente.
Non si può guardare a lungo ma permette di guardare il resto. chi ha
visto viene poi ucciso perché gli altri non vogliono saperne della verità.
Nella poesia di Holderlin vediamo che nella caverna non si può né restare
né ritornare. Non si intuisce, non si conosce la verità anche perché
tutto muta, si vive in un mondo lacerato. "Divenire nella caducità".
In Hegel invece il tragico è limitato al mondo umano ( etica,famiglia...)
La rivalutazione della tragedia in realtà non risale al Cinquecento
(dove al più si provava ammirazione per l'"Edipo Re", ma all'ottocento
, affascinato soprattutto dalle eroine della tragedia greca(Hegel traduce
tre volte l'"Antigone") . Questo perché mentre l'edipo rappresenta
una relazione verticale, di autorità, Antigone rappresenta una relazione
tra eguali. Le donne nella tragedia greca vengono rappresentate come
le più intransigenti.(Electra=priva di letto nuziale,come Antigone del
resto). In Holderlin, che è risalito a Parmenide, ad Empedocle, c'è
qualcosa di più arcaico. La scelta di Empedocle per la sua tragedia
è una scelta politica(Empedocle è considerato da Diogene Laerzio il
fondatore della democrazia ad Agrigento), ma è dovuta soprattutto al
fatto che in Empedocle si contrappongono in maniera drammaturgica due
forze potenti:Amore e Odio,philia e naikos. Holderlin interpreta Empedocle
ponendo la sua epoca sotto il segno di Naikos (delusione per la rivoluzione
francese e Napoleone). Perché la commedia sopravvive alla fine della
democrazia e la tragedia no? Per la risposta occorre chiarire alcuni
aspetti della tragedia greca. Dopo Mileto (morte a Flinico, riferimenti
a fatti contemporanei che avevano suscitato orrore negli spettatori
e fatto temere ai governanti una crisi di sfiducia nei cittadini), la
tragedia si sposta dal piano storico al piano mitico, mentre la commedia
ha continui riferimenti all'attualità. Importanza, in questo passaggio,
dell'indeterminatezza. Mito infatti significa dire e non dire e spoudaios
(sono i protagonisti,intesi sempre come nobili, delle tragedie) significa
uomo o donna che persegue il suo scopo con convinzione, senza deflettere
8non si tratta quindi, come si è sempre detto, di nobili a livello sociologico,
o di uomini inesorabilmente trascinati da un "destino" spesso
indecifrabile- Edipo vuol sapre, vuol conoscere. ) Essi agiscono con
piena coscienza, "vogliono" la loro unilateralità. Non sono
consapevoli del loro destino, ma della loro scelta, che "vogliono".
Per Holderlin l'opposizione fondamentale è quella uomo-natura (mentre
in Hegel sta tutto dentro l'uomo, la socialità). Schelling: uomo= natura
potenziata. Naikos: la legge umana si distrugge e la parola umana diventa
incomprensibile.Ed ecco la risposta, possibile, alla domanda sulla fine
della tragedia: per Cristian Mayer, che ha anche formulato la domanda,
la tragedia insegna ai cittadini a prendere decisioni, perché vengono
abituati a veder assumersi il carico della scelta, della responsabilità
( ecco perché finisce con la fine della democrazia) . Empedocle,nella
tragedia di Holderlin, vuole la democrazia ad Agrigento, ma i cittadini
aspettano sempre dagli altri la loro liberazione: il fascino dell'obbedienza!
I cittadini volevano farlo re e lui, come ultimo tentativo di far capire
il suo messaggio,si scaraventa dentro il cratere del vulcano. Solo nel
dolore si trova il "gioioso ...". Solo quando il conflitto
viene portato all'estremo si capisce ilò senso delle cose. Per supèerare
il naikos occorre decentrare l'orgoglioso io, ci si perde nel mondo
come in un abisso. Negare il primato della coscienza, abbandonare il
centro della coscienza (Holderlin aveva letto Babeuf). Contrasto tra
philia e naikos: poesia: la tragedia non è un genere letterario, vive
nella nostra coscienza. Tiresia da reinterpretare: è reticente, sa e
non parla: sforzo di uscire dal linguaggio oracolare verso la razionalità
e la comunicazione filosofica della verità. Intelligere= legare( quindi
sapere,mettere in relazione) ma anche intus, intravvedere,intuire. Il
Nous ha a che fare con un sistema di segni , di simboli. Plotino, Enneadi
VI. Non abbiamo più un'etica fondante (né religiosa, né politica, né
storica) e una pluralità di etiche. Anche gli automatismi etici (la
tradizione) si stanno logorando col risultato di un'attrazone fatale
verso la deresponsabilizzazione.
HEGEL 31 MAGGIO 1996
L'ammirazione di Hegel per l'opera e la figura di Antigone , che
difende il ghenos, la famiglia, può sembrare contrario allo spirito
evolutivo della dialettica, che vede la famiglia superata dallo Stato.
Si tratta di una contraddizione apparente: iintanto bisogna sempre
disctinguere in Hegel il "per noi" e il "secondo la
cosa stessa", e poi bisogna capire veramente lo spirito della
dialettica, soprattutto nella fenomenologia . Per far ciò ecco un
excursus. Creonte come Robesbierre : entrambi dimenticano gli elementi
della soggettività. L'esigenza di Antigone torna con l'imperativo
morale di kant. E solo nel sapere assoluto le due cose coincidono.
Bisogna però chiarire che in Hegel il sapere assoluto non vuol dire
sapre di tutto e definitivamente. Sapere absolutus , sciolto, è il
sapere più povero, è la contemporaneità della coscienza a se stessa.
(Eè sapere del negativo, della contraddizione?) La figura di Antigone
ritorna nell'ambito della società civile perché lo spirito è lavoro
universale del genere umano. Nella costruzione dello Spirito Creonte
rappresenta la polis, Antigone lo Stato. La polis sorge nel 650 a.C.
come forma militare e politica insieme.La democrazia cioé nasce con
la formazione dell'elemento oplitico che implica il coraggio e il
dominio di sé. La tecnica militare si lega alla democrazia: fratellanza
d'armi - tendono ad affermarsi contro il ghene aristocratico da Da
qui l'esigenza del diritto di voto. Sono tragedie che si svolgono
nelle città ma che dilaniano la famiglia; ma si tratta di un effetto
ottico (la famiglia è un fatto politico, non, come siamo abituati
a credere, un fatto naturale) e la tragedia riflette il problema della
struttura della polis.
PROBLEMA DI "GENERE"
il seme, in una società agricola , è prioritario rispetto alla terra,
L'idea di forma, così importante nella filosofia greca, ha anche un'origine
antropologica . Hegel coglie il momento in cui la polis per poter sopravvivere
deve istituire legami più forti. Antigine (famiglia) e creonte (Stato)
sono figure dell'uno, mentre Ismene, econdo l'interpretazione di Curi
starebbe in mezzo. ma innocente(come Ismene?) è il non operare (innocente
è la pietra). Con Antigone, di cui hegel compie un elogio che Carla
Lonzi avrebbe dovuto leggere, emerge l'ironia del femminino contro l'universale
(cambia il fine dello Stato). "il femminino eleva a valore la forza
della giovinezza" (Fenomenologia dello Spirito). Lezioni berlinesi
di Filosofia della storia: Estetica: In realtà Antigone ha stravinto
e, nel passaggio dall'età antica alla moderna, le potenze etiche sono
scomparse. Il culmine dell'arte è lo Houmor: rappresentazione della
dissoluzione della sostanza eica. Perché l'arte è superiore allo Stato?
Perché c'è un sapere che non è imposizione. Per trovarci bene nel mondo
dobbiamo appropriarci di ciò che gli è estraneo. siamo in un'epoca prosaica
(hegel non ritiena affatto la sua filosofia una conclusione, non giustifica
lo stato di cose esistente, né tantomeno lo apprezza. Per lui il rappresentante
dello spirito è Napoleone, non lo Stato prussiano). Nelle ultime pagine
della Fenomenologia avvertiamo il senso del disfacimento, dello sfaldarsi.
Musica: Rossini: levità per cui tutto si dissolve. Libertà dei cantanti:
trionfo della soggettività. Arte italiana antitragica per eccellenza
e per questo più moderna. Arte italiana come vittoria della spiritualità.
Prosa del mondo da cui si esce con l'ironia. Per noi moderni l'elemento
tragico dell'esistenza è diventato la banalità del quotidiano. Il valore
estetico rischiua di essere defraudato dalla sua inflazione (ogni oggetto
oggi deve essere bello, alla moda). Ma l'arte non è il bello, è vedere
le cose in modo diverso.
Il collegio siciliano di Filosofia sociale e l'Istituto italiano
per gli studi filosofici organizzano dal 23 al 27 Settembre 1996 una
"Scuola estiva"- seminario di Filosofia- con il prof. Antimo
Negri. Per questa "Scuola estiva", sia il Collegio che l?istituto
assegneranno borse di studio (dalle 400.000 alle 600.000 lire) destinate
a giovani laureati, che saranno selezionati sulla base di un curriculum.
Il corso sarà comunque aperto a tutti gli interessati. Fra Novembre
e Marzo saranno inoltre organizzati due seminari (corsi di aggiornamento)
di filosofia tenuti da Salvatore Natoli (Università di Bari) e Roberto
Esposito (Università di Napoli).
RINASCONO A SIRACUSA LA TRAGEDIA E LA FILOSOFIA
La scelta del tema dei seminari di filosofia organizzati anche quest'anno
a Siracusa dal "Collegio siciliano di filosofia sociale",
non poteva eludere il grande evento della rappresentazione al teatro
greco delle " Coefore" di Eschilo e "Medea" di
Euripide. Il titolo del seminario tenutosi dal 27 al 31 Maggio nel
Salone della Parrocchia San Salvatore, era infatti "Nascita della
filosofia, nascita della tragedia". Giuseppe Gembillo, dell'Università
di Messina ha letto la nascita della filosofia in autori come Popper,
Husserl, Schrödinger e Heisenberg, mentre Remo Bodei, dell'Università
di Pisa, ha parlato di "Hegel, Hölderlin e la tragedia greca"
e de "L'interpretazione hegeliana dell'Antigone". Vale la
pena soprattutto riportare, con la guida di Remo Bodei, qualche osservazione
di Hölderlin e di Hegel, ammiratori delle tragedie greche (il primo
ne scrisse una su Empedocle, il secondo tradusse tre volte Antigone)
perché entrambi affascinati dal senso del tragico, del conflitto come
elemento ineliminabile dall'orizzonte storico-esistenziale dell'uomo.
La tragedia non rappresenta, come la commedia, fatti contemporanei:
si rivolge al mito, per la forza dell'indeterminatezza. E quindi i
personaggi non sono individuabili storicamente e a livello sociologico.
Lo 'spoudaios', il protagonista delle tragedie, non è il nobile, ma
l'uomo o la donna che persegue il suo scopo con convinzione, senza
deflettere. Egli non assume su di sé la fatalità, il volere cieco
e imprescrutabile degli Dei, ma il peso delle proprie scelte, della
propria unilateralità voluta. Egli agisce con pienezza di coscienza
(Edipo fa di tutto per sottrarsi a quello che gli è stato detto sul
suo destino, Medea sa di essere stata vittima di una profonda ingiustizia
e si comporta di conseguenza, Antigone e Creonte perseguono fino all'estremo
l'una la difesa della profonda appartenenza al ghene, l'altro la difesa
della polis).
Tutti i personaggi assumono dunque il peso del conflitto, non lo
fuggono né lo negano. Secondo Christian Mayer questo carattere della
tragedia fa sì che il cittadino sia abituato ad assumersi il carico
delle responsabilità, delle scelte. Per questo la tragedia nasce con
la democrazia (ateniese) e muore con essa. Secondo Hölderlin solo
quando il conflitto viene portato all'estremo si capisce il senso
delle cose. Per Hegel il negativo fa parte del lavoro e della vita
dello Spirito, e non va superato nel senso della sua messa a tacere,
ma nel senso della consapevolezza: Antigone ritorna nell' "imperativo
morale" di Kant e , nel mondo in frantumi adombrato da Hegel
alla fine della "Fenomenologia", come ironia del femminino
che scardina la ragion di stato così come irride a tutti gli universali
elevando a "valore la forza della giovinezza".
L'ironia del femminino di Hegel fa il paio col modo "femminile"
di uscire da un mondo in frantumi di Hölderlin, e con la funzione
dell'humour nell'arte contemporanea?
E' un'ipotesi suggestiva. La dissoluzione delle potenze etiche (istituzioni,
famiglia, religione tradizione, filosofia) ci deve portare ad un impossibile
resistenza o all'arte, e specificamente all'unica forma di arte contemporanea,
che è l'humour? L'arte sembra oggi, anche sulla scorta degli autori
presi in esame, l'unica via di scampo. Un sapere che non è imposizione:
per (ri)trovarci bene nel mondo dobbiamo appropriarci di ciò che gli
è estraneo.
Released: 1997

******July,
2000
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